Senza fissarci sul solito stereotipo del famigerato Carosello ( trionfo
di ingenua esaltazione dei consumi) e della “nanna” dei più giovani
dopo l’ultima pubblicità, mi piacerebbe riuscire a fare una modesta
riflessione sulla qualità dei messaggi televisivi.
Per qualità intendo qualità del contesto e qualità dei contenuti.
Sulle caratteristiche tipicizzanti del contesto lavorativo in cui
operatori televisivi, conduttori, attori, autori e tecnici dell’altro secolo
si dovevano muovere , ovviamente non c’è storia.
I miei tempi “televisivi” erano i tempi della improvvisazione in tutti i
campi e dei mezzi tecnici scarsi e talvolta inadeguati.
Al contrario oggigiorno il mondo della televisione è un mondo molto
organizzato, dove tecnologia e strutture futuristiche la fanno da
padrone e dove dunque non c’è alcun spazio per l’improvvisazione.
Ma è sui contenuti che si dovrebbe iniziare a ragionare.
Come ho detto i contesti televisivi dei miei tempi erano spesso
molto approssimativi. Necessariamente approssimativi. La diretta
era davvero diretta ( con tutti i problemi del caso). Le sceneggiature
spesso indulgevano ad un romanticismo sdolcinato e certamente
non esistevano gli effetti speciali. In questa situazione complicata
finivano per emergere ed anzi essere le sole realtà apprezzate le
reali capacità di chi si trovava a gestire dirette improvvisate e recite
in condizioni precarie.
Insomma, contava essere attori , conduttori e registi capaci di
cavalcare queste intemperie. Magari con poca professionalità ma
senz’altro con la capacità di mantenere salda e dritta la rotta.
Oggi attori e conduttori , per usare una espressione popolare, “ non
hanno un capello fuori posto”. Guardando qualsiasi trasmissione si ha la sensazione che tutto sia previsto e programmato. Manca del
tutto la pioneristica poesia dell’improvvisazione.

I programmi televisivi dell’altro secolo provavano ( e non sempre
riuscivano) a dare un modello positivo ( forse anche ingenuo) allo
spettatore.
C’era rispetto e non facile manipolazione degli istinti personali ai
propri fini.
I programmi di oggi sono invece focalizzati sulle debolezze dello
spettatore. Se ne nutrono. Il gossip la fa da padrone. Le urla
sguaiate di conduttori e protagonisti rendono molto “popolano” e
dunque facile qualsiasi contesto. L’amore per l’arte si è trasformato
in amore per l’audience.
Manca insomma la voglia di pensare e di innovare.
Insomma ogni volta che ci accomodiamo davanti al mezzo
televisivo siamo immersi in una perfezione che in realtà non ha
nulla di perfetto.
In ultima analisi una finzione gestita e modellata in modo alquanto
perfetto.