Si è tenuta venerdì 27 gennaio scorso la seconda sessione del convegno dal titolo “Politiche e infrastrutture per l’immigrazione”, articolata in tre sezioni, la prima delle quali dal titolo “Vision”,
tenuta dalla Professoressa Roberta Ricucci, Docente Associata di Sociologia delle Relazioni Interetniche e di Sociologia dell’Islam all’Università di Torino, che ha partecipato a un dibattito con la studentessa universitaria Giada Pettorossi e con Yagoub Kibeida.
E’ seguita una seconda sezione dal titolo “Another vision”, con il concerto del Trio Marilì, cui ha fatto poi seguito la sessione “Agorà”, alla quale hanno partecipato Sergio Durando della Pastorale Migranti,
Laura Cassio della Prefettura di Torino e Massimo Tamiatti, esperto del Mercato del Lavoro.

L’intervento della Professoressa Ricucci si è concentrato su un tema molto complesso, quello delle Politiche e Infrastrutture per l’Immigrazione, cui è stata dedicata la seconda sezione di Polis Policy, Accademia di Alta Formazione, promossa dall’Associazione “Difendiamo il futuro”.


“Parlare di Politica per la Gestione delle Migrazioni – spiega la Professoressa Roberta Ricucci – ci pone di fronte a una serie di questioni su cui è necessario confrontarsi e a problematiche complesse quali l’accesso alla titolarità dei diritti e ai benefici del Welfare, che si intersecano con avvenimenti internazionali che rendono questi processi ancora più difficoltosi.

Temi ricorrenti nel dibattito pubblico
sono l’integrazione, la sicurezza e la capacità di Governance delle istituzioni. I migranti, in una società che più che della ‘mobilità’ può essere definita della ‘immobilità’, costituiscono un capitale economico, di salute, culturale e sociale. Alcune sfide, che parevano dover essere offuscate dalla globalizzazione, sono tuttora presenti, quali la libertà di circolazione, la mobilità, l’accoglienza, l’identità nazionale, le prerogative dei cittadini e le concessioni ai migranti. Le primavere arabe sono da considerarsi come un vero e proprio spartiacque non solo per via dell’aumento dei flussi migratori, ma anche perché, in seguito a questo fenomeno, alcune tematiche quali il dialogo interreligioso, il riconoscimento della cittadinanza e l’islamofobia hanno acquisito un’interesse sempre maggiore tra l’opinione pubblica.

Nei primi anni Duemila si è assistito a un’azione condivisa e congiunta tra i vari Paesi della Comunità Europea per far fronte a questi fenomeni, mentre durante l’ultimo decennio abbiamo assistito a una triste inversione di marcia, complici la forte crisi finanziaria internazionale, gli atti di terrorismo verificatisi in Europa e il nesso creatosi tra questi avvenimenti e l’immigrazione. Per far fronte a queste problematiche, gli Stati della Comunità Europea hanno fornito modelli tra loro diversi, tra i quali l’assimilazione, il modello comunitario pluralista, il precariato, senza occuparsi di dar vita a delle politiche sociali efficaci e creando fasce di popolazione alle quali è venuta a mancare un’identità. La discrasia tra livello teorico e livello pratico ha portato al riconoscimento del fallimento dal quale si è cercato di ripartire proponendo ulteriori modelli di integrazione, tra cui quello difensivo, assistenziale e promozionale”.
“Un tema ricorrente mai risolto – ha aggiunto nel suo intervento la Professoressa Roberta Ricucci – è stato quello della cittadinanza. In termini di accesso, in ogni Paese, è presente una legislazione specifica derivante dalla stessa tradizione giuridica, come lo ius soli, lo ius sanguinis o la sintesi dei due modelli.
In Italia la situazione risulta complessa perché i provvedimenti sulla cittadinanza sono frutto di molte discussioni e non sempre arrivano a una conclusione al termine delle legislature. Gli stranieri, tuttavia, pur di fronte al rallentamento degli ingressi degli ultimi anni sono ormai parte integrante del tessuto sociale e economico italiano, a prescindere dal riconoscimento che le istituzioni, italiane o europee, possono offrire loro”. L’approfondimento della Professoressa Ricucci ha messo di fronte il pubblico alla differenza sostanziale che esiste tra il piano legislativo/giuridico e la vita reale su scala microsociale.

“Nonostante il tempo passi, tra tensione e relazioni positive, le soluzioni scarseggiano a causa di una riduzione delle risorse pubbliche e di un accesso limitato al Welfare, che conduce alla proposizione di modelli tali da forzare una convivenza che, invece, dovrebbe essere costruita e consolidata. A livello locale le politiche per l’integrazione funzionano e riescono a trasformarsi in relazione al ricambio generazionale delle varie comunità d’appartenenza. Alla base di questo concetto è presente il dialogo interreligioso fra istituzioni e associazioni musulmane, che il protagonismo delle nuove generazioni ha reso ancora più intenso”.

Nell’ambito dell’Agorà, Massimo Tamiatti, componente dell’Agenzia Piemonte Lavoro dal 2021, ha spiegato come si parli del fenomeno migratorio, ma che in realtà gli immigrati non siano effettivamente presenti in modo adeguato nel mercato del lavoro.
“La valorizzazione delle risorse sul territorio deve avvenire – spiega Massimo Tamiatti – anche nel periodo formativo. Il mercato del lavoro deve essere misurato non soltanto esaminando il versante dei
lavoratori, ma anche quello delle fabbriche. Siamo di fronte alla necessità di un processo di semplificazione nel nostro Paese, che è ancora molto lontano, e all’esigenza di una lettura dell’immigrazione da parte dell’imprenditore che dovrebbe valutare come risorsa tale da essere valorizzata dal punto di vista umano e economico”.
Massimo Tamiatti ha anche citato il Decreto Flussi, vale a dire il Decreto per l’ingresso dei lavoratori stranieri in Italia, con cui sono state fissate le quote.

Il Decreto del 29 dicembre 2022 ha fissato una quota massima di ingressi pari a 82.705 unità, 44.000 delle quali riservate agli ingressi per motivi di lavoro stagionale, e 38.705 unità per motivi di lavoro non stagionale, riservato agli ingressi per lavoro subordinato nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia, turistico/alberghiero e, novità di quest’anno, anche della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale.
I Decreti Flussi sono nati per regolamentare gli ingressi dei migranti diversi rispetto a quelli dei richiedenti asilo.
Massimo Tamiatti ha poi evidenziato come nelle diverse sanatorie si “venda e si compri il datore di lavoro”.
Un altro significativo intervento è stato quello di Sergio Durando, della Pastorale Migranti, che ha evidenziato l’importanza della tematica a partire dall’enciclica di Papa Francesco, dal titolo “Fratelli tutti”.

“I cittadini di origine straniera – afferma Sergio Durando – che si sono rivolti alla Pastorale Migranti sono stati il 53% del totale. Dobbiamo considerare che in cinquant’anni la popolazione mondiale è
raddoppiata e i migranti internazionali, oggi, sono 281 milioni. Mentre la popolazione internazionale aumenta, in Italia assistiamo a un progressivo invecchiamento degli abitanti. Si calcola che nel 2050 l’Italia avrà dodici milioni di abitanti in meno.

Una iniziativa della Pastorale Migranti è stata quella delFestival dell’Accoglienza, che soddisfa il bisogno dell’essere umano ed è volto a ripristinare la cultura della solidarietà. L’immigrazione non può diventare un’emergenza sociale. E’ necessario un rafforzamento delle politiche sociali, anche alla luce dei recenti Decreti Flussi che hanno interessato 30 mila persone, risalenti al febbraio 2022, quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina e 150 mila ucraini sono giunti in Italia. L’Italia è stata la seconda terra che ha conosciuto la diaspora degli ucraini”.
Mara Martellotta- giornalista e lettrice di contg.news