I VANGELI DI NATALE DI ANDREA DA VALLOMBROSA

Il Natale è il tempo dell’annuncio della gioia, della speranza e della vita: Dio si è fatto visibile nel volto di un bambino che nasce nell’umiltà di una stalla.

La liturgia del Natale ci offre quattro differenti sguardi evangelici per introdurci in questo grande evento. Con la messa vespertina della vigilia, entriamo nel tempo di Natale accompagnati dal Vangelo di Matteo 1, 1-25. Questo primo passo inizia con una interminabile lista di nomi che ad una lettura superficiale può apparire noiosa. I personaggi citati in questo elenco parte da Abramo, primo patriarca veterotestamentario, e arriva a Giuseppe, «sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù» (Mt 1,16). Questa lista è comunemente conosciuta come “genealogia”. In realtà, la versione greca non parla di genealogia ma di “genesi” o di “origine”. Questa espressione la troviamo anche nel libro della Genesi (2,4;5,1-32; 10,1-32) e qui, Matteo la utilizza per illuminarci e prepararci a qualcosa di grandioso: stiamo per passare ad una nuova generazione. Dopo la generazione nel peccato, sottolineata dalla presenza di Tamar e Racab prostitute, Rut la non ebrea e Betzabea l’adultera, Dio agisce nella storia dell’uomo con la sua Grazia anche dove è presente il peccato, arrivando al versetto centrale (v. 18) di questo capitolo, che ci parla di una nuova generazione. La generazione di Maria è una generazione diversa dalle altre sopra citate perché avviene nello Spirito e grazie allo Spirito Santo «Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo»: una nuova generazione di cui anche noi facciamo parte.

Nella Messa della notte ascoltiamo il racconto della nascita di Gesù, un racconto semplice ma suggestivo, è per noi una notte importante perché il Figlio di Dio ha portato la sua pace. Il testo è suddiviso in tre momenti che narrano l’evento: l’editto di Cesare Augusto nel tempo in cui Quirinio era governatore della Siria e la nascita di Gesù a Betlemme nella povertà di una mangiatoia: «un bambino adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,11), emarginato e respinto: «per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7).

L’annuncio fatto dagli angeli ai pastori, i primi testimoni del grande evento della salvezza che li invita a non avere timore, infine l’accoglienza dell’annuncio di una “grande gioia”, con i pastori che si recano alla grotta. Solo pochi pastori gente semplice ed umile che vegliano il proprio gregge sono i primi testimoni che riconoscono il Messia. La gioia è la nascita di un bambino, il Salvatore, che porta speranza, pace e salvezza al mondo.

Nella Santa Messa dell’aurora ascoltiamo la continuazione del Vangelo della notte (Lc 2,15-20), la figura centrale è quella dei pastori che dopo l’annuncio dell’angelo si recano a Betlemme e trovano il bambino Gesù con Maria e Giuseppe.

I pastori sono condotti attraverso le parole dell’angelo ha compiere un itinerario di fede, «andarono, senza indugio» (Lc2,16) certi della parola dell’angelo, si mettono in ricerca, e «trovarono il bambino» (Lc 2,16), fanno un esperienza umana e spirituale di quella gioia che gli era stata annunciata, una gioia che adesso è concreta, non possono tenerla per sé, devono condividerla con altri, «e dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17) testimoniano la loro esperienza che provoca in coloro che ascoltano stupore, «si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (Lc 2, 18) e la fede si propaga.

Il testo si conclude con un riferimento a Maria: «Maria da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). La custodia del cuore di Maria in cui medita questi primi eventi meravigliosi del Figlio, le contempla nel suo cuore di Madre.

Nella Santa Messa del giorno, dopo quella della notte e dell’aurora ascoltiamo la bellissima pagina evangelica del Prologo di San Giovanni (Gv 1,1-18), presentandoci il messaggio più profondo della celebrazione natalizia, non viene descritto il fatto della nascita di Gesù, ma siamo chiamati a meditare su Chi è Gesù.

«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio» (Gv1,1) ci parla di una esistenza fuori del tempo, la Parola esiste da sempre, rende Dio visibile e vicino all’uomo.

«In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv1,4). Vita e Luce due termini che ricorrono in questo Vangelo, Gesù è la vita, in Lui tutto ha consistenza e significato, è la luce che illumina le tenebre della morte e del peccato.

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14) è il centro del prologo che contiene il mistero dell’incarnazione, del Natale, Dio è diventato uomo, il Dio trascendente ed invisibile ha preso un volto umano rendendosi visibile, concreto per salvarci: «Si è fatto ciò che siamo, per renderci partecipi di ciò che egli è» (San Cirillo di Alessandria).

Questa verità di fede è il centro del Natale, tanto che nel Credo la recitiamo in ginocchio in questo giorno solenne: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo».

È l’Emmanuele, il Dio con noi, ma anche il Dio per noi, che prende la nostra carne, si fa in tutto solidale con l’umanità per redimerla, è un avvenimento concreto, veduto, udito toccato con mano da coloro che ne hanno fatto esperienza, Maria, Giuseppe, i pastori ed altri, e come fu per la notte di Betlemme è ancora oggi, l’incarnazione è avvenuta in un momento preciso ma oltrepassa quel momento, è presente nell’oggi della nostra vita.

Un mistero grande la Parola eterna e onnipotente, il Verbo che diventa uomo fragile, l’onnipotenza e la fragilità, come è possibile? L’unica risposta è l’amore.

I Vangeli del Natale sono per ciascuno di noi un invito ad intraprendere un cammino, Dio agisce nella storia della nostra vita, nonostante i nostri peccati, i fallimenti, è sempre pronto a condurci nella sua Via, dobbiamo saper ascoltare l’invito che risuona nel nostro cuore ad andare come i pastori quella notte ad adorare il bambino-Dio, accogliendo quella gioia che fu annunziata dall’angelo, e poi condividerla con la nostra testimonianza di vita, meditando nel nostro cuore sull’esempio di Maria questo evento meraviglioso.

Come il Verbo si è fatto carne, così la Parola deve essere incarnata in noi, ogni nostra azione deve essere riflesso dell’amore di Dio.

«Tante sono le difficoltà del nostro tempo, ma più forte è la speranza, perché «un bambino è nato per noi» (Is 9,5). Lui è la Parola di Dio e si è fatto in-fante, capace solo di vagire e bisognoso di tutto. Ha voluto imparare a parlare, come ogni bambino, perché noi imparassimo ad ascoltare Dio, nostro Padre, ad ascoltarci tra noi e a dialogare come fratelli e sorelle. O Cristo, nato per noi, insegnaci a camminare con Te sui sentieri della pace» (Papa Francesco).

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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