Un personaggio che ha fatto della forza fisica e della sregolatezza la sua ragion d’essere. Andiamo a conoscerlo nei dettagli in occasione del suo 53esimo compleanno.
“Ha giocato solo poche stagioni ad alto livello, ma in quel periodo faceva saltare le aree avversarie con il tritolo”, con questa meravigliosa definizione l’inimitabile Federico Buffa ci spiega cos’è stato Shawn Travis Kemp nella storia della NBA degli anni ’90 e dei Seattle Supersonics, una franchigia storica che manca terribilmente a questo sport e ai tanti tifosi italiani che hanno amato e continuano a sperare nel ritorno di questa squadra.
Con Gary Payton ha formato una delle coppie più elettrizzanti della NBA di quel magico periodo, alla pari di Jordan-Pippen ai Bulls e Stockton-Malone ai Jazz, gli highlights erano all’ordine del giorno con questi due.
Ma non pensiate che Shawn Kemp sia stato solo una macchina da giocate cinque stelle extra lusso.
Il lungo nato a Elkhart, piccola cittadina dell’Indiana, il 26 novembre 1969 ha contribuito a rivoluzionare il ruolo di centro NBA: non più il classico bigman tutto muscoli e zero atletismo da piazzare sotto il tabellone per renderlo inviolabile come era sempre stato, con rare eccezioni, fino a quel momento.
Kemp ha unito forza ed esplosività in maniera unica, una (quasi sempre) lucida follia creativa sotto canestro.
E così ‘Reign Man’, azzeccato soprannome affibbiatogli dal radiocronista gialloverde Kevin Calabro, è stato una delle armi principali dei Supersonics che raggiunsero la finale NBA nel 1996, una sconfitta meno netta di quello che disse il risultato finale di 4-2 contro gli invincibili Chicago Bulls.
Sembra l’inizio di un qualcosa di veramente importante per la franchigia, invece quella finale sarà il risultato migliore raggiunto da quel gruppo allenato da George Karl che non riesce a migliorarsi.
A sorpresa Seattle decide di non concedergli un sostanzioso adeguamento economico e per Kemp questo significa una cosa sola: il suo tempo nella città dello Smeraldo è terminato.
Si accorda con Cleveland che lo ricopre di dollari, ma nonostante le sue medie rimangano interessanti con i Cavaliers non arrivano risultati di rilievo. E qui inizia la discesa agli inferi.
Dipendenze, sette figli riconosciuti con sei diverse donne, problemi di sovrappeso difficili da superare: Kemp non è più il giocatore che tutti ricordavano, e il mega contratto firmato con i Cavs non aiuta a trovare una nuova sistemazione.
Dopo un infruttuoso passaggio a Portland prova a rilanciarsi nel 2003 con gli Orlando Magic dei giovani Grant Hill e Tracy McGrady, ma sarà solo un altro buco nell’acqua.
Al termine di quella stagione annuncia il suo ritiro, ma con Kemp ogni decisione va presa con le molle. E infatti ecco il colpo di teatro.
Dopo cinque anni di inattività, nel 2008 la Premiata Montegranaro annuncia l’arrivo del ‘Reign Man’ in Italia. A 39 anni Shawn si presenta con tante buone intenzioni e altrettanti chili di troppo, ma dopo solo qualche allenamento e un paio di amichevoli rescinde il contratto che lo legava al club marchigiano a causa dell’uragano Ike che ha creato numerosi danni alla sua abitazione negli USA.
Ora è finita davvero.
Una volta smesso con la pallacanestro giocata, Kemp ha provato a rimettere insieme le tessere della sua esistenza superando le dipendenze e dedicandosi alla carriera di Shawn jr., il suo erede al trono.
In una recente manifestazione svoltasi a Seattle è tornato a farsi vedere al fianco di quel Gary Payton che è stato il giocatore che gli ha permesso di rendere al meglio, nostalgia e lacrime per i tanti supporters gialloverdi.
Gli anni passano (oggi per lui sono 53, auguri!) e il fisico non è più quello di un tempo, ma la standing ovation riservatagli dai tifosi dei Supersonics è sempre da brividi.
Dopotutto quando pensi ai Sonics il pensiero non può che andare subito a Shawn Kemp, un giocatore semplicemente straordinario.
Stefano Villa
