#sport.Ritratti Sportivi di Stefano Villa: LA (BREVE) STORIA DELLA LEYTON HOUSE

Una scuderia durata solamente pochi anni, ma che racchiude vicende incredibili. Ecco l’incredibile storia della Leyton House.

Per iniziare il nostro viaggio all’interno della breve storia della piccola Leyton House dobbiamo fare un passo indietro e tornare alla March, scuderia con oltre vent’anni di esperienza in Formula Uno. Dalle ceneri di questo team nasce la Leyton House March, finanziata dal magnate nipponico Akira Akagi che alla fine degli anni ’80 decise di puntare sul nostro Ivan Capelli e sul brasiliano Mauricio Gugelmin.

Si potrebbe parlare di chi scende in pista, ma il vero fuoriclasse del team celeste (per esigenze di sponsor) siede dietro la scrivania: l’ingegnere Adrian Newey, oggi uno dei più apprezzati ideatori di vetture.
L’inglese è alla prima esperienza e fin da subito le sue intuizioni si rivelano vincenti e innovative.

La March 881 progettata da Newey per la stagione 1988 non rispetta i canoni classici delle monoposto dell’epoca. Piccola e con un motore Judd V8, la vettura è dotata di un abitacolo stretto che contiene appena il pilota e sobbalza nei circuiti cittadini, ma va molto bene nelle piste con l’asfalto perfetto. Telaio perfetto, ma l’auto pecca di affidabilità.
La prima stagione della Leyton House porta qualche piazzamento di Capelli e Gugelmin, con l’exploit del secondo posto di Capelli all’Estoril dietro a Prost.

Nel campionato successivo Newey progettò la Leyton House March CG891 chiamata così in onore di Cesare Gariboldi, manager di Capelli prematuramente scomparso.
Una macchina ancora più particolare della precedente con modifiche che rendono ancor più angusto l’abitacolo. I risultati, tuttavia, furono disastrosi.
Solo 4 punti, conquistati alla prima gara con la vettura dell’anno precedente, e un numero imprecisato di problemi di affidabilità che resero quel progetto avveniristico un flop totale.

La terza stagione in Formula Uno si apre con un grosso cambiamento. Akira Akagi acquista la totalità della scuderia che prende il nome di Leyton House F1 Racing Team.
È ancora Newey a progettare la vettura che, a differenza dell’anno precedente, ottiene risultati migliori come il secondo posto di Capelli al Paul Ricard.
L’evoluzione tecnica portata nel paddock da Newey non passa inosservata e Frank Williams lo porta nel suo team nel 1991.

Entriamo nella fase finale della storia della Leyton House.
La monoposto 1991 viene progettata dalla coppia Brunner-Murphy che aggiunsero un motore più potente rispetto al passato, ma con problemi strutturali notevoli.
L’età d’oro era ormai alle spalle e nel settembre 1991 arriva la svolta in negativo: la Fuji Bank ha un crollo dovuto a operazioni finanziarie poco chiare e tra i principali protagonisti di questa triste vicenda troviamo proprio Akagi che viene arrestato.

La scuderia risente ovviamente della situazione economica negativa con il patron che vende tutte le sue quote a Ken Marrable, già socio del team. E qui inizia la slavina.
Piloti cambiati con una frequenza impressionante (Capelli va alla Ferrari, anche Gugelmin lascia il team) e tra i vari sostituiti troviamo Paul Belmondo, figlio dell’attore Jean-Claude.

Il 1992 è l’ultima stagione della Leyton House in F1, conclusa con gravi problemi economici che costrinsero il team a chiudere l’attività.
Si chiude qui l’avventura di un piccolo team che sul finire degli anni ’80 ha vissuto un grande sogno, rimasto in buona parte solo sulla carta.

Stefano Villa-reporter cooperator

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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