Ascoltiamo in questa domenica la storia del povero Lazzaro e di un ricco che viveva lautamente, il nome Lazzaro significa “ Dio aiuta”, è chiamato e conosciuto dal Signore, il suo nome è scritto nei cieli: “Un povero di nome Lazzaro, stava alla sua porta coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con
quello che cadeva dalla tavola del ricco”. Del ricco non conosciamo il nome, è senza sostanza, senza personalità, Dio non ha un nome per lui. “Indossava vesti di porpora e lino finissimo e ogni giorno si dava a lauti banchetti”. La tradizione lo definisce “epulone” dal latino mangione, Lazzaro
quando muore è portato in cielo nel seno di Abramo, e il ricco si trova all’inferno, non si era mai accorto di Lazzaro quando era in vita, adesso che ha bisogno lo vede e chiede una goccia di acqua, lui che aveva negato le briciole, il ricco vuole sfruttare Lazzaro: “Padre Abramo, abbi pietà di me e
manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. La nostra vita eterna si gioca nelle piccole cose, nelle relazioni elementari, sulla capacità di accorgersi dell’altro, ancora una volta il Vangelo torna a metterci in
guardia contro quella tentazione sottile di sfamare solo noi stessi.
Quando sa che non c’è più niente da fare pensa ai cinque fratelli: «Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno
persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
L’evangelista Luca ci presenta questa situazione infernale come un abisso, “ tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. Il Vangelo sembra voler suggerire che tale distanza la scaviamo durante la
vita, siamo noi stessi che ci costruiamo l’inferno della solitudine.
La rivelazione di Dio ci offre la sapienza, ci apre alla realtà più grande, ci istruisce, ci forma, la Parola di Dio è la nostra guida, ci indica il cammino, ci fa vedere veramente la presenza di Dio nella nostra vita e l’altro nostro compagno di viaggio nel cammino della vita.
Dobbiamo combattere la “buona battaglia della fede” come ci invita a fare San Paolo, con la sapienza del cuore e il coraggio della fede.
Andrea Benedetto da Vallombrosa