Si sono appena conclusi i Mondiali di Qatar 2022, i più controversi e discussi di sempre per questioni extracampo, con la vittoria dell’Argentina.
Una manifestazione che ha regalato colpi di scena, storie da raccontare e record frantumati, oltre a regalare il definitivo passaggio generazionale dalla coppia Messi-CR7, vecchi leoni che sanno ancora ruggire, specialmente Leo, ai nuovi fuoriclasse del pallone guidati da Mbappe. Il futuro del calcio globale è in buone mani.
Non sono mancati i successi a sorpresa, come la vittoria dell’Arabia Saudita sull’Argentina o la doppia affermazione del Giappone su Germania e Spagna nel girone eliminatorio.
Partite che dimostrano un dato inconfutabile: la forbice tra le squadre che da sempre sono riconosciute come top e le altre formazioni si è ridotta drasticamente, rendendo ogni partita estremamente incerta e divertente.
Vanno letti in questo senso i passaggi del turno di Giappone, Marocco e Senegal, vere sorprese impronosticabili alla vigilia.
La storia delle storie è certamente quella che vede protagonista il Marocco, la prima squadra africana a raggiungere le semifinali.
Una squadra che ha dimostrato di possedere qualità tecniche importanti unite a una disposizione tattica molto interessante che ha reso la vita difficile a tutte le compagini che hanno dovuto affrontare Hakimi e compagni. Il sogno si è interrotto in semifinale, ma quella dei ragazzi di Regragui resta la favola più bella di questa edizione del Campionato del Mondo.
Squadre considerate sorprese, ma anche grandi delusioni. Rientrano in questa categoria Germania e Belgio, entrambe potenziali finaliste eliminate nel girone. Compagini arrivate alla fine dei rispettivi cicli e che ora sono chiamate a una rivoluzione generazionale.
Anche Spagna e Brasile, per motivi diversi, non sono riuscite ad arrivare fino in fondo nonostante rose di alto livello che si sono scontrate con una lotteria di rigori indigesta. A queste nazioni va aggiunta un’ulteriore triste nota stonata.
L’assenza dell’Italia, unica grande a non prendere parte alla kermesse qatariota.
Una mancanza pesante che non abbiamo ancora assimilato e che va ad aggiungersi alla mancata qualificazione del 2018 quando anche in Russia fummo spettatori.
Sono stati i Mondiali passati alla storia per i recuperi XXL che hanno sollevato ancora una volta un polverone intorno al tempo effettivo. Un tema complesso di difficile risoluzione, ma alla ripresa del campionato italiano vedremo recuperi extralarge. E non mancheranno le polemiche…
Rimanendo sulle questioni arbitrali questo è stato il Mondiale della prima volta di un direttore di gara donna, la francese Stephanie Frappart, segno di un cambiamento ormai tangibile e non più rinviabile.
Ma torniamo al calcio giocato e arriviamo all’atto finale. Argentina-Francia, Messi contro Mbappe.
Una finale che si preannunciava molto equilibrata si è trasformata in una sinfonia albiceleste nella prima frazione con il maestro Leo Messi a dirigere l’orchestra con cambi di spartito continui, coadiuvato da un Di Maria d’annata.
Francia in confusione nel primo tempo, a partire dal CT Didier Deschamps che ammette l’errore tattico togliendo un impresentabile Dembele e Giroud ancor prima dell’intervallo, con il milanista che non l’ha presa affatto bene.
Nel secondo tempo Argentina in controllo senza affanno fino all’errore di Otamendi che regala il rigore a Mbappe che trova subito dopo la doppietta.
Una partita che era totalmente chiusa si riapre improvvisamente per l’ansia che ha pervaso gli argentini quando la Coppa era lì, ad un passo: non c’è nulla di più normale per chi tifa questa nazionale.
Nei supplementari l’ingresso di Lautaro Martinez porta alla doppietta di Messi, ma Mbappe ancora dal dischetto per la tripletta personale (seconda nella storia dopo quella di Hurst nel 1966).
I rigori vedono l’Argentina trionfare, un successo meritato che cementifica la leggenda della Pulce.
E siamo certi che da lassù Diego Armando Maradona stia esultando come 36 anni fa in Messico.
Stefano Villa-contg.news
