In questo secondo articoletto, indichiamo -senza alcuna pretesa di completezza- i temi, gli orientamenti e le sfide intorno ai quali si è svolto il pontificato di Karol Wojtyla.
La centralità dell’uomo e della sua dignità: l’importanza data alla persona ha determinato la critica al comunismo ateo e materialista, negatore delle libertà fondamentali, ma anche (e questo viene forse meno ricordato) un monito severo al capitalismo e al liberalismo sfrenato, portatori di sfruttamento e consumismo;
l’evangelizzazione: “Spalancare le porte a Cristo!” è l’invito che apre e accompagna il pontificato intero, in cui il papa, da vero pellegrino e araldo del Vangelo, ha raggiunto ogni angolo del mondo, visitando in più di 150 viaggi poco meno di 130 Stati. Rientrano in questo ambito sia il gran numero di nuove canonizzazioni (482), volte ad offrire ai credenti esempi concreti di vita cristiana, sia la promozione di grandi eventi, come l’Anno Santo del 1983 e il Giubileo del 2000, trasformati in occasioni di crescita e proselitismo della comunità ecclesiale con particolare attenzione ai giovani;
il dialogo interreligioso: c’è stato un costante impegno per il dialogo ecumenico con le varie confessioni cristiane, ma anche un dialogo con le altre fedi, simbolicamente rappresentato dalla celebre preghiera interreligiosa per la pace vissuta ad Assisi il 27 ottobre 1986 (iniziativa che attirò al papa molte dure critiche in vari ambienti cattolici, che vedevano nella giornata il cedimento ad un generico sentimentalismo religioso);
la purificazione della memoria, intendendo con tale espressione la richiesta di perdono, avanzata in occasione del Giubileo, per le colpe storiche della Chiesa (ad esempio, le repressioni inquisitoriali, o l’antisemitismo). Anche a questo riguardo, ci furono le opposte critiche di chi riteneva immotivata quell’autoaccusa e di chi invece la giudicava troppo blanda;
la malattia vissuta come testimonianza: tumore al colon nell’82, problemi all’anca due anni più tardi, il Parkinson dal ’91, l’artrosi (più naturalmente le ferite dell’attentato): il giovane e aitante cardinal Karol diventa nel tempo un vecchio sofferente, che stenta a muoversi e a parlare, ma che non nasconde questa condizione precaria, bensì la trasforma in una via per vivere la fede al pari di tanti altri infermi, anziani e disabili.
Non vanno celati però neppure alcuni nodi critici, che hanno determinato giudizi anche severi sul pontificato wojtyliano. Ne indico due: una sottovalutazione del problema della pedofilia, che spesso è stato affrontato soltanto con il trasferimento dei responsabili degli abusi, i quali hanno così evitato sanzioni ecclesiastiche e legali con la copertura di qualche superiore mosso da un malinteso senso di protezione della Chiesa; la scarsa attenzione alla Curia, che è diventata negli anni un vertice di potere poco sensibile ai bisogni di riforma della Chiesa e incapace di un autentico rinnovamento. Sono critiche fondate, che vanno senz’altro tenute in considerazione, ma che non sminuiscono la grandezza di un papa che ha vissuto davvero fino in fondo, senza risparmiarsi, la propria missione di pastore universale.
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Giovanni Paolo II: il pellegrino del Vangelo di Giulio Pavignano
