Un giocatore sensazionale che, suo malgrado, ha sempre vissuto nell’ombra di Michael Jordan. Ecco la storia di Scottie Pippen.
Per raccontare il personaggio protagonista di questo Ritratto Sportivo dobbiamo volare idealmente nella cittadina di Hamburg, Arkansas.
Qui nel 1965 nasce Scottie Pippen, uno dei giocatori più elettrizzanti di sempre.
Fin da ragazzo il futuro Hall of Famer dimostra una passione spasmodica per il gioco, unita a un talento e un fisico con pochi eguali. Sarà proprio il basket ad evitargli un lavoro nella cartiera della città natale, ma andiamo con ordine.
Al Draft del 1987 Pippen viene chiamato dai Seattle Supersonics, ma nella città dello Smeraldo non ci arriverà mai visto che viene immediatamente spedito ai Chicago Bulls in cambio di Olden Polynice, giocatore poi visto a Rimini. A volerlo in maniera decisa è il GM Jerry Krause, un uomo con cui Pippen avrà molti dissidi nella sua carriera ma decisivo nella costruzione della dinastia più vincente degli anni ’90.
Pippen dimostra di essere lo specialista difensivo di quei Bulls oltre ad essere un elemento fondamentale del celebre attacco a triangolo introdotto dalla coppia Jackson-Winter. Nel giro di pochi anni diventa uno degli atleti più forti della NBA, anche se le copertine finiscono inevitabilmente per celebrare Michael Jordan.
Con il primo ritiro di MJ Pippen diventa il giocatore franchigia non riuscendo a portare i suoi al titolo, ma al numero 33 va dato il merito di convincere Jordan a tornare sui suoi passi e dar vita al secondo three-peat dei Bulls.
Nel 1998, dopo la stagione vincente ma estenuante raccontata in “The Last Dance”, Pippen lascia Chicago per firmare un contratto più redditizio con Houston, ma i problemi alla schiena ne limitano l’utilizzo. Un quadriennio a Portland e il romantico ritorno ai Bulls sono le ultime tappe prima del ritiro nel 2004 (tornerà in campo per tre partite nel 2008 tra Finlandia e Svezia). Dopo il basket si dà all’imprenditoria fondando una compagnia di aerotaxi, l’Air Pip, che fallisce quasi subito.
Nel 2010 viene introdotto nella Hall of Fame di Springfield, un riconoscimento più che giusto per un giocatore che ha rivoluzionato il concetto stesso di ruolo prima dei vari LeBron James e Giannis Antetokounmpo.
Con l’uscita di “The Last Dance” Scottie Pippen è tornato alla ribalta per le evidenti differenze salariali tra lui e Jordan, scottanti verità emerse nella sua autobiografia “Unguarded”.
Un libro che ha portato alla luce varie polemiche, ma quel che è certo è che senza Scottie Pippen persino uno dei più forti giocatori di sempre avrebbe vinto qualche anello in meno: il secondo violino più forte di sempre.
Stefano Villa – reporter cooperator
Ritratti Sportivi: SCOTTIE PIPPEN, IL SECONDO VIOLINO
