a cura della Rubrica #storia&fede
Francesco non ebbe, né desiderò, alcuna carica all’interno della gerarchia ecclesiale. Non volle nemmeno
diventare sacerdote, ritenendosi indegno di un ministero così importante per la comunità cristiana.
Nonostante questo, la sua figura rimane centrale nell’intera storia del cristianesimo: in questo breve articolo
intendo solo ricordare il fondamentale aiuto che egli, con le azioni e le parole, offrì alla Chiesa del suo tempo
per superare una fase di grande difficoltà. Mi soffermo in particolare su due aspetti.

In primo luogo, Francesco, pur non predicando mai apertamente contro le dottrine degli eretici, con i propri
discorsi ne contestò alla base i presupposti. I catari sostenevano che questo mondo è emanazione di un dio
malvagio e che la realtà materiale è totalmente corrotta: Francesco, con l’amore per ogni essere vivente e
con il celebre “Cantico delle Creature”, afferma l’esatto contrario. La creazione è buona, e, pur non essendo perfetta, è dono di Dio: dobbiamo valorizzarla e ringraziare il Padre per avercela data, non fuggire da essa. I valdesi e altri dissidenti -soprattutto nelle loro frange più radicali – denunciavano la corruzione del clero al punto da ritenere che anche i laici potessero svolgere le funzioni del ministero: Francesco ribadisce continuamente il suo ossequio verso i sacerdoti, perché per grazia divina hanno il compito di trasformare le
specie eucaristiche nel Corpo e Sangue di Cristo.

In secondo luogo, con la nascita dei Frati Minori il Poverello di Assisi dona alla Chiesa un nuovo ed efficace strumento di azione pastorale. I frati vivono nelle grandi città, proprio dove la crescente urbanizzazione rende necessaria una più marcata presenza di religiosi: essi predicano, confessano, celebrano l’Eucarestia, aiutano concretamente i poveri. Il numero di sacerdoti tra i frati cresce (anche troppo, secondo Francesco, che rimase legato ad un modello di fraternitas in cui la componente non clericale era più forte), consentendo loro di svolgere una vera opera di rievangelizzazione delle plebi urbane.

Molti di loro, inoltre, si impegnano affinché vengano stilati accordi di pace tra le città in conflitto e, soprattutto, perché cessino le laceranti lotte tra fazioni cittadine. Proprio come i Predicatori fondati in quegli stessi anni da san Domenico, i Minori diventano un
punto di riferimento per i papi, che vi si appoggiano per tutta una serie di incarichi (provocando a volte, va
detto, qualche contrasto con il clero locale).

Pienamente inserito nella storia della Chiesa, san Francesco è dunque ben lontano da quell’ingenua figura
ecologista che alcuni moderni dipingono: testimone del Vangelo in maniera umile, scomoda e certo non sempre ben compresa, lascia un’eredità fondamentale in campo religioso, culturale e sociale, per cui il 4 ottobre non dovrebbe essere soltanto la festa del patrono d’Italia (altro segno della sua importanza!), ma un punto di riferimento per i cristiani di ogni luogo ed ogni tempo.
