Ritratti Sportivi di Stefano Villa: GIOVANNI LODETTI, UNA VITA DA MEDIANO


Un giocatore che ha corso per tutta la carriera, ma soprattutto un uomo di grandi valori: ecco chi è stato Giovanni Lodetti.

Luciano Ligabue ha scritto la sua “Una vita da mediano” pensando a Gabriele Oriali come massimo esponente di un ruolo che non sempre riceve i riconoscimenti che merita, quello dell’incontrista da mille polmoni che deve correre per tutti e che può vincere, casomai, i Mondiali.
Un compito non semplice da svolgere per una vita intera come successo al protagonista del Ritratto Sportivo di oggi.

Giovanni Paolo Lodetti nasce a Caselle Lurani, piccolo paese in provincia di Milano (ora Lodi), il 10 agosto 1942 e fin da bambino il calcio è la sua principale ragione di vita.
Nel 1957 il Milan si accorge di questo ragazzo che conosce bene lo spirito di sacrificio e lo porta nel suo settore giovanile fino a quando Nereo Rocco non lo fa esordire in Serie A ad appena vent’anni contro la SPAL.

Il suo primo stipendio in rossonero è di 160mila lire, una cifra spaventosa per chi era stato cresciuto in una famiglia di sani principi dove ogni briciola andava conquistata con il sudore della fronte, come gli aveva spiegato con l’esempio quotidiano papà Angelo che di professione faceva il falegname.

E il “Basletta” (soprannominato così per quel suo mento pronunciato) è un elemento fondamentale di quella squadra. È il Milan del genio calcistico di Gianni Rivera, ma a correre in mezzo al campo troviamo la coppia Lodetti-Trapattoni, le “Cocorite” di Nereo Rocco. In dieci anni con la maglia del Diavolo Lodetti vince due Scudetti, due Coppe dei Campioni, una Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia, saltando pochissime gare per infortunio.

Nel 1970 il Milan lo cede alla Sampdoria di Fuffo Bernardini che lo mette subito in mezzo al campo dandogli la fascia di capitano. Lodetti condivide la mediana con un fuoriclasse assoluto che risponde al nome di Luisito Suarez, un giocatore che ha condizionato tantissimo il calcio italiano arrivato in blucerchiato dopo aver riscritto la storia del calcio mondiale con le maglie di Barcellona e, soprattutto, Inter. In tre anni all’ombra della Lanterna mostrerà tutta la sua voglia di rimanere ad alti livelli.

Il rapporto con la Nazionale è ondivago: Lodetti è uno dei componenti della squadra di Valcareggi capace di vincere l’europeo nel 1968, ma deve lasciare il ritiro azzurro a pochi giorni dall’inizio del Mondiale 1970 in maniera ingiusta: l’infortunio di Anastasi convinse il CT a convocare Boninsegna e Prati, ma a quel punto qualcuno doveva abbandonare il gruppo. Tresoldi, il massaggiatore gli dice che i dirigenti gli vogliono parlare e gli confermano quanto era uscito sui giornali: è lui il giocatore che deve tornare a casa. La dirigenza azzurra gli propone di restare in Messico e di invitare la sua famiglia per una vacanza ad Acapulco, ma Giovanni non accetta questa ulteriore umiliazione. Torna a Caselle Lurani dimostrando grande coerenza e grandezza d’animo.

Foggia (allenato dal suo ex compagno Cesare Maldini) e Novara saranno le ultime tappe di una carriera lunga e vincente, sempre vissuta a mille all’ora. Finito con il calcio Lodetti lavorerà in una ditta di ceramica prima di tornare nel mondo del pallone come opinionista, sempre affezionato alle vicende del suo Milan.

Il calcio giocato, però, rimane una parte importante della sua vita.
Un giorno, al parco Trenno di Milano, si sfidano due squadre di ragazzini, ma una ha un uomo in meno e sta perdendo di tre gol. Dietro la porta un signore di mezza età chiede insistentemente di entrare in campo, risposta negativa dei giovani. Passano dieci minuti e la squadra è sotto di cinque gol, a quel punto i ragazzi accettano la proposta di quel signore con una maglia con scritto Ceramica che entra in campo segnando un gol e servendo quattro assist, ristabilendo la parità.

I giovanotti vedono che è bravo e lo richiamano per la settimana seguente e così ogni sabato per oltre tre anni. Fino a quando un signore lo riconosce: ” Ehi, ma quello è Lodetti, quello che giocava nella mediana del Milan!”. Senza saperlo quei ragazzi avevano giocato ogni sabato con un campione d’Europa con la nazionale e un due volte vincitore della Coppa dei Campioni del Milan.

Il 22 settembre 2023 arriva la triste notizia della sua morte a 81 anni. Ci ha lasciato un monumento della storia rossonera, un uomo che ha sempre avuto una parola sola.

Stefano Villa – reporter cooperator

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