Perché navigare su Internet e in mare non sono la stessa cosa.

Le differenze nel vasto mondo digitale spiegate nella Rubrica #vitadaboomer di Roberto Pareschi

Mi è capitato qualche volta di ascoltare per strada frasi tipo: “ questa sera navigo un poco “ oppure “ l’ho appena scoperto
navigando”. In quei frangenti mi sono sempre fermato a osservare chi aveva fatto queste affermazioni aspettandomi di vedere di fronte a me costumi marinareschi o “outfit” da crociera.

Mi sono sempre accorto che le persone che avevano pronunciato tali frasi in realtà non si erano mai spostati dalle proprie sedie.

Ogni volta che mi accade questo, non riesco a non provare strani sentimenti.

Rabbia. Stupore. Sconcerto.

Il termine navigare ha sempre avuto per me un qualcosa di affascinante e misterioso. Navigavano gli antichi esploratori.
Navigavano i romani alla ricerca di nuovi territori da conquistatore.
Navigava Ulisse durante il suo ritorno a Itaca.

L’idea che possa definirsi “ navigare “ il semplice digitare dei tasti per percorrere rotte digitali immaginarie e inquinate mi fa letteralmente impazzire e mi porta a dissociarmi platealmente dalla
società in cui vivo.

Navigare da sempre è poesia, gioia della scoperta, amore del rischio e della sfida. Non esiste nulla di facile e di scontato, o ancor peggio di costruito , in questa azione meravigliosa. Navigare è in
ultima analisi l’essenza stessa della vita ovvero la continua ricerca dell’uomo rivolta all’ignoto.

Il mondo di Internet è esattamente agli antipodi da tutto questo.
Internet rappresenta un mondo statico, senza vita e senza sentimenti. Ogni singola parola è filtrata e piegata a interessi di parte. Nel mare scomposto di Internet si affollano – tranne rare e
fortunate eccezioni – rabbia , odio, interessi di parte.

Dunque come è possibile paragonare la poesia alla rabbia ? La scoperta dell’ignoto alla passiva accettazione di concetti che ai nostri occhi hanno il solo pregio di farci sentire più sicuri all’interno di una massa anonima?

Anche le parole hanno il loro peso e racchiudono i loro misteri !

Allora sommessamente vorrei proporre di abolire la definizione “ navigare su internet” sostituendola con “ usare internet “ oppure “ cercare su internet “ o ancora “ l’ho visto su internet “.
Chiedo troppo ?

Roberto Pareschi-Redazione

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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