L’opinione sportiva: BRUNO PIZZUL È STATO LA VOCE DI UN INTERO PAESE 

Sobrio, preciso e competente. Ci ha lasciato nei giorni scorsi un uomo che è entrato di diritto nella storia della comunicazione sportiva.

Pochi giorni fa ci ha lasciato Bruno Pizzul, una vera e propria icona del giornalismo sportivo italiano, e chi ama lo sport ha provato una sensazione di tristezza assoluta anche se anagraficamente non ha potuto vivere le sue indelebili telecronache che hanno accompagnato gli italiani per oltre vent’anni tra Mondiali (dal 1986 al 2002) e le competizioni nazionali. 

La sua educazione, unita a una voce inconfondibile, hanno fatto breccia nel cuore di milioni di italiani che con lui hanno vissuto un rapporto empatico straordinario: se in telecronaca c’era Bruno Pizzul si guardava più volentieri la partita.

Tanti termini che oggi sono alla base di chi commenta il calcio dalla Champions League ai campionati dilettantistici sono stati cronisti da Pizzul che ha lasciato un segno indelebile nel mondo della comunicazione sportiva.

Nel calcio di oggi dove si fa fatica ad emozionarsi manca una figura come la sua, un professionista che basava le sue cronache sulla competenza e sulla trasmissione delle emozioni al telespettatore che viveva la partita attraverso la sua voce, il megafono emozionale di un intero paese.
Oggi manca un personaggio come lui, forse semplicemente perché non potrà mai più esistere un nuovo Bruno Pizzul.

Insieme a Nicolò Carosio e Nando Martellini il più grande telecronista del nostro calcio che da qualche giorno è certamente più povero.

Stefano Villa – reporter cooperator

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