All’indomani dell’11 settembre, sia Bush sia Bin Laden usarono il termine crociata: il presidente USA per proclamare la lotta senza quartiere ai sanguinari terroristi, il capo di Al-Qaeda nella sua chiamata contro i “nuovi crociati” che minacciavano i veri fedeli dell’Islam. Basterebbe questo esempio per indicare quanto il termine “crociata” sia evocativo e complesso, facile da strumentalizzare per obiettivi e battaglie che nulla hanno in comune con le vicende storiche che hanno dato origine all’espressione.
Ma cosa sono state, in realtà, le crociate? Gli storici attribuiscono questo nome a una serie di spedizioni militari che la cristianità dell’Occidente europeo organizzò tra l’XI e il XIII secolo per la riconquista della Terra Santa occupata dagli islamici. Convenzionalmente, il numero di tali spedizioni è fissato ad otto; questa affermazione risulta tuttavia un poco fuorviante, perché in verità il flusso di armati tra Europa e Palestina in quegli anni non si fermò mai del tutto, come non ebbero mai una vera interruzione gli scontri tra i domini cristiani e le forze musulmane che tentavano di riprendere il controllo totale del territorio. Va inoltre precisato che il termine è anacronistico, poiché nessuna armata dell’epoca si definì così: è stato coniato da autori posteriori.

Tra i protagonisti del lungo conflitto, vi furono alcuni dei più prestigiosi sovrani dell’epoca: Riccardo Cuor di Leone, Federico II, san Luigi IX da parte cristiana – e sul fronte islamico citiamo almeno il Saladino. L’esito finale risultò favorevole ai musulmani: se la prima crociata conquistò Gerusalemme e permise la nascita di alcuni regni latini in Oriente, la Città Santa verrà persa un’ottantina di anni più tardi, mentre nel 1291, con la perdita di san Giovanni d’Acri, la dominazione cristiana in Palestina si concluderà definitivamente. Da quel momento in poi, altre crociate verranno invocate e progettate, ma nei fatti non vi sarà più alcuna spedizione.
Le crociate non hanno mai goduto, come si suol dire, di “buona stampa”. Per il mondo laico, costituiscono una delle prove della conflittualità ineliminabile che esisterebbe fra le religioni; per i critici più severi della Chiesa e del cristianesimo, sono da inserire a pieno titolo nelle colpe storiche della Chiesa -insieme all’Inquisizione, al caso Galileo, alla lotta contro lo Stato liberale- che dimostrano la natura reazionaria, coercitiva ed imperialistica di un’istituzione dimentica dei principi di amore, pace e tolleranza proclamati dal fondatore. Nel prossimo articolo analizzeremo tale visione e cercheremo di inserire le crociate all’interno del contesto storico in cui sono state realizzate.
Giulio Pavignano
