Amici di Contgnews e cari ascoltatori, benvenuti alla rubrica “Cappellani militari e Chierici della Grande Guerra”.
Con noi c’è Federico Zorio.
L’ argomento non è stato affrontato molto. Nell’aprile 1915 il generale Cadorna, che era molto cattolico, istituì la figura del cappellano militare. Il Vaticano approvò la figura. Gli studenti di teologia, dopo aver preso la maturità classica, facevano il servizio militare. I Chierici chiamati alle armi, dopo il militare, tornavano in seminario a continuare gli studi. Allo scoppio della Grande Guerra, i sacerdoti vennero chiamati alle armi; i preti soldato non erano stati chiamati alle armi, per la cronica mancanza di soldi nell’esercito, ma furono chiamati nell’ aprile del 1916. Fra i preti soldato c’era anche don Oreste Fontanella. Essi frequentavano il corso per poter andare nei reparti.
I Chierici delle classi 1892-93-94, fatta la maturità, entrarono nell’ esercito.
Riuscivano a svolgere la loro missione di sacerdoti anche nell’ esercito?
Al termine della guerra il vescovo chiese una relazione ai sacerdoti di quello che avevano fatto; i sacerdoti servirono sia la religione, sia la patria, in particolare furono molto utili durante gli assalti. Ma, una volta finita la guerra, essi furono scartati sia dalla Chiesa stessa, sia dallo stato. Infatti la Chiesa non voleva che i sacerdoti fossero combattenti. Ma certi sacerdoti furono cappellani di ospedali; altri invece furono fatti prigionieri.
Monsignor Rossi, prima di essere nominato vescovo di Biella, si recò a Marsiglia, dove seguiva i fuoriusciti, e lì conobbe don Magi, un sacerdote romagnolo che venne chiamato a Biella nel 1964; don Magi fondò una corale.
I sacerdoti emarginati dopo la guerra vennero rivalutati durante il fascismo. Alcuni vennero considerati (a torto o a ragione) collaborazionisti del regime fascista. Ricordiamo don Arduino, che fu Parroco di San Biagio prima di don Finotto e morì in un incidente in montagna.
I sacerdoti che hai conosciuto ti hanno raccontato le loro emozioni?
No. Io ho conosciuto don Bono, che fu Parroco di Sagliano Micca; egli partecipava ai pranzi degli ex combattenti.
I parroci furono esonerati dal servizio militare, proprio perché avevano una parrocchia, ma restavano in servizio fino al congedo. A trentanove anni si veniva congedati dal servizio militare.
Il giornale “Il Biellese” è stato molto proficuo, perché ha raccontato tutte le gesta di queste persone.
Io ho scritto un po’ polemicamente…
In effetti certe volte le polemiche ci stanno!
Come sono stati ricordati tanti caduti, io ho voluto ricordare anche queste persone qui. Essi andavano rivalutati. Alcuni, oltre che sacerdoti, erano maestri. Uno insegnava a Cerrione, un altro a Tollegno. Un sacerdote fu consacrato quando era sotto le armi. Padre Gilardino, classe 1898, svolse il suo servizio come soldato semplice; negli anni ’20 partì per l’Africa; fu poi espulso dall’Etiopia, perché sospettato di fare propaganda per l’Italia.
So che ci sono stati tanti cappellani prigionieri.
Si, ce ne sono diversi. Uno di essi è don Mincio, nato in Francia; un altro è don Arduino Moschetto. Un cappellano fu nominato Parroco di un paese del Friuli; lì c’erano parroci filo austriaci e il governo li emarginò. Al loro posto furono messi parroci italiani.
Fra i cappellani degli alpini ricordiamo don Banino, cappellano della sezione di Biella. Oppure don Vaudrocco, che morì giovane nel 1935. Canova don Lino Giuseppe era un soldato semplice, che fu promosso caporale. Io ho sfruttato molto i volumi di don Lebole, ma egli non parla di ciò che fecero i sacerdoti sotto le armi e questa è una lacuna. Ho ricordato anche alcuni sacerdoti non biellesi.
Per te fare questa ricerca cosa ha significato?
Quando c’è qualcosa che mi interessa, lo metto in una casella e poi magari… La difficoltà è stata per quei comuni che fanno parte della provincia di Biella, ma della Diocesi di Vercelli. Sul “Biellese” ho trovato tante notizie, sul giornale vercellese no. Io avevo scritto articoli sulla rivista della “Società Storica Vercellese”.
Con Federico ci vediamo poi il mese prossimo dopo l’adunata degli Alpini.
Spero di essere stato abbastanza esauriente!
A voi tutti alla prossima.
Cappellani militari e Chierici della Grande Guerra”. Video di Federico Zorio
