LA TIMIDEZZA E’ UN VALORE. #vitadaboomer con Roberto Pareschi ci spiega il perché.

Sto cercando di rintracciare qualche uomo che di fronte alle
telecamere ammetta di essere timido senza vergognarsene.

Fino ad oggi non ho più trovato nessuno con queste caratteristiche.

Sembra passato un secolo. Un secolo.

Facciamo un piccolo esempio. Le interviste post gara al Giro di
Italia. In particolare proviamo a ricordare atteggiamenti e parole di
quei ciclisti intervistati al “ Processo di tappa “ dal grande Sergio
Zavoli, stravolti dalla fatica ma felici di avere vinto una tappa.

Erano uomini duri, capaci di affrontare ogni evento atmosferico e la
fatica del “ tappone dolomitico” che però, di fronte alla telecamera e
a un intervistatore, si trasformavano in timidi scolaretti, sempre in
difficoltà di fronte a semplici domande, spesso con gli occhi bassi
perché incapaci di fissare l’obiettivo.

Erano insomma, per dirla con una sola parola, uomini “ timidi”.
Attanagliati probabilmente da un senso di insicurezza che li faceva
ingiustamente sentire inadeguati di fronte al giudizio del pubblico.
Ora provate a pensare alle interviste post gare dei ciclisti dei tempi .

Provo spesso l’impressione di trovarmi di fronte a navigati
manager, capaci di misurare le loro parole e le loro emozioni e di
apparire sempre sicuri. Uomini perfettamente padroni della loro
scena e del mezzo televisivo.

Dunque cosa è accaduto in questi anni ? Il ciclista di allora è forse
diverso dentro e fuori dal ciclista di adesso?

Probabilmente delle differenze sostanziali esistono.

L’attuale ciclista è un giovane che ha avuto la fortuna di poter
frequentare le scuole dell’obbligo e non solo. Che ha scelto la sua
professione non per “sopravvivere” ma per passione.

Che è abituato al bombardamento mediatico dei social. Che pensa che
tutti prima o poi abbiano diritto a un passaggio televisivo.

Perché allora io ho una grande nostalgia di quegli uomini discreti,
educati, a cui non importava apparire ma essere. Che non
amavano i discorsi complessi ma poche e semplici parole. Che non
osavano fissare l’obiettivo ?

Forse perché ho la presunzione di essere un poco come loro.

Infatti io ho cosciuto la timidezza. Ho apprezzato la buona
educazione. Spesso mi sono sentito inadeguato.

E allora cosa ci faccio oggi in questo posto ?

A voi le conclusioni.

Roberto Pareschi-contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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