EAU INDIA THAILANDIA VIETNAM SINGAPORE 2204 > 2025
Totale 25125 km di voli
Totale 5000 km di treno/auto
Da sempre che mi sono innamorato dei viaggi, da bambino ricordo un particolare che mi bloccò alla pagina del testo Storia/Geografia, che negli anni 60 veniva inserito come testo scolastico dalla III^ Elementare, all’età di nove anni, in cui provare per la prima volta immaginare le fattezze del Pianeta Terra, ovvero il mondo, sullo stato del Nepal, per la bandiera con le “orecchie” e che appena più sotto raffigurata la Bodana Stupa di Katmandù che, con i suoi occhi magnetici e coloratissimi, ma di più in particolare per la spirale a chiocciola del naso dipinti sul capitello della cupola, tutta bianca e sporcata con il colore arancione tipico della venerazione di Buddha.
Soffermarsi ogni giorno che aprivo il libro, alla stessa pagina, mentre mi sedevo al banco, mi creava quella ammirazione di impossibile fosse alla mia portata un giorno. Troppo accattivante quanto irraggiungibile……ma era più forte di me non crederci!!
Era l’anno 1964, avevo 9 anni e raggiunta l’età di 39 anni mi trovavo proprio lì, a Kathamndù, Nepal, seduto davanti a quell’immagine che mi serbavo dentro l’animo che come spirito trasformarsi e materializzarsi davanti a miei occhi!!!
Vale la pena, secondo il mio modesto credere nelle divinità, a cui ho donato tutto me stesso come rispettoso credo di ognuno, che l’adorazione di Buddha è raffigurato nel mondo asiatico, in 3 figure prevalenti : Dharma è colui che medita come espressione dell’amore universale, Sangha che è l’espressione della comunità universale, ma l’espressione massima è Shakamuni, il maestro, cioè colui che insegna “the teaching Buddha”, con l’aura dorata che lo illumina e che sul petto porta incisa a sbalzo la SWASTIKA (SVASTICA) che è simbolo di amore eterno, comprensione, centralità.
Diversamente da ciò che si crede nel mondo hindù il quale vede le divinità al di fuori del centro, all’esterno del cerchio della centralità spirituale fatta di reincarnazione attraverso la moltitudine dello spirito di cui non voler credere che non ritornerà più in quella vita terrena cui la morte decide il tempo e l’ora della fine.
Il viaggio che ha visto Me e Nerina calpestare gli Emirati Arabi, India, Thailandia, Vietnam e Singapore, visitati già altre volte in passato ma con i tempi scanditi dal dover del lavoro, questa volta con il tempo ininfluente come elemento dominante, chi ha davvero dominato è stato il nostro senso della libertà di poterci disporre senza la sabbia nella clessidra che si dissolveva limitandoci al suo comando.
Camminare per tutta la Meravigliosa Dubai, “slick & lush” come acronimo anglosassone “linda e lucida”, la splendida moschea Zayed di Abu Dhabi, ovvero poter calpestare il cristallo del marmo bianco di Carrara e incastonata da zaffiri, smeraldi e rubini, 5000 km percorsi in treno e auto, da Mumbai, la Windsor dell’India per il suo trascorso coloniale, la sontuosa sfavillante Udaipur, l’elevata unicità di Shaisalmer, lo spot della blue Jodpur in alter ego all’altra città blue in Marocco Schefshouaen (unica al mondo perché detenere il primato del dittongo di ben 4 vocali), la mistica Pink City, la città rosa, Jaipur e l’incredibile safari nel Ranthanbore, il parco naturale delle tigri del bengala. Lo strepitoso scintillio del Gran Palace di Bangkok, ma l’occasione casuale di capitare proprio nella Chinatown di Pattaya, dove trovarci invitati nelle fasi delle celebrazioni della coppia votata vincitrice del premio bellezza come la più bella per il 2025. Poi trasferimento nella meravigliosa città delle lanterne, Hoi An Vietnam, uno sciame di luci che incendiano la notte sul canale della Old City, in bicicletta per la campagne di risaie, l’imperiale Hue, l’indimenticabile dolcezza dell’evasione, immersi nella leggerezza dell’essere, scivolando sulle acque della cinematografica Halong Bay di cui poterla riassaporare ogni volta che si desidera nella trionfale interpretazione di Cathrine Deneauve nel film “INDOCINA”.
Sulla strada del rientro effettuare la speciale sosta nella città stato Singapore, che ci ha deliziati della sempre adorabile presenza del Merlion, che domina la Marine Bay, e per eterno riconoscimento assistere alla spettacolare esibizione di musica e luci dello show nel “Super Tree Grove” da cui emettere il trionfale saluto musicale con l’intonazione del “NESSUN DORMA” e l’acuto finale di VINCERO’ del Maestro Pavarotti.
Si, vincerò caro Maestro…….vincere non è prerogativa di vittoria, è dimensione, espressione di volontà, forza, coraggio, tantissimo coraggio che serve ad accompagnarci tra le fatiche e il sudore che mi hanno reso forte, costante perseverante, adulto nel sapere fermamente cosa e quali obbiettivi erano nella stima di me stesso, stima degli altri che contano, e che oggi ancor più destinare tutto me stesso a chi per caso incontrare (a 70 anni per non che sia detto “sia finita perchè in gioco c’è la vita) darmi la possibilità di credere in me e rendermi appieno la felicità di questa grande avventura di cui, da me e Nerina, avere sempre tutta la mia lealtà, gratitudine e riconoscenza, ………..grazie di cuore caro Direttore/Capo Redattore Emanuele Dondolin.
