#sport. Ritratti Sportivi di StefanoVilla: KAREEM ABDUL-JABBAR, UN GANCIO-CIELO PER L’UGUAGLIANZA

Nel giorno del suo settantaseiesimo compleanno facciamo un viaggio nella vita di Kareem Abdul-Jabbar, una vera icona del Novecento sportivo e culturale americano.

Quando pensiamo al primo grande atleta capace di far sentire la sua voce su tematiche extra sportive non possiamo non citare Ferdinand Lewis Alcindor Jr, meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar, uno dei più grandi personaggi del Novecento sportivo mondiale.
C’era anche lui insieme a Bill Russell per sostenere Muhammad Alì dopo il suo rifiuto di andare a combattere in Vietnam, un sostegno concreto nel momento più difficile del fu Cassius Clay.

Nato ad Harlem, New York, il 16 aprile 1947, il futuro Kareem cresce alla Power Memorial Academy prima e a UCLA dopo, incontrando sul suo percorso coach John Wooden che segnerà profondamente la sua identità sul parquet e fuori da esso.
Un rapporto che è andato ben oltre quello tra coach e giocatore che è durato fino all’ultimo giorno di vita del leggendario allenatore di UCLA.
Il suo fisico statuario gli consente di dominare il mondo del college, tanto che diverse squadre professionistiche iniziano a mettere gli occhi su questo ragazzone che a soli nove anni misura già 180 centimetri.

Nel 1969 arriva l’approdo in NBA a Milwaukee dove resterà per sei stagioni vincendo un titolo e mostrando il suo talento offensivo che gli permette di segnare oltre 14mila punti in maglia Bucks. Proprio a Milwaukee avviene la sua conversione all’Islam con conseguente cambio di nome, ma il meglio della sua carriera arriva a Los Angeles.

Nel 1975 ecco il trasferimento ai Lakers, una franchigia da sempre “condannata” a vincere per storia e blasone.
In gialloviola Kareem prende la pesante eredità del suo idolo Wilt Chamberlain e gioca altre 14 stagioni (rimanendo sul parquet fino a 42 anni) diventando insieme a Magic Johnson il centro di gravità permanente dei Lakers dello Showtime che gli consentono di aggiungere altri cinque titolo NBA al suo palmares.
I suoi occhialoni, resi necessari da un problema alla cornea avuto mentre militava a UCLA, sono l’immagine perfetta per racchiudere quel periodo magico per i Lakers.



Il suo “Gancio-Cielo” è stato uno dei movimenti più immarcabili della storia del gioco per l’altezza dalla quale veniva scagliato il tiro e per l’eleganza unica del suo rilascio. Una tecnica che ha sviluppato al college per sopperire al divieto di schiacciare che era stato imposto per arginare il suo strapotere fisico e tecnico.
Tutto inutile: per il coach di quei Lakers Pat Riley il gancio di Kareem è l’arma più devastante della storia della NBA. Difficile dargli torto.

Una carriera straordinaria con 38387 punti segnati, ma la sua grandezza ha straripato gli argini dello sport: la sua lotta per i diritti civili degli afroamericani gli è valsa la stima di tutti, a partire dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama che nel 2016 gli ha consegnato la medaglia presidenziale della libertà, un riconoscimento più che meritato per un uomo che ha sempre messo davanti a tutto la libertà di opinioni e l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, lottando quotidianamente per far accettare questa idea.

L’immagine più recente è del 7 febbraio scorso quando Kareem ha assistito in prima fila al superamento del suo record da parte di LeBron James nel match contro OKC.
È stato proprio Jabbar il primo a congratularsi con LBJ per questo grande risultato che gli ha tolto un record durato quasi quarant’anni.
LeBron ha sempre tributato il doveroso rispetto nei confronti di un gigante, in tutti i sensi, dello sport mondiale ed è giusto che sia stato lo stesso James in maglia Lakers a prendere il primo posto nella classifica dei marcatori all-time della NBA.

Un passaggio di consegne tra due fuoriclasse del parquet che hanno fatto sentire la propria voce anche su vicende che esulano dallo sport.
Se il mondo prova ogni giorno a essere un posto migliore lo dobbiamo a persone come Kareem Abdul-Jabbar.

Stefano Villa-reporter cooperator contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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