FUEGINOS GLI ESOTERICI DELLA VERA RAZZA AUSTRALE Punta Arenas, una città appena al di sotto della linea geografica che determina l’ingresso in Antartide, il parallelo fisico è visibilmente posizionato all’ingresso del porto, sulla camminata del malecon.
Con la scoperta dello Stretto di Magellano, tutto cambiò. Questa terra lontana fu invasa dai coloni europei, che trasformarono il territorio Selknam in allevamenti di bestiame, a Puerto Natales i volontari del Museo della Memoria “de los fueginos” ci riservarono iI privilegio di essere edotti di ciò che fu di quei popoli, loro ci dissero che i Selknam vennero completamente sterminati, l’ultimo testimone vivente morì nel 1998 a Puerto Natales, ma con loro anche gli Ona e gli Araukani.
Selknam della Terra del Fuoco, un territorio con una bellissima visione del mondo, sterminata dai rancher, “assassinati, ammalati, indotti a bere e mutilati, perché parti del loro corpo avevano un prezzo”.
Centinaia di anni dopo Ferdinando Magellano, nel diciannovesimo secolo, altri europei e i loro discendenti sarebbero arrivati qui, l’incontro tra contadini, europei e cacciatori, significò la condanna a morte di questi ultimi popoli fuegini, un genocidio che in vent’anni portò al quasi totale sterminio della popolazione della Terra del Fuoco. Ben prima che la Terra del Fuoco fosse divisa tra Argentina e Cile (il risultato di un trattato firmato nel 1881) molti avventurieri tentarono di occupare “Karukinka” (ora parque nacional). All’inizio erano in cerca d’oro. Portarono con sé batteri che causarono epidemie di tubercolosi, sifilide e varie infezioni respiratorie – le stesse armi batteriologiche che colpirono e decimarono altre popolazioni native. Fu l’inizio della fine.
La convivenza tra contadini e cacciatori era impossibile. I nuovi arrivati decisero di liberarsi della popolazione Selknam, così da impadronirsi completamente del territorio, furono cacciati dai cacciatori di taglie e per ogni Selknam trovato morto, i cacciatori di taglie ricevevano una sterlina. Per farlo assoldarono i cacciatori di taglie, che presero l’abitudine di tagliare le orecchie dei Selknam, trovati a cacciare pecore, come prova di pagamento. Ai Selknam che venivano trovati di nuovo a cacciare pecore veniva tagliata la testa. I Selknam reagirono, uccidendo ogni contadino che riuscivano ad avere a portata di arco e frecce.
Il conflitto non era certo ad armi pari, e presto la popolazione di Selknam fu sterminata. Gli anziani, le donne e i bambini vennero catturati e venduti come schiavi domestici o “mandati nelle missioni salesiane a Rio Grande (nella parte argentina)” o a “Isola Dawson” (nella parte cilena) per essere “civilizzati”.
Le donne venivano costrette in matrimoni con non nativi. Restarono solo i bambini. All’arrivo dei contadini la popolazione dei Selknam contava circa quattromila individui; nel 1930 ne restavano poco più di cento. Nei libri di storia e nelle leggi – scritte dai vincitori – “i Selknam furono considerati estinti” (al museo dei fuegini di Puerto Natales ci si potrà rendere contro ed evicencere che l’ultimo, donna, mori nel 1988. La Comunità Rafaela Ishton esiste dagli anni ottanta e fu una delle prime organizzazioni a ottenere giurisdizione legale in Argentina. Nel 1994 i Selknam sono stati riconosciuti come popolazione autoctona dallo stato argentino. Nel paese più di seicento famiglie, circa mille persone, si considerano Selknam, la più grande atrocità della storia umana fu il genocidio del popolo Selknam, che abitava la regione della Patagonia; questo popolo aveva una vasta conoscenza della medicina e della cosmogonia. Ma tutta questa ricchezza culturale è stata distrutta dal brutale colonialismo e dall’avidità!
Il ricordo indelebile della loro esistenza è l’angolo angusto, appartato dove aver relegato “el indio”, nel cimitero monumentale di Punta Arenas, l’unico cimitero monumentale al mondo a quelle latitudini antartiche, di cui all’ingresso in alto a SX evidenziato il nome dell’architetto Recalcati, autore del progetto….appena entrato a dare il benvenuto alla SX la cappella alla memoria dell’associazione Italiana Carabinieri, e prospiciente alla DX l’associazione Carabineros de Chile.
Da Punta Arenas in circa 1 ora di auto si arriva alla fine della Panamericana, la strada più lunga al mondo che da Anchorage (Alaska) termina proprio al parcheggio del Faro de San Isidro, l’ultima struttura cementizia del mondo, 2 ore circa di cammino dal parcheggio, sul sentiero ghiaioso della spiaggia, ma da fare attenzione al rientro che deve essere eseguito prima dell’alta marea.
Ma la questione che vede il Chile avere a che fare con i nativi riguarda anche la pittoresca ISOLA DI PASQUA, a 4 ore di volo nel pacifico, da Santiago, uno scoglio nell’immenso oceanico. Terra di contrasti e timori per cui l’eredità degli anziani aver trasmesso la diffidenza che si respira nei confronti del governo di Valparaiso, per ciò che le reminescenze mnemoniche sulle popolazioni fuegine, anche se non precise, nitide ma chiare come segnale che potrebbe accadere anche a loro “pasqueñi”. Terra dei Moai di cui non molto si parla se non per la presenza di questi megaliti affondati nel terreno, con lo sguardo fisso al mare e per propalazione cinematografica del film Rapa Nui, per cui una volta sull’isola cercare dove si trova lo spuntone di roccia, appuntito svettante dalle acque, dove la scena della sfida dell’uovo posato sulla fronte, dell’uomo uccello, deve essere riportato a terra integro dopo che Tangata Manu, a nuoto toccava la roccia “Motu Kao Kao”. Tutto il giorno in bicicletta , il perimetro dell’isola di 40 km, zig-zagare tra cavali liberi con due stop impressionantI, KONTARIKI all’alba dove la parata dei Moai, 15 in fila sulla piattaforma dell’oceano, saluta il nuovo giorno, e i 5 in fila a ANAKENA di cui i famosissimi 4 con la ciambella rossa in testa!!
Ma il Cile non né solo trascorsi orribili, è natura…..una strepitosa natura!!
La destinazione più scioccante è il Parco di Torres del Paine, dove effettuare l’escursione ai “Tres Cuernos”, tre monoliti di granito affiancati l’un l’altro, come essere a Cortina d’Ampezzo, le “Tre Cime di Lavaredo”.
Una camminata in salita di circa due ore e trovarsi di fronte a questo panorama mozzafiato dei tre pinnacoli presentarsi come una visione!!
Sulla Ruta Panamericana, 1000 km da Torres del Paine ci si potrà trascorrere una ritirata in relax presso un paesino andino di tremendo impatto, SAN PEDRO DE ATACAMA, isolato e conservato come dai tempi dei colonizzatori.
Un misto tra western retrò hollywoodiano e modernità, locali la sera dove si beve e si gusta della buona “cerveza“e soprattutto dell’ottimo cibo, come il cordero de cabrito. A distanza di 20 km dal paesino ci si può immegere nella miracolsa laguna “Cejar”, dove, come nel Mar Morto a En Gedi (Israele), non è possibile annegare…….la salinità dell’acqua è talmente importante che il corpo galleggia, anche se si vorrebbe immergersi, risulterebbe inutile ogni tentativo.
EL TROPICO DE CAPROCORNIO. Si trova a pochi km a nord di Antofagasta, cittadina sull’oceano pacifico che vede l’acqua razionata in quanto le riserve d’acqua potabile vengono trasportate, sulla Panamericana, dalle autobotti, ai contenitori posti in alto sulla roccia che sovrasta la città di Arica (cittadina a 14 km dalla Liña de la Concordia – raggiungibile con un taxi shuttle da Tacna Perù, e poi attraversare il confine a piedi) Il confine tra il Cile e il Perù che descrive la linea di demarcazione tra questi due stati ha una lunghezza di 160 km che “permette” alla Bolivia di avere il diritto al mare, non rispettato da Cile e Perù per ovvii motivi……l’acqua del lago Titicaca sarebbe preziosissima per l’Atacama, ma il governo di La Paz non consente al Cile di allacciarsi con i pipelines, quindi ovviamente trarne le conseguenze, perché eviterebbero la fornitura costante delle riserve di Arica con le autobotti, così per caduta i pipelines alimentano, con penuria, da constatare sul posto per capire alle 18 di sera rubinetti asciutti, i fabbisogni di Antofagasta e San Pedro de Atacama. “In Atacama non piove da 50 anni almeno. La mano del desierto dello scultore Mario Irarrázabal, di cui le sue tre opere sono le dita di Punta del Este (Uruguay) estremità più a Est dell’America latina, a Puerto Natales, in riva al lago sul malecon, e a Antofasta, 12 km a sud della città medesima.
La si vede dalla panamericana svettare piantata nel deserto che saluta la regione dell’Atacama, in direzione Santiago, 1300 km ancora da percorrere.
Attraversato il confine di Dorotea, frontiera che necessita ai frontalieri cileni che lavorano nella carbonera appena di là del confine in Argentina, sulla ruta 40, perché passare dal passo ufficiale di “EL CALAFATE” l’ammassamento dei bus delle agenzie viaggi potrebbe impegnarlo anche per chilometri di coda. Ai lati della ruta 40 scorgersi di continuo altarini rossi commemorativi delle gesta del loro eroe, il “robin hood” della Patagonia, Gauchito Jill.
Arrivati allo scorgere il blu cristallo del Lago Argentino, immenso, di El Calafate si potrà raggiungere il mitico Perito Moreno, il ghiacciaio più grande della Patagonia con la peculiarità che è l’unico ghiacciaio al mondo in continua crescita, infatti a cadenzamento di circa mezz’ora, enormi saracchi del muro bianco, che apparirà ai propri occhi come una visione 3D, collassano rombanti in acqua per distacco dalla parete, un fenomeno davvero impressionante perché anticipato da continui boati udibili dalle gradinate dei palchi per l’osservazione turistica. Immaginate quel muro come descritto dall’ammiraglio Richard Byrd nella spedizione antartica della “HIGHJUMP OPERATION”, dopo un mese di navigazione racconta “out of the mist a white wall opened to the eyes”, da allora si aprirono le vie per la conquista dell’ANTARTIDE di cui la base Maraimbo dell’Argentina, e Generale Bernardo O’Higgins del Cile. A 120 km circa da El Calafate, si può osservare (cielo terso permettendo) la lama di coltello di El Chalten, irta in alto come una stele che penetra nell’azzuro ventre del cielo.
Sulla ruta 40, la strada interna a uno stato, più lunga al mondo, che porta a Rio Gallego, da Punta Tombo km 0, fino a Missión, confine con il Brasile sulle cascate di Iguazù, totale km 5194. Sulla caretera 3, da Puerto Madryn, in pulman è possibile effettuare il trasferimento fino a Rio Gallego in 17 ore. Un’arteria fantastica che ci permette di attraversare il confine regionale con la Patagonia, con uno stop storico a Laguna Verde, dove salpavano le navi per il rifornimento di carburante della Fuerza Aerea nelle operazioni dello sbarco durante la guerra delle Falklands (1982).
Una menzione dovuta, da Puerto Madryn, effettuare la visita ai gallesi di Lady Di, TY GWYN, un paesino di emigrati del Galles (è ancora parlato il gallese), dove nella casa del te riservato a Diana Spencer il memoriale in Sua memoria.
Più a sud di Rio Gallego si incontra la città museo, a cielo aperto, di Rio Negro, tutta omaggiata dalle gesta eroiche dell’esercito dei ragazzi militari argentini che salparono con la convinzione che si andasse in missione operativa, di routine, e non alla guerra. Nella battaglia morirono 900 ragazzi, 649 argentini, 245 britannici tra cui nepalesi tra le fila (gurka), due mesi di battaglia e poi la resa (aprile ÷ giugno).
Un dettagliatissimo racconto avuto in fase d’incontro con il Capo Redattore della testata locale “THE PENGUIN NEWS” di Port Stanley. A circa 2 ore di auto da Rio Gallego si incontra il primo attraversamento di frontiera con il Cile, verso Sud, di Monte Aymond, a 60 km faro de Punta Delgada, ci si imbarca per attraversare lo stretto di Magellano, e si sbarca a Austral Broom, proseguendo sulla ruta 257 in Argentina si incontra el paso fronterizo di San Sebastian, e si rientra nuovamente in Argentina………., 300 km di Terra del Fuoco arrivo finalmente a LA FIN DEL MUNDO , USHUAIA.
Il progetto argentino di Carlo Borsari di ricostruzione della città di Ushuaia coinvolse emigranti italiani arruolandoli come manodopera. La prima nave partì da Genova il 26 settembre 1948, con a bordo 650 tra operai, tecnici, architetti, ingegneri e manovali e raggiunse la “Terra del Fuoco” alla fine di ottobre.
Dalla costa si può intravedere la famigerata “isla de picton”, di cui nessuno ne conosce i trascorsi storici del 1965 quando Alfonsin la regalò al Cile, per non ben chiari motivi, se non perché la corona britannica, intervenuta presso il Cile di Pinochet, permettere al Cile di ottenere il diritto di navigazione da acque interne (isla de Picton era argentina a 5 miglia, circa, di mare sia dall’Argentina che dall’isola Navarrino – Cile) a acque internazionali. Nel 1978 la mossa di dichiarare battaglia al Cile per riprendersela fu smorzata dalle TV e “noticiarios” usando i mondiali calcio mentre tutta la popolazione era interessata alla nazionale di Argentina, intrisa di operazioni oscure di personaggi politici importantissimi, di caratura mondiale, e l’oscura assegnazione dell’arbitraggio nella finale con l’Olanda, di cui con il povero Roberto, che ebbi il pregio di incontrare al camping “El Calafate” (vedi foto), commentare con tutta la sua famiglia, pazza per Maradona.
Infatti un ombra scura si stava abbattendo sull’Argentina di ciò che sarebbe stato il destino di trovarsi sulla scia delle “Falklands” (per gli inglesi) “Malvinas” per l’Argentina, che da sempre le pretende come territorio.
Magellano fu il primo a percorrere il tratto di mare interno, omonimo, alla Terra del Fuoco, di cui in seguito essere “the Beagle Chanel, da quando la Isla de Picton divenne cilena, qui si incontra l’ufficio postale della “fin del mundo” si trova nella pittoresca baia di Bahía Ensenada Zaratiegui sul Canale di Beagle. Qui puoi avere il timbro sul tuo passaporto, ed inviare effettivamente la posta della fine del mondo.
LAS MALVINAS (FALKLANDS ISLANDS)
Un territorio ancor oggi 2/3 minato, unica destinazione al mondo raggiungibile con un volo militare della RAF dalla base Brize Norton (Oxorfordshire UK). Gennaio 2014, dopo lunghissimi preparativi che il gentilissimo responsabile per le Falklands, presso l’Uffico MOD (Minister of Defence), di Sua Maestà la Regina, mi inviò la mail di conferma dl volo con l’unico aereo militare della RAF, Brize Norton – Asuncion Island per refill – Mount Pleasant Falkland Island, 22 ore di oceano atlantico per cui la flight map di bordo comparire completamente azzurra dei 20000 km di volo…..zero terra visibile. Mount Pleasant è l’approccio alle Falklands con uno scalo a Assuncion, poi da lì attendere l’ok della RAF per eventUalità vento che a latitudini antartiche potrebbe essere ritardato alla sera, in quanto con il buio il sole cala di attività, sulle masse d’aria fredda, per cui l’atterraggio risulterebbe possibile. 7000 militari che presenziano la stazione australe del Regno Unito in Antartide, a vegliare nel caso si ripetesse lo stesso che avvenne a Aprile 1982. 50 Km da Mount Pleasant si arriva a Port Stanley, capitale e nonché residenza dei 500 circa (stime di Gennaio 2014), e del Governatore di Sua Maestà sul posto in quanto il territorio è inglese e lo si denota forte e chiaro dai tetti dipinti a Union Jack.
IL Maggio 2013 si svolse il referendum se si voleva la corona britannica oppure l’Argentina, noi arrivammo un anno dopo, e la popolazione andò a votare in massa al 92% e al 98% vinse la corona britannica; anche i residenti all’estero espressero il loro voto raggiungendo la cifra di 1672 aventi diritto al voto.
Girovagare per l’isola della capitale, delle due l’altra poco consigliabile per la presenza di mine antiuomo dappertutto, anche il territorio della capitale è minato, non dappertutto ma al 60% risanato, e tutto ciò che non lo è stato, risanato, è recintato con cartelli “DANGER MINES” ben visibili, quasi instillarti la percezione che abbandonare anche di poco il percorso principale, udire sotto i piedi il famigerato “click”………….da provare per rendersi conto.
A Cape Volunteer e possibile avere il contatto con la colonia di Emperors Penguins, docili e ubbidienti come osservare passeggiare le oche nei nostri cortili, c’è pure la colonia di elefanti marini, ma per l’accesso serve l’autorizzazione dei proprietari dei terreni che li recintano per l’allevamento delle famose pecore australi pregiate per la qualità della lana.
Poco più avanti si arriva al sacrario di San Carlos, dove il contingente british sbarcò, da due navi da crociera, nella fase dei preparativi alla guerra, da lì si sferrò l’assalto alle truppe argentine attestate a Port Stanley. Non ci fu in se per se guerra, è da definirsi una battaglia perché in due mesi (in totale dai preparativi) da dirsi che la guerra durò poco più di un mese, il sogno de “LAS MALVINAS SON SIEMPRE ARGENTINA” svanì il 14 Giugno 1982, con la bandiera di resa da parte degli argentini……….dettagliatissimo rapporto di tutto il fatto, omaggiatomi del prezioso CD redatto dalla redazione come ricordo della mia “intervista”.
La strada da San Carlos termina a Goose Green, dove sorge l’unica pianta visibile anche da Google Maps, lì ci abita la signora Vivien Hobman, di cui il sig. John Malcom mancato21 Aprile 2017, che provvedeva al riscaldamento della casa con la scorta di peat, un particolare accumulo di terreno che per l’ammassamento di radici viene estirpato a cubi e seccato, la presenza delle radici deidratate fanno da comburente e quindi riscaldare le case.
SAINT HELENA a noi conosciuta per la famosa poesia del Manzoni “IL 5 MAGGIO”, in cui decretava l’omaggio all’imperatore di “Monza”, NAPOLEONE.
Spirò a Longwood, dimora del suo esilio forzato dopo l’Isola d’Elba, in cui nel cortiletto sventolare la bandiera della UE, stando a significare che seppur a latitudini antartiche l’Europa ha una sua presenza, garantita dalla residenza di Longwood, perché ora con la Brexit non è più possibile essere considerata UE. All’interno ci sono i ricordi del generale, un museo di monili e oggetti personali, tra i quali primeggiare alla vista il suo ritratto a carboncino, del Maggio 1820, una persona triste, depressa seduta con il capo chino a guardare di soppiatto chi lo avrebbe rappresentato a perenne memoria. Dal 5 Maggio 1821 al 1844 riposò sull’isola nel green del parco adiacente a Longwood, poco lontano, poi per la clemenza accordata alla Francia di esportarlo nella capitale luigina della francese, di cui poterlo omaggiare nello splendore del suo mausoleo a l’Hospitalet di Parigi.
La curiosità della capitale dell’isola, raggiungibile, a quella data solo con la nave, 3 gg di navigazione da Cape Town, è la scalinata di Fort Knoll, 728 gradini,……in effetti progettata per una funicolare atta a trasferire la guarnigione dall’altura della roccaforte, che sovrasta Jamestown, al porto, non fu mai portata a termine e ora essere premiata, come ascesa dei turisti, con il diploma del Tourism Office locale.
Documentazione fotografica e narrazione del viaggio di : Dino Pegoraro e Nerina Ferraro
