Dopo 10 giorni dalla sentenza che ha terremotato la classifica della serie A penalizzando di 15 punti la Juventus, sono state pubblicate le motivazioni della sentenza emessa dalla sentenza della corte d’appello federale della Figc in merito alla questione legata alla plusvalenze.
Secondo i giudici dell’ordinamento calcistico italiano la Juventus sarebbe colpevole di un “illecito grave, consapevole e prolungato”, atto sostanzialmente a modificare artatamente i suoi bilanci e quindi a permettersi la compravendita di alcuni calciatori in modo “fraudolento”.
La motivazione che ha indotto la corte ad essere così dura nei confronti della Juventus e a riaprire un processo, già chiuso con l’assoluzione della società bianconera nello scorso maggio, fanno riferimento alle intercettazioni prodotte dalla procura di Torino nei confronti dei massimi dirigenti della Juventus, Andrea Agnelli in testa.
È qui che si configura il paradosso della nostra giustizia sportiva, che ha bisogno di prove fornite dalla Procura della Repubblica di Torino, ma che non può aspettare gli esiti dell’eventuale processo penale.
Sappiamo che il vizio primigenio della cosiddetta giustizia sportiva del nostro Paese, così come avvenne nel 2006, con lo scandalo di Calciopoli, è di essere necessariamente frettolosa e sommaria, e di non poter giudicare i fatti con la necessaria calma e aspettando le prove anche a sostegno delle tesi difensive.
Intanto la Juventus ha preannunciato che entro 30 giorni presenterà ricorso presso il Collegio di garanzia del CONI, sottolineando come le motivazioni della sentenza pubblicate in data odierna siano frutto d’illogicità ed infondatezza.
Luca Dal Bon-redazione. PILLOLE SPORTIVE. ATTUALITÀ.

