Con il termine “Risorgimento” si indica solitamente quell’insieme di avvenimenti e azioni che, tra il Congresso di Vienna (1814-15) e la presa di Roma (1870), condusse all’unità d’Italia sotto la dinastia dei Savoia, con un territorio corrispondente allo Stato attuale ad esclusione di Trentino e Friuli.
Dopo il periodo rivoluzionario e napoleonico, l’Italia venne divisa in 5 Stati regionali o macroregionali (più alcuni staterelli): Regno di Sardegna, Lombardo-Veneto, Stato della Chiesa, Granducato di Toscana, Regno delle Due Sicilie. L’Impero asburgico aveva sulla Penisola un forte controllo, poiché dominava il Lombardo-Veneto e aveva vincoli di alleanza e parentela con la Toscana ed il sud: era il vero avversario dell’unità. Una prima fase risorgimentale vide in azione alcune società segrete con intenti rivoluzionari, la Carboneria e la Giovine Italia: i risultati furono tuttavia fallimentari perché tali gruppi non avevano né la forza militare né il seguito popolare sufficienti per lottare contro i sovrani che si intendevano spodestare.
Intorno alla metà del secolo, maturò l’idea che solo i Savoia avrebbero potuto porsi alla guida di un processo unitario. Nel ’48, approfittando di una serie di rivoluzioni che ha messo in difficoltà l’Impero, Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria, supportato sulle prime anche dagli altri Stati italiani: ma l’alleanza si sfalda quando i sovrani alleati capiscono che questa impresa comporta per loro solo rischi, mentre l’Austria si riorganizza e travolge i piemontesi, obbligando Carlo Alberto all’abdicazione. Negli anni seguenti, il nuovo sovrano Vittorio Emanuele II e il suo Primo ministro Cavour capiscono che il Piemonte potrà prevalere solo se troverà alleati forti: nasce così un’intesa segreta con la Francia di Napoleone III, che affiancherà i Savoia nella II Guerra d’indipendenza, con cui viene tolta la Lombardia all’Impero, mentre vari territori dell’Italia centrale chiedono l’annessione. Pochi mesi più tardi, la celebre Impresa dei Mille, guidati da Garibaldi, conquista il Regno del sud: il 17 marzo 1861 nasce così il Regno d’Italia.
Il conflitto noto come III Guerra d’Indipendenza (1866) permette al nuovo Stato la conquista del Veneto, ma solo con il decisivo aiuto della Prussia che sconfigge gli Austriaci. Anche per la presa di Roma saranno fondamentali i prussiani: questa volta sconfiggendo la Francia, che fino ad allora aveva fermato le spedizioni italiane dirette alla Città Eterna. Roma diviene la capitale del Regno, togliendo il titolo a Firenze che lo era stata per cinque anni, con grande sdegno dei torinesi.

Tutto bene quel che finisce bene? Sì e no! Perché se l’unità politica di tutto il Paese, o quasi, era cosa fatta dopo secoli di divisione, lo stesso non si poté dire dell’unità culturale e sociale. Il Regno nasce e cresce in mezzo a tensioni e conflitti irrisolti, che porteranno tragedie come la repressione del banditismo nel Meridione o il soffocamento delle proteste operaie di fine secolo, e lasceranno spaccature profonde, incomprensioni e diffidenze tra regioni, classi sociali e gruppi politici che il fascismo aggraverà ancora e che nemmeno decenni di comune storia repubblicana sono riusciti a cancellare del tutto.
Giulio Pavignano- contg.news