La scomparsa di Edson Arantes do Nascimento lascia un vuoto incolmabile nella vita degli amanti del calcio mondiale. Ecco la storia di “O’Rey”.
Siamo sempre li: meglio Pelé o Maradona?
Per gli appassionati di calcio di tutto il mondo e di ogni età il quesito è sempre quello, una domanda che non avrà mai una risposta definitiva.
Edson Arantes do Nascimento nasce a Três Corações, nello stato del Minas Gerais, il 23 ottobre 1940 e fin da bambino dimostra un’abilità calcistica fuori dalla norma.
Geni ereditati dal padre Dondinho, centravanti con le maglie di Vasco da Gama e Bauru prima di un brutto infortunio al ginocchio che lo costrinse al ritiro.
E la carriera del piccolo Edson inizia proprio nelle giovanili del Bauru, quattro anni prima di passare al Santos: sarà la squadra della sua vita.
In 17 anni in bianconero vince 10 campionati Paulisti e batte ogni sorta di record di gol con giocate iconiche rimaste nell’immaginario collettivo.
In molti hanno criticato la sua scelta di non provare il calcio europeo, e pensare che nell’estate del 1958 il suo approdo in Italia sembrava fatto.
Il presidente dell’Inter Angelo Moratti fa al giocatore la classica offerta irrinunciabile, ma appena la notizia si sparge in Brasile arriva una vera e propria rivolta popolare. Pelé è un patrimonio del Brasile intero, non va da nessuna parte per il dispiacere del proprietario nerazzurro.
Pelé però raggiunge la gloria assoluta con la maglia del Brasile che guida alla conquista di tre Mondiali.
Il successo del 1970 è probabilmente il più celebre e quello in cui il suo talento ha brillato maggiormente. Quella nazionale verdeoro è probabilmente la più forte di sempre e Pelé è la stella che brilla in una formazione di assoluti fuoriclasse che conclude il proprio cammino con un rotondo 4-1 nei confronti dell’Italia.
Dopo il Santos Pelé passa nel 1975 ai New York Cosmos. È lui il giocatore designato per far crescere la fama della neonata NASL (North American Soccer League).
Oltre al fuoriclasse brasiliano arrivano si Cosmos Beckenbauer, Chinaglia e Carlos Alberto, giocatori conosciuti in tutto il mondo giunti negli States con l’obiettivo di aumentare la caratura tecnica e la fama della squadra.
Un triennio negli USA prima di annunciare il definitivo ritiro con una gara tra Santos e Cosmos dove gioca un tempo per parte. Ora è davvero finita.
Dopo il calcio giocato Pelé recita nel film Fuga per la Vittoria insieme ad altri calciatori e a Sylvester Stallone.
Una pellicola rimasta nella storia del cinema per la scena in cui il brasiliano realizza una splendida rovesciata che riuscì al primo colpo ma venne ripetuta varie volte per cambiare inquadratura, eseguita sempre in maniera perfetta.
Carriera politica, impegno per il sociale e tante altre attività benefiche segnano la seconda parte della vita di “O’Rey” che continua a essere una stella che brilla di luce propria fino ai giorni nostri.
Nelle ultime settimane le sue condizioni di salute erano peggiorate drasticamente, arrivando a non rispondere più alla chemioterapia resa necessaria dopo l’asportazione di un tumore all’intestino.
Quel meccanismo perfetto che è sempre stato il suo corpo, costruito per giocare a pallone, da tempo lo aveva messo in allarme fino al triste epilogo di queste ore.
Parlare di statistiche appare addirittura riduttivo, quasi offensivo per quello che è stato il primo grande fenomeno globale della storia del calcio.
Ancora oggi i bambini di tutto il mondo alla pronuncia di quelle quattro lettere conoscono la storia di un calciatore che ha smesso di indossare le scarpette quasi cinquant’anni fa.
E se non sei Pelé o Diego Armando Maradona tutto ciò non è possibile.
Ora i due talenti calcistici più splendenti del ventesimo secolo potranno tornare a palleggiare insieme nel regno dei cieli.
Magari riusciranno a trovare la risposta definitiva alla domanda che tutti noi ci facciamo.
Stefano Villa
