Il fuoriclasse di Malmoe ha segnato un’epoca del calcio mondiale con qualità e tanta, tanta autostima.
Zlatan Ibrahimovic è stato uno di quei giocatori che ha sempre spostato gli equilibri, fin dai tempi del Malmoe dove iniziò a dimostrare il suo grande talento unito ad un carattere a prova di bomba mostrato quando, entrando nello spogliatoio da novello rookie, disse: “Io sono Zlatan, voi chi cavolo siete?” (l’espressione utilizzata era ben più colorita).
Ibra diventa ben presto un punto di forza della squadra, tanto da attirare le attenzioni dell’Arsenal e, soprattutto, dell’Ajax che lo porta ad Amsterdam.
Quì lo svedese inizia a far vedere tutto il suo talento spropositato, una tecnica incredibile per un uomo di oltre 190 cm che da giovane ha ottenuto la cintura nera di taekwondo, arte marziale che gli permette controlli di palla e colpi impensabili agli altri, colpi che diventano la sua forza.
Dopo quattro stagioni in Olanda Luciano Moggi, dirigente della Juventus che ha instaurato il meccanismo che ha portato a Calciopoli ma grande conoscitore di calcio, investe sul suo talento.
Ibra rimane in bianconero fino allo scoppio dello scandalo di Calciopoli, quando la Vecchia Signora viene retrocessa in Serie B e per lo svedese si apre un’asta mondiale vinta dall’Inter che lo acquista insieme a Patrick Vieira.
In nerazzurro diventa se possibile ancora più decisivo e in tre stagioni vince altrettanti campionati, oltre a Coppe Italia e Supercoppe Italiane, dimostrando la sua grande classe in ogni partita ma, nonostante il cambio in panchina a favore dello Special One Josè Mourinho, a livello europeo Ibra non riesce ad incidere come se avesse un blocco mentale.
Nell’estate del 2009 lo svedese chiede la cessione al Barcellona, convinto che con i Blaugrana arriverà a vincere la Champions, ma per uno strano scherzo del destino saranno proprio i nerazzurri ad eliminare gli spagnoli in semifinale prima di ottenere il successo contro il Bayern Monaco. Gli attriti con Guardiola convincono Ibra a tornare in Italia dopo una sola stagione, al Milan, dove in due campionati conquista uno scudetto a suon di reti, prima di passare al PSG insieme a Thiago Silva.
In Francia continua a fare quello che gli è sempre venuto bene, ossia dominare a piacimento, regalando perle di calcio al sofisticato pubblico transalpino, conquistando trofei su trofei, ma manca la consacrazione europea che arriverà, in parte, con la conquista dell’Europa League con il Manchester United allenato dal vecchio amico-nemico Mourinho.
L’esperienza in MLS con i Los Angeles Galaxy sembra il canto del cigno della carriera di Ibra, ma a 38 anni il Milan punta ancora su di lui. Nonostante i tanti infortuni la sua leadership continua a essere importante e lo sarà per la conquista dello Scudetto 2021.
Si ritira a 41 anni, ma la sua influenza fuori dal campo lo porta a diventare una star anche fuori dal calcio: Amadeus lo vuole al suo fianco per presentare il Festival di Sanremo e in questa veste Ibra dimostra un talento indiscusso.
Torna sulla sponda rossonera di Milano come consulente del proprietario Gerry Cardinale, un nuovo stimolante capitolo nella vita di Zlatan Ibrahimovic, il genio svedese che ha cambiato la storia del calcio.
Stefano Villa – reporter cooperator
Ritratti Sportivi: ZLATAN IBRAHIMOVIC, IL GENIO SVEDESE
