Il miraggio della pensione in #vitadaboomer con Roberto Pareschi

Me lo avevano detto molti dei mei orgogliosi colleghi boomer già in
pensione : “ non avere fretta!”.
Ma io ovviamente non li ho ascoltati.
Ora sono un pensionato.
Dopo essere stato in preda ad un iniziale entusiasmo per la mia nuova condizione “privilegiata”, allorché mi dilettavo a inviare fotografie mattutine dalla palestra ai miei ex colleghi che ancora lavoravano, a poco a poco ho iniziato a capire.
Dapprima si è insinuato nelle mie giornate un leggero malessere.
L’idea di non essere più utile agli altri, alla mia famiglia e neppure a me stesso.
Poi la noia di pomeriggi che nelle mie intenzioni avrei dovuto trascorrere a leggere libri interessantissimi o a studiare ma che nella realtà dei fatti ho vissuto sentendomi vuoto dentro.
Infine la sensazione che il tempo, quello importante, quello trascorso a costruire la tua vita, a difendere i tuoi affetti, ad educare i figli stava svanendo e che al suo posto rimaneva poco. Qualche
anno di riflessione a meditare sui propri sbagli. L’incedere sempre uguale dei giorni. Il ricordo di qualche amico che già mi aveva lasciato.
Perché questo è l’aspetto più inquietante dell’essere oggi un boomer.


La pensione.


Non l’orgoglio di avere vissuto e costruito qualche cosa ma al contrario la convinzione di avere trascorso il proprio tempo inutilmente e soprattutto troppo velocemente.
Ecco l’aspetto più detestabile della pensione.

Avere tempo per riflettere per assaporare i momenti piacevoli e veri
e, nello stesso tempo e anzi a causa di questo, capire che la tua vita è fuggita spesa alla continua ricerca di qualcosa.
Il benessere economico per la tua famiglia. Una casa più spaziosa.
Uno stipendio più soddisfacente.
Così hanno fatto tutti e così ho fatto anche io.
Ma così facendo ho smarrito il piacere delle piccole cose, quelle che caratterizzano e rendono preziosa una vita. Quelle per cui vale davvero la pena di esistere.
Capisco che si tratta di un discorso molto impopolare considerato che gli attuali ragazzi forse non riusciranno mai a provare l’ebrezza dell’essere padroni del proprio tempo.
Ai loro occhi io non sono altro che un maledetto privilegiato che osa
pure lamentarsi.
Eppure, cari ragazzi, vi assicuro che vorrei davvero scambiare la mia agognata pensione con la vostra visione della vita. Con il lavoro, lo stress, l’affanno di essere sommerso di problemi e la gioia di saperli risolvere.
Per sentirmi ancora un volta davvero vivo.

Roberto Pareschi-contg.news

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