Se dovessi identificare un tratto distintivo della mia giovinezza direi senz’altro l’insicurezza.
Mi rendo conto, con questa affermazione, di andare contro il comune sentire che ritiene che l’essere stati giovani negli anni ’70, sia stato come vivere in una specie di “ età dell’oro”.
Eppure ricordo molto bene l’insicurezza di cui parlo.
Era l’insicurezza che nasceva dalla paura di essere un peso economico per la propria famiglia.

Era l’insicurezza per il timore di non trovare un lavoro.
Era ancora l’insicurezza di non riuscire a raggiungere i risultati scolastici che la mia famiglia si aspettava o che magari pretendeva.
E molto altro
Insomma, non vivevo , come qualche volta ho sentito dire dai miei figli, in un mondo dorato dove tutto funzionava a meraviglia. Dove , terminati gli studi, si veniva immediatamente catapultati senza alcun problema nel mondo del lavoro.
Al contrario.
Il mondo del lavoro non offriva quelle grandi opportunità di cui si sente spesso vociferare. Era senz’altro abbastanza semplice trovare ruoli da operaio o lavori non qualificati in genere, ma nel contempo era davvero difficile riuscire a elevare la propria condizione sociale attraverso un lavoro di qualità.
Considerato che i genitori un tempo puntavano molto sulla scuola, vista da quella generazione come una forma di riscatto sociale per le occasioni che non avevano potuto avere, le delusioni umane erano all’ordine del giorno.
Vorrei anche aggiungere che i giovani degli anni ’70 erano molto lontani dagli stili di vita attuali.
La colazione al bar, ad esempio, era una cosa inammissibile e riservata a pochi eletti. La colazione tipo a cui ero abituato era spesso composta da latte e caffè preparato dalla mamma.
Le vacanze al mare, in Liguria ( e non in qualche isola esotica) erano un evento eccezionale.
Il pranzo o la cena in pizzeria un miraggio.
Perché disco questo ?
Perché, pur riconoscendo la complessità del mondo moderno e la difficoltà ad essere giovani in questa nostra società, ho la netta sensazione che si siano perduti i riferimenti “vitali” che permettono a chi è giovane ( e non solo) di apprezzare il poco o tanto a propria disposizione.
Questo, oltre a essere motivo di grande frustrazione per noi boomer, è senza dubbio una triste circostanza per i nostri giovani e per chi , a qualsiasi età, soffre di questa malattia incurabile.