“Barcellona due mesi; Valencia una settimana; Almeria sei mesi; San Josè due anni.
E poi via, nuovamente in marcia ma dall’altra parte dell’Oceano.
Venezuela, Colombia, Perù e Cile.
Italia? Non adesso.

Se si ha la fortuna di poter viaggiare senza limiti di tempo, si viene a contatto con una realtà che si immaginava andata perduta.
Mai avrei pensato di trovarmi di fronte tanti ragazzi, ma soprattutto adulti, i quali, non riuscendo più a trovare un filo rosso , un senso, in questa frenetica società, hanno deciso di partire, di viaggiare alla ricerca di sensazioni, “vibrazioni”, emozioni…
Uniche nel loro essere
Unite nel proprio cuore
Unibili nel cuore altrui”.

Pressappoco furono queste parole a rimanere impresse in me dopo aver trascorso, qualche ora lieta, a colloquiare gentilmente con un ragazzo italiano in un caffè sulla costa oceanica portoghese.
Tornato in Italia, decisi di prendere informazioni su come varia il turismo negli ultimi anni, ma, a mia sorpresa non trovai nulla di eclatante.
Preso un po’ dallo sconforto per non aver trovato nessuna notizia utile, un po’ dalla nostalgia, decisi di partire nuovamente.
Ed è ovvio che nessuna conoscenza era giunta in mio possesso, chi viaggia con il cuore non dice mai parto per due settimane, non dice mai vado in un villaggio turistico, non si affida mai ad agenzie.

Chi viaggia con il cuore parte per un bisogno suo personale.
Viaggia per andare a conoscere la gente di un qualsiasi luogo, la gente di cuore viaggia prima di tutto dentro di sé.
A volte poi, si avventura in tragitti senza l’uso di cartine geografiche, usa qualunque mezzo di trasporto, per lo più le sue gambe e difficilmente si ferma con la convinzione di aver trovato un posto nel quale “piantare radici”.

Sono viaggiatori, passeggeri del Mondo, curiosi di gente, sono persone che amano conoscere, che amano vivere.

Rinnegano la perdita di coscienza che si assume abitando nel quotidiano grigiore urbanistico, si negano a un sistema prefissato, predatato, dove tutto e tutti sono liberi di non vivere.
Ho trovato più amore, provato più amore nel mio piccolo, corto viaggio, che un mese nella mia città.
Probabilmente per il saperti straniero o forse perché ti senti talmente scosso nell’affrontare il tuo viaggio personale che ogni situazione che ti circonda la vivi amplificata, quasi ridondante.
Mah!
Il mistero di non saperti porre risposte è paragonabile al mistero che ti stuzzica quando arrivi a una nuova destinazione domandandoti che cos’hai lasciato.

E’ un continuo navigare dentro se stessi e fuori dal Mondo.
Si è soli. Ma non per questo si disdegna la compagnia.
Quando decidi di tornare poi, è perché senti la necessità di doverti fermare un po’ per insegnare ciò che hai appreso, verificare la tua “tenuta” alla nostalgia, al desiderio di conoscenza e per far riposare il cuore per un po’.

E poi? E poi… Inizi a sentire un formicolio, un fremito d’eccitazione, un segnale di qualcosa che manca.
Il cuore inizia a farsi nervoso, la mente inizia a farsi ansiosa, tu sei agitato, non riesci più a star fermo.
Senti la vita che chiama e vai.
Vai ad assaporare i venti dei mari e tutto ciò che voi lettori potete immaginarvi osservando il notturno cielo da una piccola imbarcazione dispersa nell’Oceano Pacifico in cerca di vita, in cerca d’amore.
Ciao
Cecco-Francesco Pincin