Devo ammettere che su questo argomento, purtroppo, è sempre
entrato in gioco il mio profondo essere “boomer”.
Il tatuaggio.

Ricordo che, quando ero bambino, se incontravo qualche persona “tutuata”, anche istigato a questo dai miei genitori, me ne tenevo alla larga convinto che si trattasse di un uomo che aveva in passato avuto problemi con la legge.
Oggi ovviamente non è più così.
Il tatuaggio, nelle sue più svariate forme, è un fenomeno dilagante, una specie di virus, da cui pochi sono immuni.
E dunque credo sia normale chiederci il perché di questo fenomeno.
Per quale motivo giovani e anche meno giovani, sono disposti a pagare cifre anche considerevoli per poter vedere disegnato su braccia, gambe, torace e qualche volta perfino sul volto, disegni
solo raramente particolari e spesso invece dozzinali ?

Qual è la molla esistenziale che spinge un ragazzo a spendere il primo stipendio in un tatuaggio ?
Ebbene, credo si tratti di una delle domande più difficili a cui ho
cercato di rispondere.
Lo ammetto. Non capisco.
Forse, e sottolineo forse, si tratta del desiderio di sentirsi parte integrante del gruppo. Un poco come avveniva con certe “gang” di lontana memoria, che si affiliavano tatuandosi sulla pelle il logo
della banda.
In realtà non è poi così vero che non riesco a comprendere i tatuaggi e chi li porta impressi sul corpo.
Roberto Pareschi