Le dimissioni di Benedetto XVI: un gesto dirompente

Colui che fece per viltade il gran rifiuto” (Inferno III, 60): è opinione della maggior parte dei commentatori che con questo verso Dante si riferisca a Celestino V, l’unico papa nella storia della Chiesa dimessosi dall’incarico. Pietro del Morrone, eremita abruzzese in fama di santità, fu eletto pontefice nel 1294 in un contesto di grande difficoltà per la Chiesa, con un Conclave paralizzato da logiche tutte politiche: dopo pochi mesi tuttavia rinunciò, rendendosi conto di essere del tutto inadatto al ruolo. Anche se nei periodi più travagliati della storia papale ci sono forse stati altri casi di rinuncia dopo l’elezione, o di dimissioni date per risolvere contrasti e perfino scismi, il caso di Celestino è il solo in cui si scorge il chiaro abbandono del ministero per scelta personale (anche Pio XII, a quanto pare, scrisse che se fosse stato catturato dai nazisti avrebbe dovuto esser considerato dimissionario, ma con tutta evidenza si tratta di una situazione completamente diversa!).

Non voglio qui parlare dei dibattiti giuridici che allora e in seguito sorsero sulla legittimità canonica del gesto, né tantomeno giudicarne l’opportunità. Intendo piuttosto analizzare l’unica altra vera rinuncia compiuta in seguito, cioè appunto quella di Benedetto XVI, il cui eco nel mondo per forza di cose è stata enormemente maggiore rispetto all’altra.

“Sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”: con queste parole, pronunciate in latino l’11 febbraio 2013 durante un concistoro, Benedetto comunicò al mondo il suo “passo indietro”. Dopo l’enorme stupore planetario suscitato dall’annuncio, iniziarono ovviamente le letture dietrologiche per capire cosa davvero ci fosse all’origine della scelta: ma il tempo trascorso da quel giorno, e i fatti successi da allora, rendono giustizia alla frase del pontefice, lasciando capire che all’origine non vi fossero affatto segreti inconfessabili. La necessità di una profonda riforma della Curia romana, lo scandalo della pedofilia che si allargava sempre più, le rivelazioni di intrallazzi e affari poco limpidi (come il celebre caso Watileaks): problemi enormi e situazioni scabrose che per un uomo di 86 anni erano diventate un fardello troppo pesante, di fronte al quale ha ritenuto saggio cedere il posto a qualcuno in grado di affrontare queste sfide con un piglio più risoluto.

La decisione, oltre a incidere profondamente sull’idea secolare del papato come incarico a vita (in un’epoca come quella odierna, altri suoi successori potrebbero imitarlo?), ha determinato la situazione assolutamente inedita della convivenza di un papa e di un ex papa (definito, sul modello del titolo vescovile, “Papa emerito”). Benché i rapporti tra i due siano stati nel complesso assai positivi, era un quadro perfetto per il gossip a tutti i livelli: e i media non si sono sottratti, tratteggiando la contrapposizione tra un Ratzinger campione dei conservatori contro il “progressista” Bergoglio. Una raffigurazione certo amplificata, che certi ambienti e correnti ecclesiali hanno tuttavia presentata come vera… ma anche una situazione a cui la Chiesa del futuro dovrà forse abituarsi.

Giulio Pavignano-contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: