Pio X (1903-1914): un “curato di campagna” sul trono di Pietro? Tra storia & fede con Giulio Pavignano

“Chi ci ha creato?” “Ci ha creato Dio”. Generazioni di cattolici si sono formati sul Catechismo di cui ho trascritto il celebre incipit: il Catechismo di Pio X, Giuseppe Sarto, figlio (secondogenito di otto, più due morti piccolissimi) di un postino di Riese (Treviso), che studiò e divenne prete grazie ai sacrifici della sua povera famiglia. Sarà viceparroco, parroco, canonico e padre spirituale del Seminario, vescovo di Mantova, patriarca di Venezia per 9 anni e infine papa (1903). Questa particolare carriera spiega il titolo un po’ provocatorio del nostro articoletto, che non intende affatto sminuire il pontefice: anche se, in passato, qualcuno ha effettivamente letto il suo percorso come la fortuita ascesa al vertice di un bravo pretino inadeguato, studi più attenti hanno visto in papa Sarto un personaggio preparato e colto, dal carattere a volte spigoloso ma ricco di profonda umanità (come testimonia la costante attenzione verso i poveri, che gli attirò la fama di “vescovo dalle mani bucate”).

I suoi trascorsi pastorali non vanno comunque ignorati, poiché spiegano la grande attenzione che, divenuto pontefice, riservò alle celebrazioni liturgiche e alla catechesi: si preoccupò del canto all’interno del culto (che all’epoca diveniva spesso pura ostentazione di virtuosismi musicali, senza partecipazione del popolo); della pietà eucaristica; dell’elaborazione del già citato Catechismo (versione finale 1912) che doveva permettere anche ai meno attrezzati culturalmente di conoscere le verità fondamentali della fede. Si dedicò perfino, quando ne aveva l’occasione, a spiegare di persona il catechismo ai fedeli nel cortile di san Damaso. Le riforme in campo liturgico non si fermarono qui: riorganizzò tempi e schemi liturgici, riaffermando il primato della domenica e diminuendo le messe “del santo” e quelle esequiali, e ammise alla Comunione i bambini di sette anni, sostenendo che “l’età della ragione” fosse sufficiente per iniziare l’intimo rapporto con Gesù Eucarestia.

La storiografia ha invece rimproverato a Pio X una repressione eccessiva e preconcetta del modernismo, cioè di quel movimento che, secondo i suoi detrattori, finiva per annacquare il messaggio cristiano in nome del dialogo con la scienza e la cultura moderne. Non possiamo qui affrontare un tema così vasto: mi limito a dire che certi eccessi punitivi forse sono stati responsabilità non tanto del papa, quanto di alcuni collaboratori un po’ troppo zelanti. Anche in campo politico, se non si superò del tutto la “questione romana”, una certa apertura ci fu: nel 1913, il famoso patto Gentiloni permise, a certe condizioni, che i cattolici riprendessero l’attività politica.

Fu dunque, quello di Pio X, un pontificato non lungo ma ricco, vissuto da un pastore che da vescovo scriveva ad un sacerdote “ama la tua parrocchia e sarai felice”. E non è certo facile gestire la cristianità intera come una parrocchia…

Giulio Pavignano

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: