IL CARNEVALE DI VENEZIA IL 1° MARZO 2025 CON GLI OCCHI DELLE MASCHERE AI MICROFONI DINO PEGORARO PER CONTGNEWS




Massimiliano D’Asburgo Imperatore del Messico, imparentato con la famiglia Savoia per via della moglie Carlotta, alla quale regalò il Casello di Miramare, è la chiave di volta per cui gli Asburgo essere in buoni rapporti con la Serenissima, il legname occorrente per la cospicua flotta di navi, proveniente da boschi di abeti dell’Austria, e in cambio della “finestra” sul mare Adriatico. Una storia di potere e potenza navale, da cui dall’arsenale fuoruscire navi a ripetizione impiegando fino a 5000 lavoratori, permettendo di solcare l’Adriatico e popolare di imbarcazioni il Bosforo (Costantinopoli) e sbarcare in Terra Santa le armate dei crociati. Significativo in questo frangente la fuga degli Armeni dal Caucaso, 1716, a causa delle persecuzioni da parte degli ottomani, essendo gli stessi cristiani di rito bizantino, plaudire la clemenza del doge che in seguito gli assegnò l’isola di San Lazzaro, eletta a lazzaretto dove venivano isolati gli ammalati nel frangente che ricorda la città colpita dalla peste 1348. Di universale valore culturale la biblica biblioteca conservata dalla confraternita armena sulla stessa isola, di cui l’alfabeto armeno e dalla conservazione di ben due libri di Salomone.


Dallo stesso essere varato il Bucintoro che ancor oggi scivola sulle acque del canal grande nei festeggiamenti del patrono della città, San Marco Evangelista……..uno dei 4 costituire la QUADRIGA, con Matteo, Luca e Giovanni.


Il monumento ai Tetrarchi è una doppia coppia statuaria, in porfido rosso egiziano, costituito da quattro figure scultoree, due che bisbigliano dando gli occhi alla basilica e due dare lo sguardo al Palazzo Ducale, dall’angolo del tesoro di San Marco, nell’omonima piazza a Venezia. L’altezza delle figure è di 1,36 metri che vista la incongruenza che ci stimola ad interrogarci “ma che cosa c’entrano collocati proprio li?”, beh la risposta è più intrigante che mai………..da pochissimi conosciuta se non da intenditori veneziani di razza!!


De “paroni de casa” più potenti/facoltosi, come famiglia, furono i Contarini, una nobile casata ascritta al patriziato veneziano, compresa fra le antichissime famiglie apostoliche contare ben 9 dogi, cugini con i Medici di Firenze per cui ecco il fiore in cima all’apice delle finestre del Palazzo ducale, i quali di “San Paternian” abitare nella dimora “Del Bovolo”, non potendo osservare la Basilica di San Marco, in quanto la stessa essere reclusa nel vicolo stretto di Calle delle Locande, interessarono i mastri dell’epoca per ovviare con una soluzione alla privazione, si fecero costruire la scala a chiocciola (inversamente immaginarla un pozzo, del quale San Patrizio e La Casa da Regalia di Sintra)  siano come accostamento ingegneristico di allora, eretta all’aria aperta fino al tetto, per cui da quell’altezza sbucare al di sopra dei tetti e poter permettere ai loro occhi la visione della basilica di San Marco…….quindi dal detto bovolo (bogon) in veneziano, chiocciola.


Un angolo da non essere evitato è la lunghissima storia che lega la comunità a Venezia, la comunità ebraica del Cannareggio, l’angolo angusto, appartato, della città assegnato alla confessione ebraica in quanto a loro, per lunghissimo tempo, non era concesso posare piede sull’isola, per gli intenditori da leggere il bellissimo libro che narra le vicissitudini di questo restio fare, da parte del potere veneziano, IL MERCANTE DI VENEZIA.


Ma Venezia è da SEMPRE unica, ultima delle repubbliche marinare cadere, ma che ancor oggi quella visione magistrale di costruire l’isola maggiore su un basamento di pali conficcati nell’acqua della laguna che ancora resiste, per meglio dire esiste…con tutte le sue fragilità ricorrenti ma ESISTE!!!



Ma Venezia è inequivocabilmente “IL CARNEVALE”!
“STAGE IS US”, colori colori e colori, truccatori ad ogni angolo che per forma nostalgica, personale, ricondurmi alle parole dell’immenso testo del Generale, per antonomasia e carismatico sentimento  “Santa voglia di vivere, e dolce venere di Rimmel”, un volto al passato tra le righe del pentagramma del “ROND’ VENEZIANO” diffondersi nell’aria tra le finestre della “FENICE”.


Una folla cosmopolita, finemente riprodotta anche a Las Vegas con IL “VENETIAN HOTEL” che ogni anno inonda le calli e i vicoli della città, uno splendore sono le maschere indossate dalle persone, i vestiti nobiliari dell’epoca indossati elegantemente dai visitanti sfidarsi, spostandosi da ogni parte d’Europa, del mondo e dai tantissimi italiani, a cui far NON mancare il ludibrio, dei festeggiamenti in gruppo, godere di quella anima latina che con Seneca citava “SEMEL IN ANNO LICET INSANIRE”, chiara la sua allusione alla necessità che la normalità dei doveri quotidiani sia ogni tanto interrotta dalla gioia di una festa spensierata per ricreare le energie fisiche e psichiche.



Dalla messa al bando del decreto di Napoleone che vietò l’utilizzo della maschera per questioni di polizia ritrovarsi, pienamente legittimati e fotografati, in Piazza San Marco allo spettacolo delle premiazioni per acclamazione del pubblico assiepato sotto il palco, di cui alla chiamata di ogni maschera ciò che conta, in buona sostanza, è per approvazione l’intensità del fragore degli applausi.

“VULNERANT OMNES, ULTIMA NECAT”, ma Venezia non morirà!!!

Foto : by Dino Pegoraro

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