Progressi scientifici e tecnologici nell’Era Moderna di Luca Roverselli

Gli storici sono concordi nell’individuare nello spazio di alcuni decenni quella che fu l’alba dell’era moderna, che in Europa coincide con la nascita di quella fase artistica e culturale che prende il nome di Rinascimento. Quell’epoca di innovazione del pensiero e della scienza prende avvio tra la fine del XV Secolo e l’inizio di quello successivo. In quegli anni si verificano alcuni eventi molto importanti che coinvolgono tutta l’attività del pensiero occidentale ed esso viene praticamente ribaltato in una dimensione diametralmente opposta a tutto ciò che nel vecchio Continente era accaduto nel corso di tutti i secoli precedenti. Fino ad allora il centro di gravità dell’indagine intellettuale era imperniato sulla natura umana e sul tema del sacro e poi, improvvisamente, viene invertita la rotta e la ricerca del vero e del sublime si sposta sulla percezione che l’uomo ha dell’universo.

Si tratta del momento di massima espressione del pensiero occidentale e vale la pena di esporre bene la questione. Prima infatti viene il pensiero e la visione che una civiltà ha del mondo e solo dopo arrivano i processi che conducono alla realizzazione di quel pensiero, che si manifesta nelle idee e nelle tecnologie che quella civiltà produce. Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento sono attivi grandi personalità che coprono tutto lo spettro intellettuale umano, ponendo la supremazia dell’intelletto come fondamento e postulato indispensabile per lo sviluppo della civiltà futura. Le grandi personalità che svolsero questo ruolo vanno dal grande scienziato Leonardo da Vinci, che fu la prima vera figura storica di quel genere in Occidente, all’architetto Donato Bramante, che espresse nei suoi progetti le forme e le proporzioni destinate ad incanalare il concetto stesso di edificare e poi ci sono gli artisti. Tra di essi spicca lo stesso Leonardo e successivamente, in pieno Rinascimento, il grande genio di Michelangelo Buonarroti che fu l’autore del progetto per la realizzazione della cupola della Basilica di San Pietro in Vaticano.

la magnifica cupola progettata da Michelangelo per la Basilica di San Pietro

Per permettere ad una cupola così grande di autosorreggere il proprio enorme peso, Michelangelo ideò un possente sistema di catene immerse all’interno della base di quella struttura. La resistenza del metallo era così in grado di contrastare la tendenza della cupola a forzare sui pilastri di sostegno. Le forze in gioco nella struttura della cupola generavano infatti una forza che tendeva a spingerli verso l’esterno, finendo in tal modo per abbatterli, provocando quindi il cedimento di tutto l’impianto. Pochi anni dopo Michelangelo, nasce ad Urbino, Raffaello Sanzio. Fra le sue opere si annoverano alcune splendide sale che è possibile visitare ai Musei Vaticani.

la prospettiva in un dipinto di michelangelo

Di lui gli studiosi di arte dicono che la sua qualità più immediatamente percepibile è quella di essere “facile”, facile da capire e immediato da apprezzare. Le massime espressioni dell’arte figurativa erano quindi diventate immediate per la percezione umana. Gli artisti riproducevano il mondo. C’era chi lo faceva in modo più rassicurante, come era nello stile di Raffaello e c’era chi mostrava invece un ambiente più imponente e maestoso, ma la forma che aveva il mondo dipinto sulle tele e negli affreschi era sempre governato dall’autorità indiscussa dell’intelletto umano. A discostarsi da ciò sono davvero in pochi. Ricordiamo il pittore fiammingo Hieronymus Bosch, attivo a cavallo tra il XV e il XVI Secolo, che assunse come cardine della sua opera quelle visioni che rappresentò nei suoi dipinti, nei quali raffiguro un mondo trascendente. Le sue opere infatti non potevano trovare alloggio all’interno delle regole e dei postulati che governano la ragione.

la sognante Casa Batllò dell’architetto spagnolo Gaudì.

Intanto nelle opere pittoriche dei maggiori maestri dell’epoca trionfa la prospettiva, che colloca l’intero rappresentabile entro il modo di vedere dell’occhio umano. Anche l’arte è così rinchiusa entro le subdole pareti dello spazio tridimensionale dell’intuizione. Non è un caso che il padre della Fisica Classica ponesse le basi di quella nuova scienza proprio in quell’epoca. Scrive Galileo Galilei: “Il libro della natura è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne una parola…” Da subito la fisica si pone nel ruolo di essere la scienza che ha il compito di indagare la natura ultima dell’universo e quell’universo è proprio quello che vediamo, così come lo vediamo e non c’è altro. Questa è l’essenza della Fisica Classica. Viene posto come tacito postulato il fatto che lo stato di coscienza dell’uomo occidentale sia in grado di vedere direttamente – intuitivamente – una certa larghezza di banda della realtà profonda delle cose e da quel punto di vista, si inizia ad indagare ciò che appare all’occhio. Spesso si sente dire che quella fisica descrive l’universo a grande scala e a basse energie, ma quello è proprio il paesaggio esterno all’osservatore che vediamo nella nostra esperienza diretta del mondo. Poi da quello start arrivano nel corso dei due secoli successivi tutte le deduzioni che hanno accompagnato il procedere della ricerca scientifica, fino al Novecento. Nel contempo nascono le scienze applicate che realizzano applicazioni pratiche di alcuni principi della fisica e sono destinate a divenire in breve universalmente riconosciute come affidabili e indiscutibili.

con le macchine di Leonardo da Vinci ha inizio la tecnologia

Abbiamo in tal modo l’invenzione della macchina a vapore che, insieme alla successiva ideazione motore a combustione interna, contribuiscono ad affrancare l’uomo dalla natura. Grazie alla propulsione meccanica infatti le navi non dipendono più dai capricci del vento e i viaggi via terra si liberano dalla lentezza propria del traino animale. Era inevitabile leggere queste conquiste come un progresso assoluto e nessuno ha osato dubitare di ciò per lunghi decenni. In alcune grandi città del vecchio Continente si era addirittura giunti a chiudere i battenti degli uffici brevetti, verso la fine del XIX Secolo. Secondo la visione comune era già stato tutto scoperto e inventato. C’era la macchina a vapore che spingeva navi e treni sugli oceani e sulle grandi pianure.

l’estrema umanizzazione del mondo spirituale operata da Raffaello

Si era scoperto che due misteriose forze: l’elettricità e il magnetismo non erano altro che due facce della stessa medaglia e se ne avevano le prove matematiche e poi era stato inventato il telegrafo, che permetteva di comunicare a distanza alla velocità del lampo. Cosa rimaneva quindi ancora da scoprire? Era tutto chiaro e restava il solo lavoro di limare i valori di qualche dato, nelle tabelle che erano nelle mani degli studiosi, tutto qui. Anche il modo di abitare si è via via uniformato a quell’assolutizzazione della ragione e in breve tempo le città di tutta Europa erano destinate a prendere le forme di quella nuova corrente architettonica, nota come Razionalismo. Per i razionalisti le forme dovevano ubbidire ai canoni della ragione e la semplificazione delle finiture nonché lo sfruttamento ottimale degli spazi divennero un imperativo irrinunciabile.

gli edifici del Razionalismo oggi sono ancora pienamente abitati

L’influenza di quegli edifici è presente tutt’oggi per il fatto che all’interno di molti di essi lavoriamo e viviamo ancora ai nostri giorni. Come avvenne per l’arte figurativa in epoca rinascimentale, anche negli anni a cavallo tra il XIX e il XX Secolo si articolò in Occidente un movimento, nato negli ambienti esoterici, che si proponeva di porre l’accento dell’arte e dell’abitare sul centro emozionale anziché sul rigore razionale della mente. Stiamo parlando dell’Art Nouveau, nota in Italia con il nome di Stile Liberty. L’evoluzione della scienza e della tecnica, avvenuta in Europa dal XV Secolo fino alla fine dell’Ottocento rappresenta quindi solamente un lungo periodo di idee sbagliate? Niente affatto. Già agli albori di quelle ricerche, quando si stavano formando le prime congetture sulla natura del mondo, proprio quei pionieri del pensiero scientifico stavano già ponendo le basi per dubitare di ciò che pare chiaro a prima vista ed è proprio Galileo a fondare quel dubbio, mostrando due evidenze destinate a lavorare sotto le ceneri del vecchio mondo per rifiorire in tutta la sua potenza solo agli inizi del secolo scorso. La prima intuizione riguarda la gravità. Egli fu in grado di dimostrare che, contrariamente al senso comune, non si trattava di una forza, proprio per il fatto incontrovertibile che non manifesta una forza.

il mondo irrazionale evisionario di Hieronymus Bosch

Il grande scienziato pisano, utilizzando un piano inclinato, mostrò che alcune sfere realizzate in materiali dal peso specifico estremamente diverso rotolavano per effetto dell’attrazione gravitazionale, tutte alla stessa velocità. Dalla leggerissima balsa al pesantissimo piombo, l’accelerazione non cambiava.

una nave a vapore – piroscafo – del XIX Secolo

L’idea di utilizzare un piano inclinato anziché la semplice caduta libera è stato uno dei lampi di genio di Galileo. Esso infatti riduce le velocità di caduta e non permette alla forza dell’aria di opporsi al moto delle sfere più leggere, dando l’illusione che i corpi più massivi precipitino più rapidamente di quelli più leggeri. Quindi la gravità è qualcosa di molto particolare, della quale non esistono corrispettivi nel modo ordinario di ragionare. La seconda grande conquista dell’opera galileiana fu nientemeno che il “Principio di Relatività” che lo scienziato rinascimentale enunciò per quanto riguarda i fenomeni meccanici. In esso, afferma Galileo, i risultati degli esperimenti dipendono dallo stato di moto dell’osservatore. Entrambe queste intuizioni riposarono per quasi tre secoli, prima di rifiorire in quella che vedremo essere la fase di rinascita della ricerca sulla struttura più profonda del Cosmo.

il piano inclinato sul quale Galileo effettuò nel 1604 l’esperimento sulla gravità

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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