Non è possibile, con tutta la buona volontà, tracciare in un articoletto il profilo di un pontificato di 27 anni che ha segnato profondamente il mondo del nostro tempo. Per cui invochiamo la pazienza dei lettori e “raddoppiamo”, proponendo una breve biografia in questo numero e lasciando al prossimo un sintetico esame dei grandi temi di questo papato (ma in questo raddoppio può darsi che giochi anche la mia predilezione per lui…).
Karol Wojtyla nasce nel 1920 a Wadowice, un paesino di quattromila abitanti a trenta km da Cracovia, nella parte meridionale della Polonia. La patria è ancora in guerra con la Russia per l’indipendenza, che verrà raggiunta l’anno seguente. Gli anni dell’infanzia, nonostante la prematura morte della madre (’29), sono abbastanza sereni: Karol va molto bene a scuola, dimostra interesse per la lettura e il teatro, gioca a calcio come portiere. Concluso il liceo, nel ’38 si traferisce con il padre a Cracovia e si iscrive alla facoltà di filologia e letteratura polacca, manifestando una passione e una predisposizione per le lingue che non verrà mai meno (per studio o necessità pastorali, arriverà a padroneggiarne una decina). Ma presto arriva la guerra: Karol interrompe gli studi, lavora come operaio e cavapietre per non esser mandato al fronte. E proprio in qual duro contesto matura la sua vocazione: nel ’42 entra nel seminario clandestino e nel ’46 è ordinato prete. Il vescovo lo invia a Roma per studiare teologia: si laurea nel ’48, a pieni voti, e conosce da vicino alcune interessanti realtà come quella dei preti operai. Rientrato in patria, inizia la sua missione pastorale come parroco; nel ’58 viene nominato vescovo ausiliario di Cracovia, diocesi di cui assumerà la guida nel ’64 (tre anni dopo sarà creato cardinale). Partecipa ai lavori del Vaticano II, facendosi apprezzare per la profondità degli interventi; come arcivescovo prende parte a molti eventi internazionali ed assume anche posizioni coraggiose, pubblicando libri proibiti dal regime comunista (che già da allora lo sorveglia con sospetto).
Al Conclave che segue l’improvvisa morte di papa Luciani, viene eletto al quarto scrutinio (qualche voto l’aveva già preso un mese prima). Inizia così il suo lunghissimo pontificato- secondo soltanto a quello di Pio IX-, il primo che vede un papa non italiano dopo 455 anni, dai tempi di Adriano VI. Un regno quasi trentennale che avrebbe potuto interrompersi ben prima, se l’attentato del 13 maggio ’81 fosse riuscito: un crimine su cui non è mai stata fatta piena luce, anche se è acclarato il coinvolgimento di qualche servizio segreto del blocco comunista. Se non è stato “il papa che ha sconfitto il comunismo”, definizione riduttiva e tutta politica di un pontificato di ben più vasto respiro pastorale, è certo stato un papa che ha vissuto da protagonista eventi decisivi nella storia dell’ultimo Novecento: dalla crisi del comunismo alla caduta del Muro, dalla guerra in Iraq alla tragedia dell’ex Jugoslavia, dalla teologia della Liberazione ai drammi e ai genocidi del post colonialismo africano.
Giulio Pavignano-contg.news
