#sport. Il Ritratto Sportivo di Stefano Villa nostro reporter presenta ALVARO RECOBA, UN POETA DEL FOOTBAL URUGUAGIO

El Chino ha sempre unito classe sopraffina e sregolatezza continua. Eppure il suo sinistro lo ricordiamo tutti molto bene.

“Recoba è sempre rimasto un sogno: lo mettevi in campo e sapevi che poteva farti in ogni momento la cosa più bella che avevi mai visto” con queste parole Massimo Moratti spiega meglio di tutte le immagini chi è stato Alvaro Recoba.
Proprio l’ex presidente nerazzurro è stato il massimo estimatore di questo talento uruguagio, tanto fantasioso quanto intermittente, pigro e talentuoso allo stesso momento.

In Nazionale fin dal suo esordio lascia il segno. Debutta in una sfida contro la Spagna e si distingue per un sombrero a Fernando Hierro.
Con la Celeste trova la via del gol in 11 occasioni, ma non riesce a conquistare nessun trofeo, un peccato mortale.

Per Moratti e tanti tifosi interisti quello con Recoba è stato amore a prima vista: stagione 1997/98, prima di campionato.
A San Siro arriva il Brescia nel giorno del debutto italiano di Ronaldo. Tuttavia Il Fenomeno non riesce a ingranare e le rondinelle, a sorpresa, passano in vantaggio con la rete di Dario Hübner.
Serve la scossa e Simoni dalla panchina pesca questo ragazzo arrivato dall’Uruguay con la faccia di chi vuole dimostrare tutto il suo talento.
In dieci minuti Recoba realizza due gol uno più difficile dell’altro ribaltando il risultato, due sassate mancine che non lasciano scampo a Roccati. A San Siro è nata una stella.

Dopo quel debutto straordinario sono più dolori che gioie per il Chino nella sua prima annata italiana.
In nerazzurro non trova lo spazio desiderato e nel gennaio 1999 Recoba si trasferisce in prestito al Venezia per dare il suo contributo alla lotta salvezza dei lagunari. Sei mesi agli ordini di Novellino nei quali trova continuità di rendimento (11 reti in 19 partite) e riesce nell’impresa di salvare i neri veneti.

Ma è tempo di tornare a Milano per conquistare l’Inter. Il suo talento ammalia, ma le domeniche dove si esprime al meglio sono sempre troppo poche per poter prendersi San Siro.
Moratti gli rinnova sistematicamente il contratto tanti è l’amore tecnico che prova per questo ragazzo di Montevideo che però diventa un rebus tattico per i vari allenatori che si siedono sulla panchina nerazzurra.
Solo Roberto Mancini, anche se a corrente alternata, riesce a sfruttare le sue qualità tecniche e quel sinistro vellutato che solletica la fantasia degli amanti del calcio di tutto il mondo.

Rimane nell’immaginario collettivo quel sinistro che si infila in rete al 95′ della sfida contro la Sampdoria del 9 gennaio 2005 che consente all’Inter di completare una rimonta storica da 0-2 a 3-2 nei soli minuti di recupero. Una gara pazza per la squadra che Pazza lo è per antonomasia.

Dopo aver conquistato due Scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane Recoba lascia l’Inter, ma non il nostro paese: su di lui punta il Torino.
In granata gioca poche gare e segna ancor meno e a fine stagione arriva l’addio. Un anno e mezzo incolore al Panionos in grecia prima di tornare a casa, al Danubio prima e al Nacional poi, le due squadre che l’hanno lanciato.

Cinque stagioni in tutto dove vince due campionati ed espone gli ultimi ritratti del suo calcio pittorico.
Nel 2015 a 39 anni il Chino dice basta, da campione diventa una leggenda in Uruguay, uno degli ultimi esponenti di un calcio che non c’è più dove la fantasia e l’immaginazione erano al potere.

E pazienza se probabilmente stiamo parlando di una promessa incompiuta, Alvaro Recoba resta un poeta del calcio uruguagio che ha fatto della bellezza la sua eredità footballistica.

Stefano Villa-contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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