Le Fiabe del Conte Roberto Guala. Un tuffo nella fantastia grazie alla penna di chi ama la Cultura.

Quando si parla di fiabe si parla di un mondo fantasioso ricco di novità , racconti di vite speciali per piccoli e grandi da parte di chi la storia e la Cultura la ama profondamente. La nostra Redazione vi racconta fiaba per fiaba in questo piccolo tour guidato dalla penna della scrittrice , reporter, innamorata di storia e di cultura come Vida Vialardi che ce ne recensirà con sguardo attento il capolavoro.

Direttore

Emanuele Dondolin-contg.news

Le fiabe del Conte Roberto Guala

La strega Carolina

C’era una volta una strega di nome Carolina che viveva nel folto della foresta e usciva solo sulla sua scopa per controllare che nessuno venisse a disturbarla. Ma un giorno un bambino Golfredo cercò la strada per andare a scoprire dove viveva la vecchia, ma la strega consultava continuamente la sfera magica e lo vide. Il bimbo fu rapito e immediatamente portato in casa della donna che lo legò su una sedia polverosa e piena di ragnatele, cominciando a minacciarlo. Golfredo, terrorizzato, si mise a piangere invocando pietà per poter tornare a casa sua. La strega voleva trasformare il bambino in un rospo e tenerlo nello stagno vicino a casa sua. Nel mentre sua madre chiamata Madre Natura intuì l’accaduto e chiese l’ aiuto dell’amico Gufo, mentre lei si trasformò in un gatto arrampicandosi su un albero vide suo figlio e tornata a casa sua, preparò un antidoto usando cose repellenti. Volò quindi sul gufo e recandosi in casa di Carolina, scambiò il suo preparato con quello della perfida strega. Con una serie di stratagemmi riuscì a uccidere la strega e le sue aiutanti, liberando il figlio dalla casa della megera Carolina e fece fiorire fiori e frutti creando così un luogo di delizie e vivendo tutti felici e contenti.
Questo racconto insegna che il bene trionfa sul male

La capra dalla fronte sbucciata

In un paese lontano c’era un vecchio pastore Tobia che aveva solo una capra Gertrude a tenergli compagnia. Un brutto giorno però Tobia si ammalò e la capra dovette procurarsi da sola il cibo; così Gertrude si ricordò di un campo di cavoli, vi si recò e ne mangiò a sazietà. Tornata a casa cercò di impietosire il pastore dicendosi affamata e il buon vecchio dal cuore d’oro le diede il suo cibo. Questa storia continuò per diversi giorni, ma una volta guarito a Tobia venne il dubbio di controllare cosa facesse la capra. La seguì senza farsene accorgere e vide il suo campo senza più cavoli. Arrabbiato, prese un bastone e colpì alla testa la capra, sbucciandole la fronte e la cacciò. Gertrude sola e al freddo girovagò finché non trovò una tana vuota e vi si rifugiò. Dormiva profondamente russando molto forte e la
volpe Bellavista, che era la proprietaria della tana, entrò e chiese chi occupava la sua tana. La capra rispose con prepotenza che era la capra dalla fronte sbucciata e la minacciò di morte, infilzandola con le sue corna. La volpe impaurita scappò via e chiese aiuto al suo amico Poldo, il cane, per riavere la sua tana, ma la risposta era sempre quella e la cosa accade anche con l’orso Ciccio. Arrivo’ alla fine Furetto lo scoiattolo che voleva aiutare i suoi amici e non si lasciò spaventare dalle parole della capra; le rispose dicendole che con i suoi denti affilati le avrebbe addentato le caviglie e così non avrebbe più potuto correre. Gertrude, spaventata, scappò via.

Questo racconto insegna che vale molto di più usare l’ astuzia che la forza fisica.

Alla ricerca dell’oro nella grotta blu

C’era una volta in un lontano paese una città Amassara il cui re Toffolo Secondo era egoista e avaro ed opprimeva i suoi sudditi con torture e richieste di denaro. Un giorno arrivò in città un umile viandante Tarantino col suo cane Fox e prese alloggio nell’unica locanda della città Lo Stivale Verde. L’insegna raffigurava uno stivale, una spada e un pirata. L’oste Zaccaria era stato anche lui un pirata che dopo aver sfidato un collega Porcospino si salvò scappando dalla nave nemica detta Morte Improvvisa. Il viaggiatore chiese all’oste di fargli compagnia a tavola che gli raccontò la cattiveria del re. Il viandante e il suo cane si avviarono quindi al Castello che aveva un ponte levatoio chiuso con due guardiani
che vendendo Tarantino gli fecero mille domande mentre Fox ringhiava. Disse che si chiamava Tarantino e proveniva dal paese di Barbablù, ma non rivelò di essere un mago e raccontò di avere visto lì vicino un bellissimo lago dove tutto era blu e in un grotta era nascosto il tesoro del pirata Porcospino che vigilava sulle sue ricchezze. Le guardie si
ricordavano degli attacchi di Porcospino per entrare nel Castello sempre respinti dal Comandante Scipione che, guardando il viandante, decise di portarlo dal Ciambellano Masino che lo accolse in una bella stanza ricca e sontuosa come tutte le camere del castello. Il Ciambellano disse a Tarantino che avrebbe avuto una ricompensa se dava notizie della grotta blu e lo condusse in un salone pieno di tesori con spessi tendaggi. All’improvviso la tenda si aprì ed arrivò il re Toffolo con magnifiche vesti e diede ordine che si preparasse subito una cena superba. Masino andò via cin Sigismondo un altro capitano reale, mentre Tarantino diceva che sapeva dove era la grotta . Il re voleva recarsi subito,
ma il mago tergiversava, così sua maestà con un inganno cercava di fare parlare Tarantino facendogli bene liquori orientali. Il re fece poi dare vestiti nuovi al viandante e un comodo letto per riposare poiché all’alba voleva andare a cercare il tesoro. In camera sua il mago guardò dalla finestra e vide subito il lago blu; fissò il suo cane che cominciò a trasformarsi in un cavallo, vi saltò sopra e uscirono insieme dalla grande finestra. Arrivati al lago , Tarantino vide un piccolo ranocchio e lo tramutò con una polvere magica che aveva sempre con sé in un vecchio che fumava. Poi trasformò un albero in una zattera e un vecchio rospo in un drago ruggente. Dopo queste magie, Tarantino volò al castello e tutto ritornò come prima. All’alba il re montò sul suo cavallo Nuvola Bianca e diede invece al mago una
vecchia mula. La cavalleria e Toffolo si lanciarono al galoppo per arrivare prima alla grotta blu. Tarantino fece ancora magie col suo cane e la mula ed arrivò subito al lago nascosto dietro un albero. Il re intanto sul suo cavallo era già in mezzo al lago quando il cielo fu oscurato da una nuvola e la povera bestia era terrorizzata sulla zattera. Qualcuno delle
guardie vide il terribile drago che lanciava fiamme dalla bocca. Dopo un gran parapiglia il re scoprì che non avrebbe mai potuto impossessarsi del tesoro e capì il male che aveva fatto ai suoi sudditi decidendo all’istante di donare tutti i suoi averi ai poveri, capendo che la vera ricchezza era solo quella che derivava dalla bontà del cuore. Tarantino rifiutò
l’invito del re di restare e preferì ritornare con Fox al suo paese.

Capitarello d’oro

C’era una volta in un paese lontano il re Carapio , capo degli gnomi, che aveva un figlio Mascovaldo buono ed affabile.
Dopo diversi anni arrivo’ una strega Corvetta nei pressi del castello; vide Mascovaldo che gareggiava con l’amico Filippone e non si accorsero che un cavallo aveva schizzato fango su Corvetta, sporcandola. Questa, offesa giurò vendetta e trasformò Mascovaldo in un cavallo dal manto dorato. Ma un giorno una ragazza Gelsomina lo vide, lo chiamò Capitarello e lo portò a casa dove tutta la famiglia gli voleva bene. La strega però era gelosa e volle ancora punirlo così si vestì da vecchia e quando vide Gelsomina sul suo cavallo, con uno stratagemma, le rapì la bestia. La giovane lo chiamava invano ed uno gnomo Cataldo l’aiutò a ritrovare l’ amato cavallo dandole un seme verde magico.
Intanto scese la sera ed un altro gnomo Bubbolo volle aiutarla dopo aver sentito della cattiveria della strega. Parecchie ore dopo lo gnomo diede alla ragazza una grossa pietra rossa che dicendo parole magiche l’ avrebbe salvata dai pericoli . Gelsomina trovò un bel prato pieno di rose ed una signora Rosa che le s’avvicinò; le chiese di aiutarla a
riordinare la casa ed il giardino perché anche lei era vittima di una magia. Finito il riordino, la fanciulla ebbe per premio un fazzoletto rosa che era magico e continuando la ricerca dell’amato cavallo, sentì da lontano il suo nitrito e correndo velocemente raggiunse una brutta casa diroccata dove era legato la bestia. La strega furiosa chiese aiuto ad
un suo amico condor che cercò invano di fermare la ragazza ed il cavallo; fallito questo tentativo, la vecchia chiamò una gigantesca aquila per rapirli, ma con un’ altra magia Gelsomina riuscì a scappare e a sconfiggere per sempre la perfida strega. Alla fine il cavallo Capitarello si trasformò di nuovo in Mascovaldo ed il re degli gnomi fece sposare il
bel giovane a Gelsomina e fisserò tutti felici e contenti.

Il Barone Federico

Nel paese di Voiron viveva un tempo il barone Federico con la moglie ed un figlio adottivo Giancarlo lontano parente lontano parente appassionato di magia. Giancarlo ed il barone costruirono in una grotta nella montagna un laboratorio segreto, ma in giorno la moglie del barone Antonietta litigò con un servo e lo cacciò dal palazzo che per vendicarsi incendiò il Castello. Ma il barone ed il figlio furono avvisati del pericolo scappando via con il loro laboratorio di magia. Una sera mentre i due uomini stavano passeggiando un piccolo gnomo li vide e propose loro di costruire armi magiche, aiutati anche da un altro gnomo Gorber a cui dovevano dare da bere, che si rivelò poi un mago del legno, facendo una serie di magie e proteggere i viandanti e gli abitanti del luogo accolti dai monaci in preghiera.

La fanciulla scomparsa

Nel castello di S. Jean de Maurienne viveva una famiglia felice con la figlia Carlotta di quattro anni; però un brutto giorno la madre morì e Carlotta fu allevata dalla fedele governante Angelica. La piccola, mentre stava inseguendo un leprotto, cadde in un pozzo e nessuno, nonostante tutto il paese la cercasse, sparì. Il padre dal dolore entrò in
convento e il castello di venduto a un nobile conte George con un figlio ragazzo Enrico. Angelica aveva raccontato la terribile storia di Carlotta al giovane che lei aveva amato come una figlia. Un mattino il nobile del castello convocò tutti gli abitanti e promise monete d’oro a chi trovava l’entrata del pozzo e vi si calava dentro. Solo un nano si offrì di
scendere e cominciò a pulire tutto intorno al pozzo, aiutato dall’amico Alfredo che scappò subito pieno di paura alla vista del corpicino di Carlotta. Alfredo andò di corsa dal curato che, preparato una mula, andò al pozzo e lo circondò tutto intorno di rose. Intanto il conte George invecchiava e in punto di morte consegnò al figlio Enrico un plico da portare ad un amico a Chambery che lo avrebbe aiutato ad amministrare i suoi beni. Enrico, che era accompagnato da amici nel viaggio, conobbe la figlia del suo ospite, Rosetta, bellissima ed i due ragazzi si innamorano subito. Il padrone di casa ordinò un pranzo sontuosissimo , ma Enrico volle però ritornare subito a casa sua e dopo diverse vicissitudini, finalmente rivide il padre ristabilito e felice della scelta del figlio che scelse un antico anello da donare alla futura sposa. Il giovane impaziente ripartì subito per il castello della sua amata e diedero così inizio ai festeggiamenti per le nozze e vissero felici e contenti con tanti figli.

Conclusioni? Signori & Signore La Recensione:

Questa piccola raccolta di fiabe entusiasmerà bambini e genitori perché ricca di elementi fantastici, magici e nello stesso tempo parla di città francesi molto famose, conosciute per la loro importanza storica e culturale. Le fiabe sono raccontate con garbo e dovizia di particolari, i racconti sono facilitati per i più piccoli, perché i nomi dei personaggi sono ben definiti e descritti anche fisicamente. Le sei storie sono scorrevoli e ricche di sorprese, i luoghi pieni di fascino misterioso e la fantasia di questo poeta è davvero notevole. È importante notare come lo scrittore insegni sempre una morale, a volte sottintesa, ma ben definita e riesce a raccontare dopo disavventure e momenti difficili, un sorridente lieto fine ai suoi personaggi, insegnando a continuare a credere e sperare superando ostacoli che sembrano a volte insormontabili. Il narratore insegna amabilmente a perdonare, a non arrendersi mai ed amare e trovare sempre un buon motivo per finire in gioia ed armonia, senza appesantire questioni morali. Per questo raccomando lettura di queste fiabe, che incantano, sviluppando la fantasia e faranno certamente a gioia di tantissimi bambini.

Vida Vialardi- contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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