Oggi vorrei tessere una convinta lode alla lentezza della vita e del
pensiero. A quell’essere “ slow” per convinzione e per etica con il
quale sono diventato uomo e attraverso il quale ho modellato gran
parte della mia esistenza.
Adoro la sensazione di fare qualcosa un poco alla volta,
comprendendone i risvolti, cercando di cogliere le sfumature,
catturando il senso dell’agire. Qualsiasi cosa. Dal lavoro manuale
alla propria vita. Con la consapevolezza che la pazienza, la calma e
la lentezza del fare può aiutare a tutelare la qualità delle cose e a
preservare il senso della vita e delle persone.
Per me l’essere “ slow” è un pensiero. Una filosofia di vita. Un modo
per sentirmi appagato.
Ho tanti esempi. Tra tutti l’incedere lento del nonno contadino in
mezzo alla natura, il suo passo capace di cogliere ogni respiro delle
terra e di assaporare ogni attimo di vita. Ricordo i suoi sguardi
infiniti all’orizzonte e alla sua terra che mi mettevano in imbarazzo.
Mi chiedevo a cosa pensasse in quei momenti. Ora lo so
perfettamente.

Ma quello che ho descritto è un mondo che non c’è più ed io sono
un dinosauro in via di estinzione che si aggira tra uomini e cose
senza capirci nulla.
Oggi è invece il momento della velocità. Quella velocità di vivere
che peraltro i futuristi di inizio ‘900 già sognavano e che ora a
distanza di un secolo è divenuta la regola.
Il mondo odierno è “Fast” e la velocità è la sua religione.
Ma essere veloci presenta spesso degli inconvenienti. Significa
pensare poco, correre molto e badare alla forma piuttosto che alla
sostanza.
Roberto Pareschi-contg.news