I GIOCHI DEL BOOMER ROBERTO PARESCHI

Credo che la storia dei giochi attraverso le diverse generazioni sia una perfetta metafora della storia degli uomini degli ultimi anni.
Ovviamente posso solo riferirmi alle esperienze della mia generazione, abituata a un certo tipo di gioco.
Una generazione che oggi non riesce più a comprendere o direi meglio a giustificare come i ragazzi trascorrono il loro tempo dedicato al gioco.
Come non ricordare molti stupidi e semplici e umili passatempi !
Le palline che eravamo soliti far scontrare con un movimento del polso e che immancabilmente ci procuravano traumi di varia natura. Quale gradevole frastuono !
Le ragazze che si divertivano a far roteare sul bacino un cerchio. Bellissime!
Per quelli anche un poco più anziani di me, come non ricordare le bellissime trottole variopinte che rimanevano “ in piedi” per minutia roteare, con nostra grande soddisfazione.
Crescendo ho poi scoperto le carte da gioco ( cosa sono ? qualche ragazzo le conosce?). I giochi in scatola allora in vigore: il gioco dell’oca (oggi riservato alle case di riposo). Il gioco dei dadi. Lo “shangai”.
Le partite interminabili a “calcetto” , davvero il passatempo più entusiasmante.
Il gioco die bottoni, con cui si simulava una partita di calcio tra due squadre con regole complicatissime e dove il divertimento era assicurato a costo zero.
E ovviamente anche a quell’epoca il calcio nel prato utilizzando – sia ben chiaro – il c.d. “Tele”, un pallone di gomma leggera che era difficilissimo indirizzare e che spesso aveva traiettorie imprevedibili. Ovviamente le partite erano giocate da noi ragazzi usando una qualsiasi scarpa leggera perché le scarpe da calcio erano un lusso riservato a pochi.
Quante ore trascorse in quel modo semplice e anche un poco banale. Eppure era gioia pura !
Poi sono arrivate i giochi elettronici , molto semplici, molto schematici ma comunque una grande novità che ci portava a trascorre molto tempo nelle “sale giochi” dell’epoca.
Oggi devo dire ho perso completamente di vista il fattore gioco.
Vedo nelle stanze dei bambini montagne di complicatissimi giochi in scatola, bambole, pseudo passatempi scientifici tutti abbandonati al loro destino perché purtroppo l’unico modalità di gioco oggi conosciuta è quella che potrei definire dell’elettronico “ spinto”.
Ore ed ore davanti alla televisione simulando ( e non giocando) partite di tennis, di calcio o di ogni altro sport o utilizzando complessi giochi quasi sempre cruenti che permettono di personificare invincibili guerrieri capaci di ogni azione nefanda, dove la morte è la normalità.
Ecco, ogni volta che mi capita di assistere a queste “battaglie” , lo confesso, estraggo dal baule dei ricordi la mia trottola e gioco con me stesso a batter il record di permanenza in equilibrio.
Provare per credere quanto sia bello!

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