Ritratti Sportivi di Stefano Villa: RENÉ HIGUITA, L’UOMO OLTRE LO SCORPIONE

Il portiere colombiano è stato il simbolo di un’intera nazione nel periodo più difficile della sua storia.

Per lasciare un segno indelebile nello sport che si pratica non è sempre necessario aver segnato tanti gol o vinto trofei in tutto il mondo. A volte è più importante aver realizzato una giocata che supera i confini dell’immaginazione e che rimanga impressa nella memoria delle persone per sempre.

Nel caso di José René Higuita Zapata la parata con i piedi, ribattezzata come “lo Scorpione”, realizzata nel corso dell’amichevole tra la sua Colombia e l’Inghilterra è un gioiello che rimarrà incastonato per sempre nella storia del gioco.

Se pensate che Higuita sia stato solo un grande portiere con il vizio del gol (41 reti totali di cui 3 in nazionale) vi sbagliate di grosso.
Il numero uno colombiano ha avuto un ruolo importante nel tessuto sociale della nazione in un periodo storico estremamente complicato con la lotta al narcotraffico che provocava morte e sequestri quotidianamente. E proprio un sequestro segnerà per sempre la sua vita.

Il presidente dell’Atletico Nacional, club dove Higuita è diventato un personaggio di culto, lo chiama nel suo ufficio per convincerlo a parlare ai sequestratori di una bambina rapita, azione criminale abbastanza normale nella Colombia dell’epoca, per convincerli a liberarla. Higuita riesce nel suo intento senza coinvolgere la polizia e rifiuterà l’offerta della famiglia della bimba di 50mila dollari, un gesto splendido che però gli costerà caro.

La polizia colombiana lo arresta per aver agito senza avvisare con Higuita che rimarrà in carcere per nove mesi senza capire il perché di quella detenzione.
Il motivo dietro quell’arresto è presto scoperto: la polizia è convinta che il portiere sappia la posizione del delinquente più ricercato del mondo, il “Patron” Pablo Escobar.
Il narcotrafficante era evaso dalla sua “Catedral”, la prigione dove più volte Higuita era andato a trovare quello che per sua stessa ammissione era un amico.

Il portiere rimarrà in prigione per oltre nove mesi e questo gli costerà i Mondiali ’94 dove la Colombia, da molti considerata favorita, uscirà ai gironi per una sfortunata autorete di Andres Escobar, elegante difensore pronto ad approdare al Milan.
A Milano purtroppo non arriverà mai perché verrà ucciso dai narcotrafficanti che avevano scommesso sulla Colombia Campione del Mondo proprio per quel pallone infilato nella sua porta.

Torniamo a Higuita che continuerà a giocare per molti anni tornando a essere quel simbolo positivo di una nazione che non l’ha mai abbandonato nemmeno nei momenti più difficili.

Ora vive con la sua famiglia composta dalla moglie Magnolia e dai figli e dopo aver superato un infarto è pronto a vivere nuove esperienze nel mondo del calcio colombiano perché René Higuita rimane un’istituzione assoluta.

Stefano Villa – reporter cooperator

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