Pittoresco, vulcanico, controcorrente, grande conoscitore di calcio: Luciano Gaucci ha segnato un’epoca che appare ormai lontana del nostro calcio.
Quando pensiamo a un personaggio che nel mondo del calcio avrebbe potuto fare tutto e il suo contrario non possiamo non citare Luciano Gaucci. Un uomo pittoresco che ha saputo costruire un impero e che nel calcio ha dato lustro a una piazza di provincia come Perugia, ma andiamo con ordine.
Dopo aver fatto parte della dirigenza della Roma, sua squadra del cuore, nel periodo del presidente Dino Viola e aver provato invano ad acquistare la società giallorossa, Gaucci tenta di acquistare altre squadre tra cui la Lazio e già questo ci dice molto sul personaggio e sulla sua capacità di andare controcorrente.
Nel 1991 riesce a comprare il Perugia, squadra che in quel momento si barcamena con difficoltà in Serie C, dando inizio ad un periodo molto importante per la società umbra.
Arriva la promozione in Serie B, subito revocata per aver “regalato” un cavallo al suocero di un arbitro che gli vale una squalifica di tre anni, e la scalata non si ferma fino al ritorno in Serie A.
Tra il serio e il faceto il Perugia di Gaucci conquista un’Intertoto diventando una presenza fissa nel massimo campionato italiano lanciando giovani come Materazzi, Nakata e Grosso e provando ad ingaggiare due futuri campioni come Klose e Robben.
Tuttavia anche altre “mosse” vengono ricordate: quando alla Viterbese, altro club in suo possesso, portò Carolina Morace come allenatrice facendola diventare la prima donna ad allenare un team maschile, oppure l’idea di portare al Perugia retrocesso in Serie B Kalle Riedle, centravanti del Borussia Dortmund che aveva appena vinto la Champions League, senza dimenticare la volta in cui provò ad ingaggiare il canadese Ben Johnson, velocista con un passato macchiato dal doping, per farlo diventare preparatore atletico del Perugia.
Altre idee vulcaniche di Gaucci sono rimaste nella storia, come l’ingaggio dell’ecuadoregno Nine Kaviedes dopo aver visto esclusivamente le sue statistiche su internet, una boutade in stile Gaucci diventata leggenda come la lite con il presidente del Bari Matarrese, quando ancora il calcio sembrava alla portata di tutti.
I due colpi di scena più incredibili sono però i seguenti: nell’estate 2002 cacciò, rinunciando a diversi milioni, il coreano Ahn, “reo” di aver segnato la rete che estromise l’Italia dai Mondiali, ma la più eccezionale riguarda la calciatrice Birgit Prinz che Gaucci voleva mettere sotto contratto chiedendo una deroga per farla giocare con gli uomini.
L’operazione non andò in porto e, qualche anno dopo, Gaucci si “consolò” ingaggiando il figlio di Gheddafi, nemmeno lontanamente un giocatore in grado di scendere in campo in Serie A.
Negli ultimi anni, dopo aver chiuso con il Perugia e aver guidato in maniera non proprio impeccabile Catania e Sambenedettese insieme al figlio Alessandro, Gaucci si stabilì a Santo Domingo per la fase finale della sua vita. Morì il 1 febbraio 2020.
Un uomo che con le sue trovate pubblicitarie e una grande conoscenza del calcio ha segnato un’epoca irripetibile del nostro football.
Uomini come lui e come Romeo Anconetani rendevano lo sport un fenomeno di costume più vicino a tutti i tifosi che, infatti, rimpiangono i tempi in cui Luciano Gaucci imperversava in un calcio ancora lontano da proprietà straniere e fondi di investimento.
Un calcio che era decisamente più romantico.
Stefano Villa – reporter cooperator
