Ritratti Sportivi: CLAY REGAZZONI, UN CAMPIONE DIVERSO DAGLI ALTRI

Il pilota ticinese ha corso in Formula Uno per un decennio, dal 1970 al 1980, guidando per Ferrari, BRM, Ensign, Shadow e Williams.

Gian Claudio Regazzoni, per tutti semplicemente Clay, nasce a Lugano il 5 settembre 1939 e fin da ragazzo coltiva la passione per i motori lavorando nella carrozzeria del padre Pio a Mendrisio. La sua amicizia con Silvio Moser, altro pilota elvetico che stava iniziando la sua carriera, lo introduce nel mondo delle corse e, dopo una lunga gavetta nelle Formule minori, nel 1968 viene assunto dalla Tecno in qualità di pilota collaudatore.

Il nome di Clay balza agli onori della cronaca nel 1970 quando si laurea Campione Europeo di Formula 2 con la scuderia bolognese ed esordisce in Formula Uno nel GP di Olanda alla guida di una Ferrari. Pur correndo solamente la metà delle gare, Regazzoni si classifica al terzo posto nel Mondiale Piloti, con la perla rappresentata dal GP d’Italia a Monza.

Le successive due annate con il Cavallino Rampante non sono esaltanti a causa di una macchina inferiore alle aspettative. Nel 1973 Regazzoni approda alla BRM vivendo un campionato incolore prima di tornare sulla Rossa nel 1974 insieme a Niki Lauda. Questa sarà la stagione del grande rimpianto per Clay che lotta fino all’ultima gara per il titolo, sfuggitogli per una serie di sfortunati eventi a favore di Emerson Fittipaldi (in quel campionato rimane epico il successo nel GP di Germania sul vecchio Nurburgring).

Nel biennio successivo Regazzoni conquista grandi vittorie a Monza nel 1975 e a Long Beach nel 1976 senza però riuscire a lottare per il campionato. Passa alla Ensign nel 1977 e alla Shadow l’anno successivo, due annate povere di risultati per il ticinese dovute alla poca competitività delle vetture. Nel 1979 Sir Frank Williams lo vuole al fianco di Alan Jones sulla macchina che porta il suo nome e Regazzoni, alla soglia dei quarant’anni, dimostra di non essere un pilota finito come tanti “addetti ai lavori” avevano prematuramente sanzionato regalando alla scuderia inglese il primo successo in F1 nel GP d’Inghilterra e chiudendo il Mondiale al quinto posto.

Il 1980 lo vede nuovamente alla guida dell’Ensign, ma il destino sta per presentargli un conto amaro: durante il Gran Premio di Long Beach si rompono i freni della sua vettura e si schianta a 240 km/h contro la macchina dell’argentino Zunino abbandonata lungo la via di fuga. L’impatto gli costerà la perdita della funzionalità delle gambe, ma questo problema non gli ha impedito di continuare a gareggiare in altre competizioni (Rally dei Faraoni, Parigi-Dakar e Mille Miglia) e al contempo di dare vita a una Onlus che porta il suo nome e che ancora oggi raccoglie fondi per la ricerca sulla paraplegia.

Il 15 dicembre 2006, mentre si sta recando a Parma per ritirare un premio, Regazzoni muore in un’incidente stradale lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nei suoi numerosi tifosi. Questa è la vita di Clay Regazzoni, un uomo al quale lo sport e il sociale devono molto.

Stefano Villa – reporter cooperator

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