Ritratti Sportivi di Stefano Villa: ROBERTO BAGGIO, L’ESSENZA DEL NUMERO 10

Un fuoriclasse assoluto limitato dagli infortuni: Roberto Baggio è stato uno degli ultimi fantasisti del nostro calcio, certamente tra i più grandi di sempre.
Nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno ripercorriamo l’irripetibile storia del “Divin Codino”.

Quando pensiamo al numero 10 per eccellenza della storia del calcio italiano, i nomi che possono venirci alla mente sono pochi e di grandissimi personaggi: Gianni Rivera, Roberto Mancini, Francesco Totti, Alessandro Del Piero ma soprattutto Roberto Baggio.

Un’icona del nostro tempo, un talento sublime spesso limitato dagli infortuni che hanno martoriato il suo corpo senza toccare la sua classe sopraffina, permettendogli di segnare quasi 300 gol con le maglie dei club e 27 con quella della Nazionale.

Un uomo che ha avuto i suoi momenti di fragilità, specialmente dopo il primo infortunio al ginocchio ad appena 16 anni quando indossava la maglia biancorossa del Vicenza, che ha superato grazie al supporto della famiglia, dell’inseparabile Andreina e all’avvicinamento alla fede buddista, vera ancora di salvezza per gestire tutte le difficoltà che la vita gli ha messo davanti.

Del numero 10 per antonomasia abbiamo conosciuto due facce: Baggio campione spesso incompreso nelle grandissime piazze, Baggio semplicemente stupendo nelle squadre cosiddette “di provincia”.
Con le maglie di Juventus, Milan e Inter ha fatto bene ma non benissimo (nonostante il Pallone d’Oro conquistato in bianconero nel 1993). A Firenze, Bologna e Brescia ha dato il meglio di sé facendo innamorare i tifosi e tutti gli amanti del calcio.

Pasadena e quel rigore calciato alto nella finale del Mondiale ’94 rimarrà per sempre una ferita aperta, ma non possiamo giudicare Roberto Baggio da un singolo episodio, seppur amarissimo.
Vederlo giocare appagava non solo la vista, ma anche l’intelletto degli appassionati sportivi di tutto il mondo.
Parafrasando Cesare Cremonini, da quando il suo codino non fa capolino sui campi di Serie A, la domenica calcistica ha perso molto del suo fascino.

Pep Guardiola se ne intende di campioni. Sia in campo che in panchina ha sempre avuto a che fare con giocatori di talento e personalità, ma per il “Divin Codino” ha usato queste parole, una dichiarazione di stima non banale da uno dei più forti centrocampisti della storia del calcio: “Mai prima di giocare con lui al Brescia avevo incontrato qualcuno con tanta personalità. Per la prima volta ho provato timore reverenziale nei confronti di qualcuno”.

Serve aggiungere altro?

Stefano Villa-Villa-contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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