Un viaggio all’interno della numerologia nel mondo del calcio. Aneddoti, storie ai limiti dell’incredibile e episodi unici.
Sono particolari, alcuni ricordano giocatori specifici, altri sono l’essenza del calcio: i numeri di maglia hanno da sempre ricoperto un ruolo importante nella storia dello sport, e il calcio non è da meno.
Da chi lo sceglie per tributare un idolo di infanzia (è il caso di Massimo Ambrosini che è sempre sceso in campo con la casacca numero 23 per rendere omaggio al suo idolo cestistico Michael Jordan) o chi lo sceglie per una questione scaramantica come nel caso del “segna semper lu” Maurizio Ganz che anche lui vestiva il numero 23, ma per un altro motivo: diciamo che nella smorfia napoletana questo numero sta a significare molta, molta fortuna.
Il caso più incredibile è quello del portiere Marco Fortin, in passato estremo difensore di Cagliari e Siena, che scendeva in campo con la maglia numero 14 per l’assonanza tra il suo cognome e la pronuncia del suo numero in inglese (fourteen). Il più grande “esponente” della 14 è sicuramente Johan Cruijff che negli anni ’70 dominava i campi di tutto il mondo con le maglie di Ajax, Barcellona e Olanda, tutte griffate dall’insostituibile 14. Certo, ci sarebbe anche un certo Thierry Henry, magnifico 14 di Arsenal e Barcellona, ma Cruijff era oggettivamente di un’altra pasta-
Sono lontani i tempi in cui i giocatori scendevano in campo senza numero fisso ma in base al ruolo che veniva ricoperto. Dal 1 del portiere al 9 della punta centrale passando per le ali con 7 e 11 fino alla 10, simbolo di fantasia e genialità.
E proprio il numero 10 ha vissuto una storia particolare, raccontata in maniera più che straordinaria da Federico Buffa in uno degli episodi di “Storie Mondiali”: nel 1958 la Selecao non aveva segnato nella distinta i numeri di maglia da assegnare ai verdeoro. Cosi un funzionario svedese della FIFA decise di affidare la casacca numero 10 ad Edson Arantes Do Nascimento che passerà alla storia come Pelé. Da quel preciso momento i più grandi interpreti del gioco l’hanno indossata: Baggio, Zidane, Platini, Maradona, Mattheus e Ronaldo sono solo alcuni dei fenomeni che hanno avuto molta fortuna nei rispettivi team con questo numero, scrivendo pagine e pagine della storia calcistica recente.
Oggi la numerazione può andare dalla 1 alla 99 e molti hanno iniziato ad indossare l’anno di nascita (il 97 di Federico Bonazzoli è solo uno di una lunga serie di esempi) o il doppio nove per le punte come Ronaldo al Milan, Lucarelli al Livorno e Cassano all’Inter, al Milan e al Parma.
Come abbiamo già visto il numero 9 è sempre stato sulle spalle dei grandi bomber come Marco Van Basten nel Milan di Arrigo Sacchi, ma Ivan Zamorano, una volta arrivato all’Inter, trovò quella maglia occupata da Ronaldo. E come gliela togli quella maglia al Fenomeno? Allora il puntero cileno optò per una strana casacca numero 18, ma tra le due cifre era presente il simbolo +, così da leggere 1+8 che alla fine da sempre 9.
Purtroppo oggi il numero di maglia è più un elemento di merchandising, come dimostrato nel recente passato dalla numero 10 di James Rodríguez, fantasista di talento mai sbocciato al Real Madrid. Al suo arrivo al Santiago Bernabeu ha portato nelle casse dei Blancos qualcosa come 33 milioni di euro frutto della vendita di 345.000 magliette in poche ore, quasi la metà del valore del suo cartellino valutato 80 milioni di euro.
Sono lontani i tempi del calcio romantico dove i tifosi riconoscono il giocatore in base al numero di maglia, forse troppo lontani da quei tempi.
Stefano Villa – reporter cooperator
L’opinione sportiva di Stefano Villa: I NUMERI CHE HANNO SCRITTO LA STORIA DEL CALCIO
