Se il campionario, descritto nello scorso articolo, degli esseri umani strani e bizzarri che popolano l’Oriente appare ricco e articolato, non meno variopinto si presenta quello degli animali mostruosi: l’elenco che qui propongo è solamente indicativo e si potrebbe integrare con tantissime altre voci. Un primo aspetto che colpisce è un diffuso gigantismo: si parla di topi indiani grossi come volpi, tartarughe giganti, cani enormi che uccidono i leoni, ippopotami così mastodontici che in un’ora possono trascinare in acqua 300 uomini e divorarli. L’uccello Rukh ha un’ala di 80 palmi ed è in grado di sollevare un elefante, mentre le formiche giganti sorvegliano le miniere d’oro.

Altre creature sono decisamente più simili a mostri: i conopeni della Persia, con testa di cane e criniera di cavallo, che spirano fuoco dalle narici; il dente tiranno, con tre corna in fronte, che uccise ventisei soldati di Alessandro Magno; la belva con una testa di coccodrillo e un’altra a forma di falce lunare. Spaventosi e inquietanti sono ovviamente i rettili: gli stari, dal grande corpo variopinto, i serpenti della valle Jardia (India), che si nutrono di pepe bianco e producono smeraldi dal collo, per non parlare dei serpenti dalle due teste crestate, che avanzano eretti come uomini, sprizzando veleno dagli occhi e fiato mortifero dalle lingue mobilissime. Non mancano perfino esseri a metà strada tra il regno animale e quello vegetale: sulle montagne del mar Caspio nascono dei poponi molto grossi, al cui interno si trova un piccolo agnello vivo, che può essere consumato tanto quanto il popone maturo.

Come dicevamo la volta scorsa, di fronte a simili descrizioni si sarebbe tentati di accennare un sorriso di superiorità: che gente ingenua! Ma a parte che in quanto a credulità non stiamo male nemmeno noi moderni (e gli esempi non mancherebbero), lo storico deve chiedersi il senso di tali credenze: sono ascrivibili al gusto per l’esotico e al fascino di terre sconosciute? Certamente sì, ma non solo: possiamo aggiungere almeno altre due motivazioni più “teologiche”. In primo luogo, questi esseri straordinari dimostrano l’onnipotenza divina: il Creatore può dar vita a ciò che vuole, e nell’inesauribile molteplicità del creato ogni specie ha il suo fine e la sua dignità.

In secondo luogo, le stranezze che emergono da questi racconti dicono, in un certo senso, che noi europei siamo dalla parte “giusta” del mondo: se nelle lande più estreme dell’Asia vivono genti dall’aspetto quasi più ferino che umano, a noi è stata riservata la parte a cui Dio, con la Parola e i Sacramenti, ha donato ordine e civiltà in questa vita e salvezza nell’altra.
Giulio Pavignano-Redazione