Le persecuzioni dei cristiani nell’età antica

Come tutti abbiamo studiato a scuola, con l’Editto di Milano dell’imperatore Costantino (313 d. Cr.) cessarono le persecuzioni contro i cristiani. Ma perché i Romani, tolleranti verso tutte le religioni dei loro sudditi, si accanirono contro i seguaci di Cristo? I motivi che scatenarono la repressione furono soprattutto tre. Il primo fu l’atteggiamento benevolo verso gli schiavi: anche se, al contrario di quanto si crede di solito, i cristiani non invocarono subito la liberazione degli schiavi, chiesero però di trattarli con umanità e predicarono un messaggio di fratellanza universale che risultava potenzialmente distruttivo per ogni sistema schiavista. Il secondo fu il rifiuto opposto da molti cristiani al servizio militare, in nome di un comandamento dell’amore che ripudia la guerra e la violenza. La più importante di tutte fu tuttavia la terza ragione: l’indisponibilità a rendere un culto divino all’imperatore, facendo sacrifici o bruciando incenso davanti alle sue immagini. Benché i cristiani sostenessero di volersi comportare da cittadini leali, ubbidendo alle leggi del princeps pur considerandolo solo un uomo, questa negazione del culto imperiale attirò su di essi l’accusa di disprezzo dello Stato e di sovversione (a cui si aggiunsero altre imputazioni calunniose, quali l’incesto o il cannibalismo). Le pene comminate andavano dall’esilio alla riduzione in schiavitù, dai lavori forzati nelle miniere alla pena di morte.



Non si deve però credere che le persecuzioni siano durate ininterrottamente per tre secoli! Solo alcuni imperatori optarono per una dura repressione: Nerone e Diocleziano nel primo secolo, Commodo nel secondo, Decio e Valeriano in quello successivo, e soprattutto Diocleziano all’inizio del IV, scatenando quella “grande persecuzione” che rimase nella memoria collettiva e spinse a considerare tutto l’Impero come un’epoca inondata di sangue cristiano. A queste persecuzioni generali si aggiunsero episodi locali, come quello di Lione nel 177 e la repressione in Africa occidentale intorno al 200.



Va infine ricordato che processi e condanne originarono forti tensioni all’interno della comunità cristiana, dove gruppi di rigoristi chiedevano a gran voce l’espulsione di coloro che per paura o scarsa convinzione avevano ceduto, sacrificando agli idoli e arrivando perfino a rivelare i nomi di altri fedeli o a consegnare i libri sacri (i cosiddetti traditores, da “tradere”, consegnare). Questi contrasti provocarono veri e propri scismi, che impedirono alla comunità il pieno godimento della libertà di culto appena conquistata.

Giulio Pavignano

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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