L’opinione sportiva di Stefano Villa: NON BRUCIAMO IL TALENTO DI PAFUNDI & CO

Il Ct Roberto Mancini ha convocato per per le due amichevoli contro Albania e Austria il giovanissimo Simone Pafundi, solo l’ultimo di una serie di talenti in erba da preservare per provare a tornare ai vertici del calcio mondiale. 

Il Mondiale di Qatar 2022 è iniziato da pochi giorni. Tante le squadre da seguire con interesse per cercare di lenire il dolore di non vedere la nostra Nazionale ai nastri di partenza.

Nei giorni scorsi sono andate in scena due amichevoli che hanno visto protagonista la nostra Nazionale e passate un po’ sottotraccia perché arrivate in contemporanea con l’evento più importante del calcio mondiale. 

Roberto Mancini ha dato spazio ad alcuni giovani che possono rappresentare risorse importanti in vista delle prossime competizioni dove si spera l’Italia tornerà a essere protagonisti, anche se la strada è lunga e ricca di lavoro da fare al meglio come dimostrano gli ultimi risultati.

Tra questi ha destato molta curiosità la convocazione di Simone Pafundi, trequartista classe 2006 che ha da pochi mesi debuttato in Serie A con la maglia dell’Udinese. 

Un trequartista mancino con dribbling e capacità realizzative notevoli (quattro gol in cinque partite con l’Under 17), contro l’Albania Pafundi è diventato il primo giocatore nato nel 2006 ad indossare l’Azzurro dei grandi.

Il Mancio ha speso parole importanti per lui: “L’ho convocato perché lo seguiamo da anni, lo abbiamo avuto già con noi per uno stage e ci ha dato buone sensazioni. Queste sono partite da giocare per vedere e valutare giocatori per il futuro e pensiamo che lui possa essere un grande giocatore. Per Pafundi è un po’ come per Zaniolo: quando era venuto da noi la prima volta non lo conosceva nessuno e nel giro di tre mesi era diventato un giocatore fatto”.

L’augurio per Pafundi è quello di ripercorrere il cammino di Zaniolo, Chiesa e Tonali, giovani che hanno fatto tutti gli step di crescita nei tempi giusti diventando pedine fondamentali per la Nazionale e per i rispettivi club.

Insieme a Miretti, Gatti, Dimarco, Scalvini, Fagioli e Gnonto, può rappresentare il futuro italiano, ma non bisogna caricarlo di eccessive pressioni. 

I paragoni che si iniziano a fare non solo sono prematuri, ma anche controproducenti per un ragazzo certamente di qualità, ma ancora giovanissimo. 

Ricordiamoci che aveva solo tre mesi e mezzo quando Fabio Cannavaro alzava al cielo di Berlino la quarta Coppa del Mondo, ma con i giusti passi può essere uno dei giocatori che ci riporta a disputare la competizione più bella del mondo e che ci manca maledettamente. 

Stefano Villa 

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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