La recente Quinta Incoronazione ad Oropa ha ricordato l’importanza che per i biellesi ha la venerazione per la Madonna Nera, ma anche il grande rilievo che i santuari assumono all’interno della religiosità cristiana. Che cosa sono i santuari? Sono luoghi di culto, sorti in epoche diverse, la cui origine si spiega in genere con l’una o l’altra delle seguenti motivazioni: o per il ritrovamento e il possesso di reliquie importanti e immagini venerate dai fedeli (come Santiago, che ospita le reliquie dell’apostolo Giacomo, o appunto Oropa, con la sua statua mariana); oppure perché nel sito si sono verificati avvenimenti miracolosi e/o apparizioni, soprattutto mariane (come Lourdes, o Fatima, o Banneaux). Sono dunque luoghi differenti rispetto alle chiese sorte per il normale servizio liturgico o pastorale, come le parrocchie: a differenza di queste ultime, infatti, non di rado sorgono fuori dai centri abitati, e perfino in zone di non facile accesso (pensiamo alla stessa Oropa nei secoli passati, ma anche a tanti altri santuari di montagna e non solo). Tali difficoltà non hanno mai scoraggiato i fedeli: quasi tutti i santuari sono stati e sono tutt’ora frequentate mete di pellegrinaggio, per cui in molti di essi lungo i secoli sono sorti ospizi e altre strutture ricettive per i devoti che vi giungono. E se è vero che in molti casi ormai l’arrivo in auto o con autobus di gruppo non è più un problema, molti scelgono ancora il percorso a piedi, magari in compimento di un voto fatto, o per pura e semplice devozione.

Il Biellese è terra di santuari: oltre ai tre maggiori, che tutti più o meno conosciamo (Oropa, Graglia, san Giovanni), ve ne sono tanti altri piccoli e meno noti, le cui storie testimoniano la forte religiosità delle nostre genti, che li hanno edificati con offerte strappate al magro bilancio familiare o con ore di duro lavoro volontario. Dalla Madonnina di Sala alla Brughiera di Trivero, dal Mazzucco di Camandona a san Clemente di Occhieppo Inferiore, dalla Novareia di Portula alla Madonna del Boscazzo di Sandigliano, il nostro territorio è costellato di questi silenziosi custodi della fede e delle tradizioni.
La critica razionalista ha sovente preso di mira i santuari e le pratiche devote che vi si celebrano, accusandole di utilitarismo (la preghiera come mera invocazione di aiuto soprannaturale) o di vera e propria deriva superstiziosa. Si tratta di una visione che, pur evidenziando un rischio reale, non tiene in conto che la preghiera è essenza di ogni rapporto religioso, e che non per forza la richiesta di un sostegno divino si identifica con un’ingenua credulità: il santuario ci ricorda piuttosto che la fede cristiana non è un’astratta teoria ma si radica nella storia degli individui e dei popoli, proprio come Cristo ha scelto di compromettersi con le vicende dell’umanità.

La recente Quinta Incoronazione ad Oropa ha ricordato l’importanza che per i biellesi ha la venerazione per la Madonna Nera, ma anche il grande rilievo che i santuari assumono all’interno della religiosità cristiana. Che cosa sono i santuari? Sono luoghi di culto, sorti in epoche diverse, la cui origine si spiega in genere con l’una o l’altra delle seguenti motivazioni: o per il ritrovamento e il possesso di reliquie importanti e immagini venerate dai fedeli (come Santiago, che ospita le reliquie dell’apostolo Giacomo, o appunto Oropa, con la sua statua mariana); oppure perché nel sito si sono verificati avvenimenti miracolosi e/o apparizioni, soprattutto mariane (come Lourdes, o Fatima, o Banneaux). Sono dunque luoghi differenti rispetto alle chiese sorte per il normale servizio liturgico o pastorale, come le parrocchie: a differenza di queste ultime, infatti, non di rado sorgono fuori dai centri abitati, e perfino in zone di non facile accesso (pensiamo alla stessa Oropa nei secoli passati, ma anche a tanti altri santuari di montagna e non solo). Tali difficoltà non hanno mai scoraggiato i fedeli: quasi tutti i santuari sono stati e sono tutt’ora frequentate mete di pellegrinaggio, per cui in molti di essi lungo i secoli sono sorti ospizi e altre strutture ricettive per i devoti che vi giungono. E se è vero che in molti casi ormai l’arrivo in auto o con autobus di gruppo non è più un problema, molti scelgono ancora il percorso a piedi, magari in compimento di un voto fatto, o per pura e semplice devozione.

Il Biellese è terra di santuari: oltre ai tre maggiori, che tutti più o meno conosciamo (Oropa, Graglia, san Giovanni), ve ne sono tanti altri piccoli e meno noti, le cui storie testimoniano la forte religiosità delle nostre genti, che li hanno edificati con offerte strappate al magro bilancio familiare o con ore di duro lavoro volontario. Dalla Madonnina di Sala alla Brughiera di Trivero, dal Mazzucco di Camandona a san Clemente di Occhieppo Inferiore, dalla Novareia di Portula alla Madonna del Boscazzo di Sandigliano, il nostro territorio è costellato di questi silenziosi custodi della fede e delle tradizioni.

La critica razionalista ha sovente preso di mira i santuari e le pratiche devote che vi si celebrano, accusandole di utilitarismo (la preghiera come mera invocazione di aiuto soprannaturale) o di vera e propria deriva superstiziosa. Si tratta di una visione che, pur evidenziando un rischio reale, non tiene in conto che la preghiera è essenza di ogni rapporto religioso, e che non per forza la richiesta di un sostegno divino si identifica con un’ingenua credulità: il santuario ci ricorda piuttosto che la fede cristiana non è un’astratta teoria ma si radica nella storia degli individui e dei popoli, proprio come Cristo ha scelto di compromettersi con le vicende dell’umanità.
