Ritratti Sportivi di Stefano Villa: VALERIJ LOBANOVS’KYJ, IL SERGENTE DI FERRO

Un vero e proprio innovatore della storia del calcio sovietico e non solo. Ecco il ritratto sportivo dell’allenatore ucraino Valerij Lobanovs’kyj.

Valerij Lobanovs’kyj è stato uno dei più grandi giocatori dell’URSS e della Dinamo Kiev, club con il quale ha disputato la parte migliore della sua carriera.

Talento e sregolatezza al potere, non proprio le migliori caratteristiche per diventare un tecnico di successo. Eppure Lobanovs’kyj non solo è stato un grande tecnico ma un vero e proprio rivoluzionario del calcio alla pari di un suo illustre collega che proprio in quel periodo (fine anni ’60), stava arrivando al gotha del calcio, quel Rinus Michels che ha ideato e sviluppato il “Calcio Totale”, metodo di gioco portato al successo dall’Ajax e dalla Nazionale Olandese, ribaltando la concezione del gioco che dopo il suo avvento non è stato più lo stesso.

Il tecnico ucraino in panchina era esattamente l’opposto in termini caratteriali di quando giocava: fervore, grinta e disciplina diventano concetti fondamentali del suo credo calcistico, che con il tempo risulterà vincente.
Nel 1969 inizia ad allenare al Dnipro dove in quattro stagioni non ottiene risultati di rilievo, ma questa esperienza sarà il suo trampolino di lancio per ottenere la più prestigiosa panchina del paese: quella della Dinamo Kiev, dove arriva nel 1973.

Il club ucraino, sotto la sua guida, ottiene risultati incredibili: in nove anni vince cinque campionati sovietici, tre Coppe dell’URSS, una Supercoppa dell’Unione Sovietica, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea, uno dei cicli più vincenti della storia del calcio. Nel frattempo venne chiamato ad allenare anche la Nazionale dell’URSS con la quale ottenne un terzo posto alle Olimpiadi di Montreal 1976.

Nel 1984 torna alla Dinamo Kiev dove in sei anni conquista un’altra serie di trofei: tre campionati sovietici, tre Coppe dell’URSS, due Supercoppe dell’Unione Sovietica e una Coppa delle Coppe. Ormai la fine dell’URSS è acclarata e Lobanovs’kyj è tra i primi a capire che la nazione è allo sbando: nel 1990, dopo i Mondiali Italiani, viene chiamato ad allenare la Nazionale degli Emirati Arabi Uniti e nel 1994 passa ad allenare il Kuwait, in entrambi i casi senza grande successo.

Nel 1997 torna per la terza ed ultima volta alla Dinamo Kiev ed è ancora una volta trionfo: cinque campionati ucraini, tre Coppe d’Ucraina e due Coppe della CSI arricchiscono un palmares già leggendario. Nel frattempo allena la Nazionale Ucraina all’alba del nuovo millennio, un riconoscimento alla sua carriera che si concluderà improvvisamente il 13 maggio 2002 quando un ictus lo colpisce in maniera mortale.

Ci lasciò così uno dei più grandi allenatori che abbia mai messo piede su un campo da calcio, un sergente di ferro che per i suoi metodi duri si guadagnò il soprannome di “Colonnello”, ma molti campioni devono molto a Lobanovs’kyj: Zagarov, Blochin, Belanov, Rebrov e Shevchenko devono molto del loro successo ai metodi di lavoro del Sergente di Ferro. Il campione ucraino del Milan ha posato sulla tomba del suo maestro la medaglia vinta a Manchester con i rossoneri nella finale di Champions League contro la Juventus del 2003. 

La Dinamo Kiev gli ha dedicato giustamente lo stadio con tanto di statua al di fuori, un riconoscimento dovuto per un allenatore che ha scritto la storia del club: Valerij Lobanovs’kyj, il Sergente di Ferro.

Stefano Villa – reporter cooperator

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