Ritratti Sportivi di Stefano Villa: MARCELLO LIPPI: IL TECNICO BIANCONER(AZZURRO)

Un allenatore che ha scritto la storia del calcio italiano e mondiale: ecco la carriera del tecnico di Viareggio Campione del Mondo nel 2006.

Pragmatico, carismatico, amato dai tifosi dell’Italia intera: sono alcuni degli aggettivi che possono essere usati per spiegare chi è Marcello Lippi a quei pochi che non lo conoscono.

Conclusa la carriera da difensore con le maglie di Sampdoria e Pistoiese Lippi inizia la vita in panchina a Genova nel 1982 allenando le giovanili del club blucerchiato (dove incrocerà e terrà a battesimo Stefano Del Piero, il fratello più grande del campione che sarà ricordato con il soprannome di Pinturicchio…. ) poi Pontedera, Siena, Pistoiese, Carrarese, Cesena, Lucchese per un crescendo di esperienza che lo porterà nel 1992 ad allenare in Serie A a Bergamo e all’Atalanta dove inizia a far vedere le qualità che ne hanno contraddistinto tutto il percorso di crescita: gruppo consolidato, gioco di squadra e spirito di sacrificio da parte di tutti i suoi giocatori.

Dopo l’Atalanta arriva per Lippi l’avventura in terra partenopea al Napoli dove con una squadra giovane riesce a raggiungere un sesto posto in classifica che vale la qualificazione alla Coppa UEFA dell’anno successivo nonostante i problemi economici che affliggevano la società azzurra. 

Nel 1994 arriva la tappa che segna il vero salto di qualità per il tecnico di Viareggio. La chiamata della Juventus che vuole tornare a primeggiare dopo la tremenda gestione Maifredi. La scelta si rivelò giusta visto che Lippi riuscì a riportare lo Scudetto a Torino dopo un digiuno di nove anni. Fu l’inizio di un quinquennio che portò ai bianconeri tre Scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane, una Champions League, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale oltre a due Finali di Champions perse contro Borussia Dortmund e Real Madrid e una di Coppa UEFA contro il Parma. Proprio dopo una sconfitta in Campionato contro i Ducali per 4-2 nel febbraio 1999 viene sollevato dall’incarico a favore di Carlo Ancelotti che dalla panchina bianconera iniziò la sua scalata al successo.

A fine stagione Lippi diventa il tecnico dell’Inter del presidente Massimo Moratti che vuole tornare a vincere il Campionato a un decennio di distanza dal titolo dei record vinto nel 1989 con Trapattoni in panchina. Per prima cosa l’allenatore toscano vuole puntare sugli italiani e avalla gli arrivi di Fabio Macellari, Bruno Cirillo, Christian Brocchi e Matteo Ferrari oltre alla conferma di Roberto Baggio, fuoriclasse con cui non ha mai avuto un buon rapporto. Non solo: Moratti gli compra Paulo Sousa, centrocampista fondamentale per i successi bianconeri di Lippi, e Bobo Vieri, attaccante della Lazio pagato 90 miliardi (la cifra comprendeva anche il cartellino di Diego Pablo Simeone). Purtroppo però non nasce il feeling con l’ambiente nerazzurro e Lippi viene esonerato dopo la prima giornata del suo secondo campionato quando perde 2-1 contro la Reggina. Su questa scelta ha influito notevolmente la clamorosa uscita nei preliminari di Champions League contro i non irresistibili svedesi dell’Helsingborg che pareggiarono 1-1 a San Siro e 0-0 in casa. Emblematica la conferenza stampa del tecnico dopo la sconfitta con la Reggina: ”Fossi Moratti prima caccerei l’allenatore, poi prenderei tutti i giocatori a calci nel c..o”.

Dopo questa esperienza da dimenticare Lippi torna a guidare la creatura che gli ha dato più soddisfazioni, ovvero la Juventus, con la quale vinse lo Scudetto nel 2002, anno del famoso suicidio dell’Inter il 5 maggio all’Olimpico contro la Lazio.

Quando la Juventus ingaggiò Fabio Capello per avviare un nuovo percorso per Lippi si aprirono le porte della Nazionale Italiana. Era il 2004 e stava per iniziare un periodo magico per gli Azzurri che porterà alla vittoria del Mondiale tedesco nel 2006 in Finale contro la Francia. Un’avventura che rimarrà per sempre nella mente di chi ha vissuto quei momenti a dir poco emozionanti la notte del 9 luglio 2006. Quella squadra poteva contare sul talento di grandissimi giocatori come Francesco Totti, Alex Del Piero, Andrea Pirlo, il capitano Fabio Cannavaro e tanti altri, ma la cosa che rimase nella testa di tutti gli italiani fu lo spirito di sacrificio di quella Nazionale che fu decisivo per raggiungere il successo da perfetta outsider, un’Italia operaia che ottenne la consacrazione mondiale. 

Dopo i Mondiali Lippi lasciò la guida della Nazionale salvo poi essere richiamato a furor di popolo in vista dei Mondiali di Sudafrica 2010 dopo il fallimento di Roberto Donadoni agli Europei 2008. Il tecnico di Viareggio decise di ridare fiducia allo stesso zoccolo che lo aveva portato sul tetto del mondo quattro anni prima, ma purtroppo le tante partite giocate e le tante battaglie combattute da quei giocatori si fecero sentire e l’Italia venne eliminata in un girone eliminatorio non certo entusiasmante che comprendeva Slovacchia, Nuova Zelanda e Paraguay, una brutta botta per tutto il calcio italiano.

Dopo quei Mondiali Lippi lasciò definitivamente il ruolo di CT Azzurro prendendosi tutte le responsabilità di quella débâcle e, dopo un periodo di riposo servito per ricaricare le pile, andò a sedersi sulla panchina cinese del Guangzhou Evergrande, la nuova frontiera del calcio mondiale dove ci sono ricchi capitali da investire.
Qui vince il Campionato, la Champions Asiatica (che lo fa diventare il primo e finora unico allenatore a vincere sia la Champions League sia la sua corrispettiva asiatica) e la Coppa Nazionale.

Pian piano Lippi convince alcuni italiani a raggiungerlo in Cina come Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino, che dopo poco tempo decisero però si tornare in Serie A, per continuare a centrare successi che arricchiranno ulteriormente il palmares del tecnico toscano.
Il passo successivo, l’ultimo della sua vita in panchina, è l’avventura da CT della Cina.

Un capitolo che non regala nuovi trofei, ma Marcello Lippi rimane un signore della panchina.

Stefano Villa – reporter cooperator

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