Conosciamo Sant’Ignazio di Antiochia con gli occhi del nostro Michel Camillo

Ignazio nacque intorno al 35, ma della prima parte della sua vita ignoriamo quasi tutto: sappiamo solo che non era cittadino romano e che crebbe in ambiente pagano; fu convertito solo in età adulta da San Giovanni Evangelista. Il suo nome deriva dal latino e significa “di fuoco”, “igneo”.

Ignazio fu vescovo di Antiochia di Siria. Purtroppo mentre deteneva la carica fu condannato a morte dall’imperatore Traiano; oltre alla tragedia in sé, ad aggravare le cose fu la modalità prevista per l’esecuzione: Ignazio fu infatti condannato ad bestias, cioè a essere sbranato dalle fiere.

Ebbe quindi inizio un viaggio lunghissimo e penoso da Antiochia a Roma, nel quale Ignazio era ovviamente scortato da una pattuglia di soldati. Ma proprio durante questo viaggio Ignazio scrisse sette lettere alle Chiese che incontrava lungo il cammino o vicino a esso; le lettere sono rispettivamente indirizzate agli Efesini, ai Magnesiaci, ai Tralliani, ai Romani, ai Filadelfiesi, agli Smirnesi e a Policarpo. La lingua usata da Ignazio è il greco e quasi tutte le sue lettere ci sono state tramandate dal codice Mediceo Laurenziano 57,7 (risalente all’XI secolo). Gli sono state attribuite altre lettere, ma secondo gli esegeti odierni esse sarebbero dei falsi risalenti al V secolo (quindi circa trecentocinquanta anni dopo l’epoca di Ignazio!); il loro autore viene infatti chiamato Pseudo-Ignazio.

Nelle lettere autentiche di Ignazio si riscontra per la prima volta l’espressione “Chiesa Cattolica”, che potrebbe essere un neologismo creato da lui; c’è inoltre il tema della confessione della vera umanità di Cristo, in opposizione all’eresia dei Docetisti, che sostenevano che l’incarnazione del Figlio di Dio fosse stata solo apparente. Ma in queste lettere vi sono anche passi più caldi e appassionati: ad esempio, in quella ai Romani Ignazio supplicò i cristiani della città di non intervenire in suo favore e di non salvarlo dal martirio!

Il 14 marzo 2007 papa Benedetto XVI tenne una catechesi su Ignazio di Antiochia, per il quale parlò di “mistica dell’unità”. Leggiamo un passo della catechesi: <Per Ignazio l’unità è anzitutto una prerogativa di Dio che, esistendo in tre Persone, è Uno in assoluta unità […] L’unità da realizzare su questa terra da parte dei cristiani non è altro che un’imitazione, il più possibile conforme all’archetipo Divino>. Questa è ovviamente una prova dell’importanza e del successo di Ignazio.

Il martirio di Ignazio di Antiochia avvenne nel 107, decimo anno dell’impero di Traiano; Ignazio fu esposto alle fiere durante i festeggiamenti in onore dello stesso Traiano, vincitore in Dacia. La nostra fonte per conoscere questo martirio è Eusebio di Cesarea, al quale dobbiamo anche l’elenco delle lettere autentiche di Ignazio.

Ignazio di Antiochia è venerato come santo sia dalla Chiesa Cattolica, sia da quella Ortodossa; la Chiesa Cattolica ne celebra la festa il 17 ottobre o il 1 febbraio nella Messa Tridentina, mentre la Chiesa Copto Ortodossa lo ricorda il 2 gennaio (24 kiahk). Sant’Ignazio di Antiochia viene rappresentato come un vescovo sbranato dai leoni oppure in catene e i suoi attributi sono la palma, il pastorale e il cuore ferito.

Michel Camillo-contg.news





Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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