Ritratti Sportivi di Stefano Villa: EMILIO BUTRAGUEÑO E IL SANGUE BLANCO DEL BUITRE



Un ragazzo che aveva il destino scritto nelle stelle: il Ritratto Sportivo di “El Buitre” Emilio Butragueño, un’icona del Real Madrid.

Quando tuo padre ti iscrive al fan club del Real Madrid un’ora e mezza dopo la tua nascita, il tuo destino è scritto nelle stelle.
Questa è la storia di un ragazzo nato nel 1963 che ha iniziato la sua vita sportiva giocando a basket prima di diventare il centravanti del Real per oltre dieci anni, uno dei migliori giocatori della sua generazione.
Questa è la storia del “El Buitre” Emilio Butragueño Santos.

“El Buitre”, l’avvoltoio, per l’assonanza con il cognome e la sua capacità di scattare lasciando sul posto il suo marcatore prima di depositare il pallone in rete, rapace come un avvoltoio. Fu il giornalista spagnolo Julio Cesar Iglesias a dargli il soprannome che lo accompagnerà per tutta la carriera.

Il primo allenatore a capire il suo potenziale è Vujadin Boskov, lo stesso tecnico capace di vincere lo scudetto con la Sampdoria della coppia Mancini-Vialli, che lo vede nelle giovanili del Madrid e predice per lui un grande futuro: il saggio Vujadin non sbaglierà.

Il 5 febbraio 1984 Butragueño fa il suo debutto con la maglia delle Merengues.
È Alfredo Di Stefano, la mitica Saeta Rubia, a dargli la prima chance tra i grandi. Un passaggio generazionale tra il fuoriclasse di un tempo e il nuovo campione pronto a sbocciare. E l’esordio è qualcosa di incredibile.

La gara contro il Cadice ultimo in classifica dovrebbe essere una formalità per i Blancos, ma alla fine del primo tempo è 2-0 per il fanalino di coda.
Al rientro in campo Don Alfredo schiera quel ragazzino dai capelli ricci con le lentiggini sul viso, è la svolta.
Al 60′ Butragueño realizza il 2-1 con un rasoterra imparabile, Gallego trova la parità e ancora “El Buitre” insacca sulla respinta corta del portiere per il definitivo 2-3. A Madrid è nata una stella.

Il Real non sta vivendo un periodo storico facile. Serve una rivoluzione tecnica e dalle giovanili ci sono alcuni giovani talenti in rampa di lancio, capeggiati proprio da Butragueño.
“La Quinta del Buitre” (la corte dell’avvoltoio) è composta da Emilio, dal roccioso difensore Manolo Sanchís, da Miguel e Martin Vazquez (quest’ultimo visto anche al Torino) e dalla punta Miguel Pardeza.

Si apre un ciclo di vittorie importanti per il Real che vince cinque volte consecutive la Liga, eguagliando il record del grande Real Madrid degli anni ’60. In attacco i Blancos possono contare su un tridente formato da Butragueño, Hugo Sanchez e Jorge Valdano, inarrestabili.

In campo europeo Butragueño vincerà due Coppe UEFA (epiche le sfide contro l’Inter, avversario diventato habitué per il Madrid in quella fase storica, spesso decise proprio da Butragueño). Unico rimpianto, non aver mai vinto la Champions League/Coppa dei Campioni con la camiseta bianca.
Il Real stava vivendo un momento non semplice a livello internazionale, più unico che raro visto il palmares del club spagnolo.

Il rapporto con la Spagna è basato sui gol, il suo marchio di fabbrica, ma non sulle vittorie. Il grande ciclo di successi delle Furie Rosse è ancora lontano e Butragueño non riesce a togliersi soddisfazioni di squadra con la maglia della sua nazionale.
Una gara da ricordare, però, c’è. Ottavi di finale dei Mondiali di Messico ’86, i primi di Emilio. Avversario la Danimarca, spazzato via con un sonoro 6-1, con “El Buitre” che realizza un poker.
Una prestazione che lo inserisce nel Gotha della competizione.

Dopo la fine della sua esperienza al Real, nel gennaio 1995 lo spagnolo emigra in Messico per indossare la maglia dell’Atletico Celaja e ritrovare come compagni Hugo Sanchez e Michel. Tre stagioni con 29 reti prima di ritirarsi nel 1998 a 35 anni.

Appese le proverbiali scarpette al chiodo, per lui si riaprono le porte del Santiago Bernabeu.
Diventa dirigente dei Blancos nel 2001 e ci resta fino ai giorni nostri (con una breve eccezione tra il 2006 e il 2009) dimostrando capacità anche in questa nuova veste. Elegante nei modi, signorile e con la parola giusta al momento giusto: anche dietro alla scrivania Emilio Butragueño rimane un fuoriclasse.

E pensare che da ragazzo il primo club ad offrirgli una chance concreta è stato l’Atletico Madrid…
La stessa cosa accaduta in seguito a Raul Gonzalez Blanco, ma per entrambi esisteva una sola maglia, quella bianca del Real Madrid.

Stefano Villa-contg.news

Pubblicato da Emanuele Dondolin

Direttore Responsabile ed Editoriale di Contg.News Iscritto all'Ordine dei Giornalisti Pubblici

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