Mio nonno era un uomo di inizio ‘900, attento a riciclare ogni
oggetto che riteneva gli potesse essere utile in futuro, compreso i
chiodi dei mobili abbandonati, comprese le lastre di alluminio
trovate per strada. La sua era quasi una filosofia di vita.
Io ho compiuto un salto generazionale.
Non mi interesso più di chiodi ma quando mi trovo nella condizione
di dovermi privare di qualche oggetto, elettrodomestico ad altro
non più utilizzabile, ho ogni volta una sorta di blocco emotivo.
I miei figli hanno compiuto un ulteriore salto generazionale.
Un elettrodomestico, un programma, una televisione è “ vecchia a
prescindere” trascorsi non più di due anni dal momento
dell’acquisto.
In queste brevi considerazioni ci sono secondo me tre diversi
mondi, l’evolversi della società, i suoi valori.
Mio nonno. Un contadino cresciuto dal lavoro che a tredici anni già
era occupato nei campi. La proprietà a quei tempi era un privilegio.
La povertà una costante. In quel contesto sociale ogni forma di
spreco era vista con terrore. Il riciclo era un arte e il riuso una
forma di sopravvivenza. Cappotti rivoltati, camicie trasformate in
davantini, pantaloni degli adulti trasformati in calzoncini per i
bambini.

La mia generazione, quella dei boomer. Cresciuti in una certa
agiatezza, abbiamo tuttavia conservato – giusto retaggio dei nostri
genitori – il rispetto per le cose. L’auto è stata un lusso raggiunto in
età adulta. La paghetta era, quando era prevista, un qualcosa di
puramente simbolico. I vestiti badavano all’essenziale. Si
acquistavano per la crescita e robusti. Tuttavia già si respirava in
quegli anni quel concetto distorto di “ vecchio” che poi sarebbe esploso nella generazione successiva. Vecchio iniziava ad essere
sinonimo di inutile.
I nostri figli, i figli dei boomer, sono diventati per colpa nostra i
paladini della società dei consumi. La cavalcata della tecnologia
rende obsoleti gli oggetti di casa in pochissimo tempo. I messaggi
sublimali della pubblicità impongono sempre nuove mode. Ed è un
continuo rincorrere computer nuovi. Telefoni di ultima generazione.
Televisioni con schermi fantasmagorici. Auto sempre più sofisticate
con una dotazione di accessori sempre più ricca ed esotica.
Tre mondi diversi e lontani. Tre modi alternativi di concepire e
vivere la vita. Tre diverse prospettive economiche.
Quindi tutto normale e scontato ?
Non proprio. A me pare che il concetto negativo attribuito alla
parola “vecchio”, dapprima retaggio degli oggetti, stia a poco a
poco trasferendosi alle persone.
Noi tutti, nessuno escluso, stiamo perdendo il valore immenso di
questa splendida parola che racchiude in se molti valori importanti.
Saggezza, tradizione , esperienza.
Roberto Pareschi-reporter cooperator contg.news